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Yasujiro Ozu, istantanee da un immaginario

Yasujiro Ozu, istantanee da un immaginarioYasujiro Ozu

Maboroshi Continuano in Giappone le celebrazioni per i centoventi anni dalla nascita del grande regista.

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 2 febbraio 2024

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Continuano in Giappone le celebrazioni per i centoventi anni dalla nascita di Yasujiro Ozu (1903) anche se siamo già a febbraio 2024. Il National Film Archive of Japan a Tokyo ha infatti reso visibili sul suo sito una serie di fotografie dal set di nove dei diciassette film girati dal regista giapponese e andati perduti durante il secondo conflitto mondiale. Le fotografie tratteggiano e creano un affascinante percorso immaginario, del resto non resta che lavorare di fantasia e immaginare le storie raccontate in questi lavori, nella carriera di uno dei cineasti che più hanno influenzato la settima arte durante il secolo passato.

Le fotografie sono accompagnate da alcune parole di commento dello stesso Ozu, pubblicate nei primi anni cinquanta sulla prestigiosa rivista Kinema Junpo e che aiutano a contestualizzare l’importanza dei film o, più spesso, l’insoddisfazione del regista verso alcuni di questi film andati perduti.

La maggior parte di queste opere rappresentate attraverso le fotografie risalgono alla primissima parte della carriera di Ozu, siamo verso la fine degli anni venti del secolo scorso. È proprio in questo periodo che Ozu da aiuto regista viene scelto dalla Shochiku, la compagnia per cui lavorò praticamente tutta la vita, come nuovo volto da mettere dietro la macchina da presa e quindi promosso come regista.

PRIMA DI ANALIZZARE alcune delle fotografie presentate dal National Film Archive, va sottolineato, fatto noto agli esperti ma forse meno a chi conosce Ozu solo per i suoi capolavori post-bellici, come la carriera del regista di Viaggio a Tokyo sia cominciata con brevi, e meno brevi, film che di solito avevano un tono leggero e comico. È il caso ad esempio del più vecchio film dell’autore giapponese ancora esistente, Gakusei romansu: wakaki hi (Giorni di gioventù) del 1929 o di Tokkan kozo (A Straightforward Boy), film proiettato e presentato in più di una manifestazione in anni recenti, in quanto ritrovato in varie versioni più lunghe.

Come si scriveva più sopra, spesso Ozu nel commentare alcuni dei suoi lavori perduti è abbastanza sbrigativo e perentorio, definisce ad esempio poco interessante Nyobo funshitsu (Moglie perduta) del 1928, il suo terzo film come regista, e dice di non ricordare quasi niente di Ashi ni sawatta koun (La fortuna che toccò i miei piedi) del 1930. Più importante per il regista sembra essere invece un lavoro come Kabocha (Zucca) del 1928, commedia che ruota intorno ai piatti a base dell’ortaggio che la moglie gli prepara ogni giorno e film che, secondo lo stesso regista, lo aiutò a capire l’importanza della continuity.

SEMPRE allo stesso anno risale un altro lavoro di cui sono presentate alcune fotografie dal set, Nikutaibi (Corpo bellissimo), in cui la moglie di un pittore usa il suo smilzo marito come modello per un dipinto commissionato da un uomo della società altolocata. Si tratta del sesto film di Ozu e, sempre secondo il cineasta, è da questo film in poi che cominciò a trovare un suo stile proprio, fatto riconosciuto anche dalla Shochiku e dal successo di critica ricevuto dal lavoro.

Forse il primo film con aspirazioni commerciali che fu affidato a Ozu è Ojosan (La giovane donna), il diciannovesimo film del regista, uscito nel 1930, che racconta le comiche vicende di due giornalisti alle prese con un nuovo incarico. Tokihito Okada e Tatsuo Saito sono le due star che interpretano i personaggi principali di questa commedia, dove appare anche una giovanissima Kinuyo Tanaka, attrice e regista, riscoperta con merito in anni recenti, tra le più rappresentative e importanti della sua generazione.

matteo.boscarol@gmail.com

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