Nel 1962 con Sanma no aji (Il gusto del sakè) si chiudeva la carriera di uno dei più grandi registi ed autori che siano mai apparsi sulle scene della settima arte, il film rappresenta infatti l’ultimo lavoro diretto dal grande maestro giapponese Ozu Yasujirō che sarebbe scomparso, ancora sessantenne, l’anno seguente.
Recentemente però negli archivi della televisione nazionale NHK è stata ritrovata una copia di un film per la televisione sceneggiato dallo stesso Ozu nel 1963, l’anno della sua morte quindi, e che per lungo tempo si credeva perduto. Si tratta di Seishun hōkago (La giovinezza dopo scuola) diretto da Yōsei Hatanaka, un dramma familiare che tocca tutti i temi che il grande regista ha saputo elevare ad arte nei suoi capolavori, da Viaggio a Tokyo, votato come miglior film della storia dai registi nella decennale classifica stilata dal British Film Institute nel 2012, fino a Tarda primavera, solo per citare due fra i più conosciuti.
Le vicende narrate in questo film per la televisione ricordano molto da vicino Tarda primavera, si svolgono infatti tra le due città giapponesi più importanti, Tokyo e Kyoto, e raccontano il rapporto fra una figlia che sembra non voler decidersi a sposarsi e la sua famiglia preoccupata per questa situazione, un tema insomma tipicamente oziano.
Il film è stato riproposto su un canale satellitare della NHK il 14 ed il 22 ottobre, cinquant’anni dopo il suo concepimento e la sua prima messa in onda. Non si tratta certamente di un’opera diretta da Ozu ed è inoltre co-sceneggiato assieme a Ton Satomi, lo scrittore dal cui romanzo lo stesso regista trasse Tardo Autunno nel 1960, ma ci dice molto di come Ozu fosse molto aperto all’innovazione e disposto a provare nuove strade, per certi versi un modernista molto attratto dalla novità, apparentemente legato al passato ma con un occhio molto eccentrico e particolare rivolto al futuro dell’espressione visiva.
Nel 1963 la televisione non era ancora il centro del focolare domestico che sarebbe diventata da lì a qualche anno, distruggendo di fatto il suo fratello maggiore, il cinema, sul finire degli anni sessanta, il piccolo schermo portò al fallimento o al collasso più di una casa di produzione cinematografica. Quindi per gli autori abituati a lavorare per il grande schermo la televisione era ancora un territorio spurio ed inesplorato, quasi minoritario, Ozu passato dal cinema muto a quello sonoro ed attraversato il periodo bellico, con questo film ritrovato sembrava voler espandere la sua poetica anche sul piccolo schermo e forse portare in un nuovo campo e verso nuove direzioni quell’ “anti cinema”, nella bella e ficcante definizione che gli ha dato un altro grande regista di una generazione sucessiva come Yoshida Kijū , che ne caratterizzava lo stile e che rende le sue opere ancora estremamente contemporanee e dal punto di vista cinematografico una fonte inesauribile di ispirazione.