Cultura

Una rivista al centro delle trasformazioni del socialismo italiano

Una rivista al centro delle trasformazioni del socialismo italiano

Novecento Il volume dello storico Giovanni Scirocco, «Una rivista per il socialismo. ’Mondo operaio’ (1957-1969)», pubblicato da Carocci

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 9 ottobre 2019

Il dibattito politico attuale si trova ancora ad affrontare nodi quali il governo dell’economia e il ruolo dello Stato, questioni che furono al centro delle analisi di importanti esponenti del mondo socialista del secondo dopoguerra, tra cui Panzieri, Nenni, Lombardi, Giolitti, De Martino, Guiducci.

SU QUESTI PROTAGONISTI della vita politica italiana, e sulla rivista Mondo operaio, si sofferma nel suo stimolante libro Giovanni Scirocco, storico esperto di socialismo italiano e vicino, anche personalmente, ad alcuni dei migliori intellettuali di quell’ambito, come, per esempio, Arfè.

IL QUADRO CHE DELINEA Una rivista per il socialismo. ’Mondo operaio’ (1957-1969) – Carocci, pp. 197, euro 20 – è quello di un progetto editoriale che nasce dopo la sconfitta della coalizione del Fronte popolare – nel dicembre del 1948 -, voluto da Nenni per dar voce alla corrente di sinistra del Partito socialista; successivamente, dal 1951 in poi, assunse il ruolo di rivista di tutta l’organizzazione. Nei primi anni cinquanta – come già i lavori di Aga Rossi e Zaslavsky hanno messo in risalto – Nenni intrattenne stretti contatti con Stalin.

Ciò risulta evidente nella ricostruzione di Scirocco: Mondo operaio, infatti, si attestò solidamente su posizioni favorevoli al «progetto socialista sovietico», aderì alla campagna volta alla stigmatizzazione degli Stati Uniti, paese guida del capitalismo internazionale e responsabile delle tensioni della Guerra fredda; questo è il periodo della Guerra di Corea.

LA CRISI di questa visione edulcorata del modello sovietico cominciò alla metà degli anni cinquanta, e in particolare a seguito del rapporto di Krusciov al XX Congresso del Pcus, e poi con l’invasione dell’Ungheria.
L’autore, attraverso le pagine della rivista, ripercorre questi passaggi, e il progressivo delinearsi di una dura critica al «Paese guida», ma soprattutto descrive la disillusione di un gruppo di intellettuali che avevano realmente creduto nella rivoluzione d’Ottobre, e che dovette ricredersi e compiere scelte politiche conseguenti: questi sono gli anni della rottura del «Patto di unità d’azione» tra socialisti e comunisti in Italia.

È PROPRIO da questo momento che ebbe inizio il percorso più interessante del mondo socialista, svincolato da legami di appartenenza e volto alla ricerca di un «marxismo critico», lontano dalle rigidità ideologiche sovietiche, e attento a recuperare il meglio della cultura critica occidentale. Presero così corpo progetti di riviste quali Problemi del socialismo, Quaderni rossi, Quaderni piacentini, Classe operaia, e anche Mondo operaio (dal 1957 e fino al 1959 con la co-direzione di Panzieri) si pose l’obiettivo di individuare categorie di analisi per comprendere le trasformazioni dell’Occidente negli anni dell’affermarsi del «neocapitalismo» e di un nuovo ruolo della classe operaia.

ATTRAVERSO Mondo operaio, Scirocco ricostruisce poi il dibattito sulla creazione della prima esperienza del centro-sinistra in Italia, ma evidenzia le debolezze del progetto, soprattutto dopo la crisi del 1964, i limiti nell’attuazione della programmazione, il fallimento dell’unificazione socialista, il delinearsi tra alcuni intellettuali socialisti – come Cafagna – della convinzione dell’infondatezza del mito della classe operaia come portatrice di interessi generali.

IL PERCORSO che delinea l’autore del libro si conclude con il deflagrare della contestazione studentesca e operaia degli ultimi anni sessanta, inserita in un contesto di turbolenze internazionali, ma anche testimonianza del fallimento del progetto riformistico del centro-sinistra.

Un’altra stagione si era aperta, radicale e rivoluzionaria, estranea alle alchimie di alcune tendenze del riformismo socialista, ma sensibile alle riflessioni dei migliori intellettuali, anche socialisti, del dopoguerra, tra cui senz’altro Panzieri.

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