Valditara riannuncia 62 mila assunti. Si torna in classe con 150 mila precari
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Valditara riannuncia 62 mila assunti. Si torna in classe con 150 mila precari

Istruzione Flc Cgil: «Di straordinario c’è il precariato che non viene scalfito da nessun governo»
Pubblicato circa un anno faEdizione del 5 agosto 2023

L’annuncio in piena estate non è bastato al ministro dell’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara a nascondere che anche quest’anno la scuola partirà con un grosso deficit di insegnanti e personale. Il 3 giugno sono state deliberate dal Consiglio dei ministri, con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica, le assunzioni in ruolo a tempo indeterminato di 52 unità di personale educativo-Ped; 50.807 unità di personale docente (di cui 32.784 su posto comune e 18.023 su sostegno, recuperati dalle Graduatorie per le supplenze, Gps, e dagli elenchi del sostegno); 419 insegnanti di religione cattolica; 10.913 Ata (assistenti tecnico ausiliari), 280 dirigenti scolastici.

«Si tratta di un significativo passaggio per il sistema nazionale d’istruzione e formazione, importante per la funzionalità della scuola italiana e per la riduzione del precariato» ha dichiarato Valditara, salvo aggiungere che «anche la macchina dei concorsi è avviata, contiamo di avviare le procedure di concorso in autunno» «al fine di realizzare nei prossimi anni il target finale di 70 mila».

I numeri dati, nonostante la prosopopea, sono minimi rispetto al fabbisogno degli alunni e al gigantesco numero dei precari. Per i sindacati i posti vacanti sarebbero almeno 85 mila. Gianna Fracassi, segretaria Flc Cgil ha chiarito «con questi numeri mi pare chiaro che non ci sia nessun piano straordinario di assunzioni». «Di straordinario – ha continuato – c’è solo il numero del precariato nel nostro sistema di istruzione, che di governo in governo non viene scalfito». «Credo sia una vergogna nazionale il fatto che il 50% dei posti di sostegno per gli alunni con disabilità siano deroghe determinate anno per anno e quindi posti che è impossibile stabilizzare». «A scanso di equivoci – ha sostenuto la Cisl scuola – Ricordiamo che le “nuove” 62 mila assunzioni annunciate con grande enfasi sono le stesse di cui stiamo parlando da settimane».

Il governo avrebbe dunque deciso di dare risalto a una mera comunicazione di servizio con la quale si stabiliva quanto già previsto da mesi. Nulla di straordinario né di risolutivo tanto che all’apertura di settembre mancheranno come ogni anno tra le 30 e le 50 mila cattedre da coprire con insegnati precari, tra le quali quelle di sostegno. A questi si aggiungono, tra Ata e docenti, circa 150 mila posti in organico di fatto di cui almeno 117 mila sono per il sostegno agli alunni con disabilità. Di conseguenza si calcola che, per l’anno scolastico 23/24 ci sarà bisogno di ricorrere a circa 200 mila supplenze annuali alle quali aggiungere quelle temporanee.

«Ogni anno sono assegnati gli stessi posti in deroga e questi non vengono annoverati nell’organico di diritto, ciò viola la continuità didattica e mina il diritto allo studio – ha spiegato Marcello Pacifico (Anief) – Siamo convinti della necessità di cambiare il Decreto 182 sull’associazione delle ore di sostegno per tutelare tutti i nostri studenti e le nostre studentesse». «Tutto questo – continua Anief – avviene mentre è stato appena convertito in legge il Salva Infrazioni, che non salverà niente perché il numero dei precari continuerà a lievitare toccando cifre epiche anche di supplenti annuali utilizzati e di supplenti con un aumento della precarietà già registrato del 220% degli ultimi anni».

Gli annunci non sono bastati a modificare la direzione scelta dall’esecutivo. «La scuola ha bisogno di risorse per gli studenti e per valorizzare chi ci lavora – ha detto Fracassi – Niente a che vedere con improbabili sperimentazioni, autonomie differenziate o tagli del numero delle autonomie scolastiche, la cifra della politica del governo sulla scuola».

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