«La soluzione è semplice. 1) Lanciare un ultimatum: scappate via se non volete essere colpiti, il Sinai non è lontano; 2) attaccare ovunque Gaza con tutti i mezzi convenzionali a disposizione; 3) assedio totale e blocco di tutte le forniture; 4) Gaza è parte della nostra Terra e rimarremo lì per sempre».

PAROLE DI MOSHE FEIGLIN, esponente di punta della destra messianica israeliana. Non sono di questi giorni. Feiglin le scrisse il 15 luglio del 2014 per Israel National News, l’agenzia del movimento dei coloni a commento dell’offensiva «Margine Protettivo» che le Forze armate israeliane avevano lanciato contro Gaza.
Vanno bene anche adesso. Perché la «soluzione» della destra del 2014 è la soluzione della destra nel 2024. A maggior ragione ora che i coloni sono al governo e una porzione significativa di israeliani che prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre si descriveva come liberal e pacifista adesso dice che a Gaza «ci sono i mostri e le famiglie dei mostri».

IL «FUTURO» DI GAZA delineato la scorsa settimana dal ministro della Difesa Yoav Gallant, che esclude la presenza di «civili israeliani» nella Striscia, ha innescato la reazione rabbiosa dei ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich – fautori del «reinsediamento volontario all’estero» di oltre 2 milioni di palestinesi e della ricostruzione degli insediamenti ebraici – e dei coloni impegnati nello sforzo massimo per promuovere il loro «ritorno» a Gaza, quasi 19 anni dopo l’evacuazione ordinata dallo scomparso Ariel Sharon degli insediamenti ebraici costruiti dopo l’occupazione nel 1967 e dei suoi 8mila abitanti.

A guidare la sommossa contro il «cedimento» di Gallant alle «pressioni straniere» è l’instancabile Danielle Weiss, 79 anni, storica leader del movimento Gush Emunim promotore della «redenzione» ebraica della biblica Terra di Israele. Weiss oggi è la direttrice di Nachala, associazione impegnata nella «creazione di nuove comunità in Israele», in realtà nei Territori palestinesi occupati. E con tale incarico giovedì guiderà un convoglio di israeliani che fino al 2005 erano coloni nella Striscia, che stando al programma andranno prima a Sderot e altre località a ridosso di Gaza e poi dentro il territorio palestinese dove sorgevano gli insediamenti di Dogit, Eli Sinai e Nisnit. «Lo scopo è quello di rinnovare gli insediamenti ebraici a Gaza, di ristabilire tutti gli insediamenti che sono stati distrutti e altri insediamenti lungo la costa e nell’intera area», spiega Weiss sul suo account X (ex Twitter).

LA CAROVANA SPERA di raccogliere il sostegno dei militari che incontrerà lungo la strada, alla luce del sostegno che dozzine di soldati esprimono alla colonizzazione di Gaza in video postati su Tik Tok. Tuttavia, con l’offensiva in corso è difficile immaginare che l’esercito faccia avanzare i coloni dentro la Striscia. Danielle Weiss comunque è ottimista, forte del sostegno dei leader di quindici organizzazioni fondate proprio per colonizzare Gaza. «Non abbiamo mai avuto così tante persone che ci hanno contattato – riferisce soddisfatta -, persone che vogliono unirsi a una nuova comunità (colonia) da stabilire non solo nella Striscia di Gaza ma nella stessa Gaza City».

IN UNA INTERVISTA alla fine del 2023, Weiss ha spiegato che «Il mondo, soprattutto gli Stati Uniti, pensa che esista un’opzione per uno Stato palestinese e, se continuiamo a costruire comunità, bloccheremo l’opzione dello Stato palestinese. È una cosa molto semplice da capire». La popolazione araba (palestinese) ha aggiunto, «non dovrebbe essere persuasa ma costretta ad andarsene». L’anziana colona non teme di lanciare avvertimenti anche agli Usa: «Mi rivolgo direttamente al presidente degli Stati uniti Joe Biden: non pensare che la guerra a Gaza finirà prima che avremo completamente sconfitto Hamas e che tutta Gaza sarà stata reinsediata dagli ebrei».