Vertice Asean, rilanciata l’alternativa regionale al Ttp
Sud-est asiatico Torna il Rcep, il partenariato messo in pericolo da quello Transpacifico, ora agonizzante. Accordo parziale sui migranti, spaccatura tra chi invia manodopera e chi la riceve
Sud-est asiatico Torna il Rcep, il partenariato messo in pericolo da quello Transpacifico, ora agonizzante. Accordo parziale sui migranti, spaccatura tra chi invia manodopera e chi la riceve
L’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (Asean) ha celebrato nei giorni scorsi a Manila il suo cinquantenario.
Maestro di cerimonie è stato il presidente filippino Rodrigo Duterte, che si è dovuto districare tra temi economici e sociali da un lato e sicurezza regionale dall’altro.
La conferenza dei dieci paesi della regione è stata anche l’occasione per una serie di vertici paralleli con altre nazioni, in particolare Cina e Giappone, che danno il senso del momento favorevole a Pechino. Tra i vertici c’è stata anche la prima volta dell’Unione Europea, interessata per ora soprattutto alla cooperazione su terrorismo e radicalizzazione.
«L’Asean guarda all’Europa sia per cosa fare, sia per cosa non fare», ha detto il segretario generale dell’associazione, Le Luong Minh, nel corso della sua recente visita di fine ottobre in Europa per preparare il terreno.
Il segretario si riferiva alla Brexit e alle conseguenze che comporta avere un membro riluttante in un club internazionale che aspira a diventare una vera e propria comunità basata su tre pilastri – economico, sociale e di sicurezza – entro il 2020.
Un’iniziativa economica che il vertice di ieri ha deciso di rilanciare è quella del Partenariato economico comprensivo regionale (Rcep) che dovrebbe riassumere e uniformare i trattati di cui l’Asean è parte nella regione, creando così una grande zona commerciale. Infatti, sul piano della politica commerciale l’Asean, a differenza della UE, non ha l’esclusiva nelle trattative verso l’esterno.
Per questo i vari membri sono legati alle economie straniere da una rete di decine di trattati. Il Rcep è stato la risposta al Partenariato Transpacifico (Ttp), a guida americana, che comprendeva solo alcuni membri dell’Asean e rischiava di spezzare l’associazione.
Ora che Donald Trump ha ritirato gli Stati uniti dal Ttp, questo è agonizzate ed è attaccato solo ai tentativi disperati del premier giapponese Shinzo Abe di mantenerlo in vita in formato ridotto fino ad un eventuale ritorno americano.
L’intento è fissare degli standard che possano pesare in futuro sulla Cina, che avrebbe invece maggiore libertà di manovra nel fissare i propri requisiti nel Rcep, di cui gli Usa non sono parte. Dietro il Rcep molti esperti di relazioni internazionali vedono proprio l’influenza cinese per il suo peso economico.
Quello che è stato considerato come il maggior successo di questo vertice illustra quanto lavoro ci sia da fare in tema di costruzione della comunità sociale.
Con l’accordo sulla protezione dei lavoratori migranti, firmato nella giornata di ieri, gli Stati membri si impegnano a istituire degli strumenti di tutela per i lavoratori migranti. Ne sono esclusi però gli irregolari.
In questo caso i membri dell’Asean hanno solo iniziato a dare forma a delle tutele di base a causa di una spaccatura tra i membri che mandano manodopera all’estero e i paesi che la ricevono.
Il perché lo ha chiarito Minh: il principio del consenso è la base dell’Asean, «se un membro non è pronto si aspetta». Il che esclude grandi progressi non solo sul fronte economico-sociale, ma soprattutto sulla sicurezza e in particolare sulla disputa nel Mar Cinese meridionale. Duterte, che ha riavvicinato le Filippine alla Cina sulla questione, aveva espressamente dichiarato di volerla lasciar fuori dal vertice in una dichiarazione alla vigilia e non l’ha menzionata nel discorso di apertura.
I paesi Asean hanno rimandato ogni accordo ad un futuro codice di condotta. Soddisfatta è stata la Cina. La Xinhua, l’agenzia ufficiale cinese, ha elogiato il risultato del vertice.
Shinzo Abe, che non può dirsi del tutto soddisfatto, porta comunque a casa una dichiarazione dell’Asean sulla Corea del Nord. Il Giappone è al momento il più importante investitore diretto nella regione, secondo i dati della Banca Asiatica dello Sviluppo, e sente sempre di più la concorrenza nell’area della Cina.
Durante la visita di Duterte della scorsa settimana a Tokyo, Abe aveva promesso consistenti investimenti proprio nelle Filippine, in particolare per la metropolitana di Manila, oltre a rifornimenti di mezzi per sorvegliare le acque territoriali filippine nel Mar cinese meridionale. Abe dovrà pazientare.
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