Nonostante che l’età e la malattia non lasciassero molta speranza, la notizia della morte di Lidia Menapace ci è giunta con insopportabile, grande, dolore.

Eravamo affezionati a questa donna di lunga vita, di intenso impegno su tanti fronti, dalla Resistenza, al femminismo, all’antimilitarismo, alla politica. Tutti impegni da lei vissuti intensamente, talora al di là dell’immaginabile.

C’è chi la ricorda seduta di notte, in una stazione deserta che aspettava un treno, e c’è chi rammenta i suoi incontri in giro per l’Italia, che talora si sovrapponevano, negli ultimi tempi, preferibilmente evitando gli alberghi ed accettando più volentieri l’ospitalità ed il calore di amici e compagni (e naturalmente, direbbe lei, anche di amiche e compagne).

LE VICENDE della lunga vita della mia quasi coetanea Lidia sono note: staffetta partigiana, si impegnò a fondo nella Resistenza, narrando poi, anche spiritosamente, le sue «avventure» in un aureo libretto, intitolato Io, partigiana. La mia Resistenza.

Un’esperienza splendida fatta di coraggio, di noncuranza del pericolo, sempre con l’orrore delle armi. Raccontava, con il suo spirito instancabile, di non aver mai voluto portare armi, con la sua bicicletta, preferendo piuttosto portare pezzi di tritolo, che non le davano l’idea immediata dell’uccisione e del sangue, anche se più pericolosi.

Fu una combattente vera e coraggiosa, nella Resistenza, ma lo è stata in tutta la sua vita ed in ogni tipo di impegno, da quello antimilitarista a quello contro ogni forma di violenza (faceva fatica a comprendere certe azioni dei Gap, pur rendendosi conto del coraggio di chi le faceva e dell’importanza di alcune di esse).

È stata anche, e forse più di tutto, una femminista fervidissima ed intransigente. Posso ricordare, di persona, due vicende che su questo aspetto della sua vita dicono tutto.

Eletta nel Comitato Nazionale dell’Anpi, nel 2011, assieme a me, che in quell’occasione divenni Presidente dell’Associazione, seguiva passo passo le mie news settimanali e se appena mi sfuggiva un termine da lei considerato inappropriato (parlare, per esempio, di «tutti», ignorando l’aspetto femminile) mi scriveva subito una lettera, correggendomi come una maestrina ed ammonendomi a non farlo più. Ed io, sorridendo, ci provavo senza distrazioni, perché sapevo che altrimenti le reprimende sarebbero implacabilmente arrivate.

Un altro episodio mi torna alla mente in tema di femminismo: in occasione del Congresso dell’Anpi a Rimini ci tenne fino alle tre, mentre eravamo stanchissimi, perché la formula che avevamo adottato in un documento congressuale circa i rapporti tra uomo e donna, le sembrava troppo blanda e non esaustiva; ci «impose», alla fine, la sua formula, che forse, superata la stanchezza di quella notte, era proprio quella più giusta.

TUTTAVIA non ricordo mai acrimonia e durezza, anche nei suoi richiami. E fu una lieta sorpresa, ricevere il suo secondo libro («Canta il merlo sul frumento») con una dedica molto affettuosa.

Altro lato della sua personalità: discutere, far valere le sue ragioni ma senza che questo intaccasse i rapporti umani. Debbo dire che quella dedica mi fece piacere.

Mi dispiacque, invece, vederla sempre più di rado nel Comitato Nazionale. Forse prendeva troppi impegni in giro per l’Italia e dopo non aveva più la forza di arrivare dappertutto. O forse aveva capito che l’Anpi aveva molte tematiche da seguire di cui alcune stavano meno bene nelle sue corde.

Di fatto però, è rimasta sempre un’amica, oltreché una compagna.

Altri parleranno certamente meglio di me dei suoi rapporti politici, del suo passaggio dai movimenti cattolici a quelli che risultarono poi essere la sua vera vocazione, quando entrò in Rifondazione comunista e ci restò ininterrottamente fino al termine dei suoi giorni.

Ricordo anche il suo libro (quello dedicatomi con affetto) Canta il merlo sul frumento, sottotitolo (significativo) Il romanzo della mia vita. Un libro del 2015, anche autobiografico, seppure in forma romanzata, ma interessante per i mille spunti che ne escono, per capire meglio la sua vita, il suo pensiero, il suo impegno.

In quel libro non esitò anche a scrivere un capitolo intitolato «Il volto oscuro della Resistenza» in cui esprimeva tutta la sua contrarietà ad ogni forma di violenza, anche se «giustificata», ed anche se compiuta da amici e compagni (vedi pag. 34).

Una donna coraggiosa, dunque, che portò avanti le sue idee ovunque, nella vita politica, nel «Manifesto», nelle organizzazioni femminili, nell’Anpi, persino in un periodo non lungo di permanenza in Senato.

Va detto che, a volte, poteva sembrare «difficile» e che invece non lo era. Tant’è che uno scolaro reprobo come me può ricordarla, a sua volta, con affetto e col dolore di una perdita irreparabile.

Purtroppo, Lidia apparteneva ad una generazione che va scomparendo (quella degli ultranovantenni), lasciandoci però degli insegnamenti anche di vita assolutamente imprescindibili, in un’epoca in cui troppi valori sono andati smarriti.

L’ULTIMA COSA che voglio dire è che Lidia, che aveva idee molto ferme anche in politica, non si fece mai influenzare al punto di non accettare il dialogo; ed anche nell’Anpi, dove è rigoroso il rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dalla politica dei partiti, non è mai caduta in settarismi che sarebbero stati incompatibili perfino con la militanza nella nostra Associazione.

Fermissima nelle sue idee, anche in politica, non cercò mai di farle entrare in un’Associazione come la nostra; e quando le parve (sbagliando) che l’Anpi potesse diventare troppo amica di qualche governo, non mancò mai di farlo notare, anche se si trattava di interventi inutili perché della nostra indipendenza e autonomia siamo sempre stati (e così resteremo) gelosi custodi.

Addio, cara amica e compagna Lidia. Ci mancherai, e molto, ma ti ricorderemo sempre e rileggeremo ogni tanto i tuoi preziosi libretti, che trasudano sentimenti, volontà, impegno, con un messaggio che vorremmo riuscire a far giungere ai tanti (troppi) indifferenti che vivono nel nostro Paese.

* Presidente emerito dell’Anpi

I funerali di Lidia Menapace si terranno giovedì 10 dicembre alle 15 presso il cimitero di Bolzano. Seguirà la commemorazione. Probabilmente sarà tumulata in Val di Non accanto al marito Nene