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Valditara vuole gli influencer a scuola per «educare alle relazioni»

Valditara vuole gli influencer a scuola per «educare alle relazioni»

Il caso Solo critiche per l'idea del ministro. Niente lezioni sulla sessualità: l’Italia resta lontana dal resto d’Europa

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 21 novembre 2023

Elaborato subito dopo gli episodi di stupro di gruppo avvenuti a Palermo e Caivano, il piano «Educare alle relazioni» del ministro dell’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara, sarebbe dovuto partire a settembre. Dopo due mesi di oblio è spuntato fuori all’indomani del femminicidio di Giulia Cecchettin e sarà presentato mercoledì prossimo con i ministri alla Famiglia, Eugenia Roccella e della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

SI CAPIRÀ quindi se ci saranno aggiornamenti o se ricalcherà le bozze già circolate che non poche perplessità avevano suscitato tra le associazioni di psicologi, insegnanti e studenti e nell’opposizione, che le aveva definite insufficienti. Il piano del ministro aggiorna le linee guida del 2015 e non introduce per l’ora curriculare di educazione alla sessualità e all’affettività che manca nel sistema educativo italiano e che ci metterebbe al pari con il resto d’Europa. Di certo è molto diversa dalla proposta di legge Costantino (Sel) del 2014 che prevedeva l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole di ogni ordine e grado, e da quella di Zan (Pd), affossata con il resto della legge che portava il suo nome. Il piano Valditara prevede incontri extra curricolari nelle scuole superiori, per un totale di 12 appuntamenti, e si basa su sedute di autocoscienza tra studenti, condotte saltuariamente con esperti del settore. Saranno reclutati anche influencer e testimonial.

«MI SONO rivolta alla presidente del Consiglio per approvare una legge che renda obbligatoria l’educazione all’affettività in ogni ciclo scolastico», ha ricordato la segretaria del Pd Elly Schlein, ribadendo, a proposito del ddl Femminicidio in discussione al Senato, che «la repressione non basta, la legge non prevede la parte di prevenzione che passa dall’educazione». Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle: «un’ora a settimana per 3 mesi non cambierà la cultura patriarcale che corrobora il nostro Paese – ha detto la deputata Anna Laura Orrico – serve una legge che introduca in maniera sistematica l’educazione sessuale fin dal primo ciclo».
Anche gli esperti sono critici. Per la ginecologa Alessandra Kustermann iniziare alla superiori non basterà «perché a quell’età hanno già strutturato come si gestisce una relazione affettiva, è troppo tardi: se vogliamo fermare queste stragi annunciate dobbiamo partire dai bambini».

MENTRE il sindacato dei presidi DirigentiScuola, chiede di smetterla con «interventi annunciati sull’emozione». Il piano del governo scontenta anche le associazioni studentesche. “Il dibattito che si sta aprendo nel nostro Paese a seguito del 105º femminicidio del 2023 è lontano dalle giuste prospettive”, ha detto Camilla Velotta della Rete degli Studenti Medi. Mentre ieri scuole e università si sono mobilitate in tutta italia in nome della studentessa uccisa dall’ex compagno e in vista delle manifestazioni del 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. A partire da Padova, dove Giulia Cecchettin aveva frequentato le scuole. Centinaia di studenti si sono radunati in mattinata per un flash mob rumoroso nel cortile di Ingegneria, mentre la Rete degli Studenti ha esposto nel suo liceo, il Tito Livio, lo striscione: «che questa Scuola possa cambiare, perché sia davvero l’ultima».

ANCHE nella Capitale ci sono state occupazioni e cortei. Gli studenti hanno anche deciso di rispondere con manifestazioni rumorose all’invito di Valditara a osservare oggi un minuto di silenzio in tutte le scuole. E, in apertura della plenaria di Strasburgo, anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha ricordato anche Giulia Cecchettin: «è spaventoso, dobbiamo rispondere alla restante cecità istituzionale nei confronti di questa epidemia».

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