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Zerocalcare: «In debito con gli spazi sociali. Domani in piazza»

Zerocalcare: «In debito con gli spazi sociali. Domani in piazza»Una protesta per il diritto alla casa in Campidoglio – La Presse

Movimento Nella capitale la protesta contro i possibili sgomberi «salviniani» e per una città aperta e solidale

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 21 giugno 2019

Michele Rech, in arte Zerocalcare, è uno dei più famosi fumettisti del momento. La sua esperienza artistica e biografica si intreccia con quella dei centri sociali romani, che domani scenderanno in piazza. Ha disegnato il manifesto del corteo che da diversi giorni è comparso su tanti muri della capitale. Lo abbiamo intervistato.

 

Quale Roma ha rappresentato sul manifesto del corteo «Roma non si chiude»?

 

Ho provato a disegnare un po’ tutta la Roma che ho vissuto dall’adolescenza a oggi. La parte di città che per me è stata più accogliente e vivibile e che si trova di nuovo minacciata dalle politiche del governo. In quell’edificio ci sono tutti coloro che hanno trovato casa all’interno delle occupazioni. C’è il teatrante che ha potuto avere uno spazio per fare le prove con la propria compagnia. Ci stanno quelli che suonano e hanno avuto la possibilità di esercitarsi in una sala prove gratuita. C’è chi è andato a bussare ai centri sociali per gli sportelli sulla casa o il lavoro. Insomma, ci sono tutti quei pezzi di città che intorno agli spazi occupati e autogestiti si sono organizzati, dando vita a reti solidali e percorsi di partecipazione.

 

Domani farà molto caldo e la tentazione di andare al mare è forte. Perché, invece, è importante restare a Roma e partecipare al corteo?

 

È importante perché bisogna difendere quello di cui tutti abbiamo goduto. Questa difesa non riguarda soltanto chi fa parte in maniera attiva di uno spazio sociale, di una casa occupata o delle reti che esistono intorno. Riguarda anche chi soltanto una volta è andato a un concerto pagandolo cinque euro, o chi ha usufruito delle palestre popolari o dei tanti altri servizi che sono stati messi in campo. Il corteo di domani è un momento per cercare di restituire qualcosa per tutto quello che gli spazi sociali e le occupazioni abitative hanno regalato alla città di Roma.

 

Ha parlato tanto di centri sociali anche nella sua produzione fumettistica. Per Michele Rech cosa hanno rappresentato queste esperienze?

 

Nella mia vita sono state un punto di svolta. Non sarei la persona che sono e non farei il lavoro che faccio se non fosse stato per l’incontro con questo tipo di esperienze. Anche solo la possibilità di sviluppare i fumetti miei all’interno di posti come il Crack! del Forte Prenestino o altre iniziative legate agli spazi sociali è stato determinante. Per me sono stati i primi luoghi in cui ho esposto, le prime bacheche, ci ho trovato le prime persone con cui confrontarmi. Prima e al di là dell’aspetto del lavoro e fumettistico, io comunque ero un ragazzino che abitava a Rebibbia. Dove non ci stava praticamente nulla. In più non mi trovavo bene con i miei coetanei e compagni di scuola, che avevano interessi diversi dai miei. L’incontro con i centri sociali e con il punk, che in quel momento si organizzava praticamente soltanto all’interno di quel tipo di luoghi, e il fatto di avere una serie di servizi e opportunità offerte esclusivamente da quegli spazi è stato fondamentale e mi ha fatto crescere molto. Per fare un esempio, a Rebibbia non ci sta un cinema, ma noi potevamo andare al cineforum del Csoa La Torre: una boccata d’aria. La mia vita sarebbe stata sicuramente più povera senza i centri sociali.

 

Oltre alla difesa dagli sgomberi, la manifestazione parla anche del bisogno di una città diversa. «Accogliente e solidale» è scritto nel testo di lancio. Secondo lei di cosa c’è più urgenza a Roma?

 

Di far vedere che esiste un altro modo di vivere la città. Un modo che non è basato sul rancore, sul cercare di levare i diritti agli altri pensando che questo porterà dei diritti nuovi a te. C’è bisogno di mostrare che le difficoltà reali che grossi pezzi di questa città attraversano si possono affrontare non con l’odio e il rifiuto ma con la solidarietà. Questa cosa qua a Roma viene già praticata da una parte di città, proprio quella che scenderà in piazza domani. Non si tratta di una soluzione utopica, sta nella concretezza delle relazioni di quegli spazi. Forse il pezzo che manca è riuscire a mostrare questa possibilità reale a tutti gli altri, a resto della città.

 

Sarà in piazza?

 

Sì, certo. Io sono la prima persona che ha un grosso debito nei confronti delle realtà che si trovano sotto attacco. Mi sentirei un ingrato a non starci.

Il manifesto disegnato da Zerocalcare per la manifestazione dei movimenti che si terrà domani a Roma

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