Vincono gli “evasori”. Il M5S costretto a cambiare le regole
Restituzione degli stipendi I vertici grillini messi all’angolo, costretti a rivedere alcuni principi cardine del meccanismo che disciplina i versamenti di deputati e senatori
Restituzione degli stipendi I vertici grillini messi all’angolo, costretti a rivedere alcuni principi cardine del meccanismo che disciplina i versamenti di deputati e senatori
Era cominciata con la lista dei refrattari, elenco tratto dalle tabelle del sito Tirendiconto.it che doveva servire a mettere alla berlina la quarantina di parlamentari del Movimento 5 Stelle non in regola con le restituzioni di parte dello stipendio. È finita con i vertici grillini messi all’angolo, costretti a rivedere alcuni principi cardine del meccanismo che disciplina i versamenti di deputati e senatori. Neanche sulla questione degli stipendi, che agli albori del grillismo aveva spostato montagne di voti i reggenti grillini sono riusciti a serrare le fila degli eletti. Al contrario, la vicenda si è trasformata in un boomerang: il meccanismo dei versamenti ha incrinato ulteriormente i rapporti con gli eletti e suscitato sospetti.
La modifica che salta agli occhi più di altre riguarda il rapporto con la piattaforma Rousseau. Fino a qualche giorno fa i soldi finivano in un conto in attesa di essere destinati a «enti o soggetti individuati dagli iscritti al M5S previa consultazione on line». Un dettaglio non era sfuggito a parecchi parlamentari, ai quali già pesa di dover pagare un obolo mensile di 300 euro a Rousseau: i fondi residui avrebbero dovuto finire proprio alla piattaforma gestita da Davide Casaleggio. Il cui ruolo è al centro di diverse polemiche: dal documento diffuso dai senatori e considerato da molti come «base di discussione» alle proteste sulla gestione del tesoretto accantonato dai parlamentari. Fino agli aspetti di diplomazia e strategia politica: i Verdi europei, per fare un esempio, non hanno accettato il M5S nel gruppo parlamentare di Bruxelles anche per via del rapporto poco chiaro con la piattaforma telematica considerata opaca. Di Maio lo sa bene, per questo cerca di ritagliarsi un profilo autonomo da Casaleggio anche in vista degli Stati generali del M5S che saranno a Torino dal 13 al 15 marzo.
Adesso, il fondo cassa finirà al fondo per il credito alla microimpresa, al quale i soldi confluivano nella scorsa legislatura. Il corretto utilizzo dei diversi milioni di euro versati dagli oltre trecento parlamentari, ai quali da adesso si aggiungono consiglieri regionali ed eurodeputati, sarà garantito dal «Comitato per le rendicontazioni e i rimborsi», composto oltre che da Di Maio dai due capigruppo Gianluca Perilli e Davide Crippa. L’organismo funzionerà anche dopo il termine della legislatura, fino all’«utilizzo integrale dei fondi impegnati».
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