Usa: 500 milioni di $ per 5 miliziani anti Is
Stati uniti/Siria Il generale Austin capo-missione in Iraq e Siria: «Sul campo restano 4, forse 5 combattenti. Impossibile addestrare entro quest’anno i previsti 5.400»
Stati uniti/Siria Il generale Austin capo-missione in Iraq e Siria: «Sul campo restano 4, forse 5 combattenti. Impossibile addestrare entro quest’anno i previsti 5.400»
Lo sguardo si perde alla sua sinistra, le parole escono balbettanti. Poco prima, il generale Lloyd J. Austin a capo del Centcom, il comando militare Usa che sovrintende alle operazioni in Siria e Iraq, di fronte alla Commissione Forze Armate del Senato aveva tentato di spiegare una strategia che – ormai è palese – fa acqua da tutte le parti.
La domanda alla quale il generale tenta di rallentare la risposta è molto chiara: «Quanti miliziani addestrati dagli Usa ci sono, ora, in campo?» Austin sembra tentare una premessa, poi ammette. Un laconico: «Quattro o cinque». L’incontro con i senatori è arrivato nel corso di una giornata frizzante sul fronte siriano, a causa dell’«apertura» russa, che riporta il cerino in mano a Obama e le rivelazioni del New York Times sui report «elusivi» sulle azioni in Siria, proprio del team del generale Austin (una degenerazione su cui pesa – secondo il quotidiano – la responsabilità del Congresso incapace di prendere una decisione al riguardo, finendo per dare mano libera ad Obama e ai militari).
Si tratta di uno scandalo talmente clamoroso da scomodare, ieri, ancora il Times, con un editoriale velenoso contro Obama e più in generale contro l’esercito americano. La premessa la dice lunga: «Durante le guerre in Iraq e Afghanistan, i funzionari militari americani spesso hanno fornito valutazioni erronee per confermare i propri sforzi sul campo di battaglia, sminuendo report giornalistici che contraddicevano il loro racconto».
A questo giro, in Siria, invece, sembra che tutto il quadro sia «fallimentare», termine usato proprio da Mark Mazzetti (una sorta di decano per quanto riguarda scoop e rivelazioni su Cia e militari americani) e Matt Apuzzo nel loro articolo nel quale veniva definita fallimentare la politica militare americana in Siria. Nel loro intervento i due giornalisti avevano sottolineato un punto fondamentale: i rapporti militari su quanto accadeva nelle azioni contro l’Isis (i famosi video in bianco e nero cui alludono gli editorialisti del Times) sarebbero stati «rimaneggiati ad arte» dagli ufficiali, per fornire al presidente e ai parlamentari un quadro della lotta contro l’Is in Siria e in Iraq assai più positivo della realtà sul terreno (a questo proposito Austin ha detto che sarà aperta un’inchiesta interna).
Dopo queste rivelazioni, la serie di domande e risposte per Austin non poteva che essere un viatico di sofferenza, poco gradita all’enorme generale statunitense, che già aveva guidato le truppe americane in Iraq e Afghanistan. Si è dunque scoperto che i famosi 500 milioni di dollari spesi dal Pentagono per addestrare e armare una milizia siriana anti Assad e anti Stato Islamico hanno prodotto fino ad oggi «quattro, forse cinque combattenti» ancora impegnati sul terreno. Uno ogni cento milioni di dollari, non proprio un affare. Il comandante del Centcom, inoltre, è stato costretto ad ammettere un’altra cosa: l’obiettivo di addestrare entro quest’anno 5.400 miliziani siriani non verrà mai raggiunto (e forse per questo Obama sta ragionando molto seriamente sull’apertura che arriva da Mosca).
Un fallimento totale, sul quale si è gettato come un avvoltoio il repubblicano John McCain, presidente della commissione senatoriale, mentre dal fronte democratico, tra le altre, è intervenuta la senatrice del Missouri Claire McCaskill, irritata per le «buone notizie» propagandate dai vertici militari, che nascondono il fatto che «le realtà pratiche non vengono affrontate».
Per il futuro il quadro non è più roseo, anzi. Austin ha raccontato che dopo il varo del programma di addestramento lo scorso maggio, il gruppo dei primi 54 «cadetti» addestrati dagli Usa si sarebbe completamente dileguato nel luglio scorso a causa di un attacco del Fronte al Nusra (jihadisti elgati ad Al Quaeda). Di quel gruppo, ha riferito Austin, sono rimasti a combattere in Siria i «quattro o cinque» miliziani. Quanto ai combattenti siriani attualmente in fase di addestramento, secondo il Pentagono non si andrebbe oltre i 100 o 120 miliziani. Il fallimento è stato riconosciuto anche dalla Casa Bianca, con il portavoce Josh Earnest che ha ammesso che l’obiettivo «si è dimostrato perfino più difficile di quanto pensassimo».
E il Washington Post ieri ha rivelato che l’amministrazione Obama starebbe per abbandonare l’idea di addestrare ogni anno circa 5mila combattenti siriani, limitandosi a soli 500.
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