Valéry, il pensiero ferito di un quasi politico
Félix Vallotton, Verdun, 1917, Parigi, Musée de l'Armée
Alias Domenica

Valéry, il pensiero ferito di un quasi politico

Novecento francese «La crisi dello spirito» (1919) e altri saggi sulla decadenza della cultura europea tradotti da Aragno: «In morte di una civiltà»
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 8 aprile 2018
«C’è voluta, probabilmente, molta scienza per uccidere tanti uomini, dissipare tanti beni, annientare numerose città in così poco tempo; ma sono occorse non meno qualità morali. Sapere e dovere, siete dunque sospetti?». Così si interrogava Paul Valéry (1871-1945) nel saggio La crisi dello spirito, composto nel 1919 e successivamente confluito nel primo volume di scritti miscellanei Variété, edito da Gallimard nel ’24. Il poeta francese, dopo le devastazioni della Grande Guerra, si chiede se il pensiero occidentale, formatosi sull’influenza «di queste tre suggestioni: Roma, il cristianesimo e la Grecia», abbia ancora la facoltà di configurarsi come portavoce delle istanze culturali...
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