Una Camera tutta nuova
Luoghi A Torino apre una casa-laboratorio per la fotografia. Mostre, workshop e seminari. Un incontro con la direttrice Lorenza Bravetta, rientrata da Parigi per perseguire questo progetto
Luoghi A Torino apre una casa-laboratorio per la fotografia. Mostre, workshop e seminari. Un incontro con la direttrice Lorenza Bravetta, rientrata da Parigi per perseguire questo progetto
Lorenza Bravetta non ama essere considerata un cervello in fuga pentito. Giovanissima stagista a Parigi, aveva lasciato Torino pensando di trascorrere tre mesi nella capitale francese. I tre mesi sono diventati diciotto anni, gli ultimi cinque da direttore dell’agenzia Magnum Photos Europa. Motivo del ritorno in patria l’apertura di Camera, un nuovo spazio dedicato alla fotografia, nel centro storico di Torino, via delle Rosine 18, e nei duemila metri quadri dell’ex Opera Munifica Istruzione, la prima scuola pubblica del Regno d’Italia. Ma se Camera fosse soltanto una galleria, un altro palcoscenico per mostre, Bravetta se ne sarebbe rimasta dov’era: «C’è stato un momento, a Parigi, in cui ho capito che il mio percorso là si era concluso, che potevo tornare a casa portando il contributo della mia esperienza allo sviluppo della cultura nel Paese in cui sono nata. Una decisione etica, prima che professionale. Una risposta a tutti quelli che continuavano a dire: ’Povera Italia’». Non una galleria, non un nuovo palcoscenico, si diceva. Camera è invece un progetto, cui la neodirettrice ha dedicato mesi e mesi di lavoro parallelamente all’impegno con Magnum Photos.
«L’idea fondante – spiega ancora – non prevede l’utilizzo estetico della fotografia, ma le assegna il ruolo di forma di linguaggio e di espressione; aperta al confronto, disposta a lasciarsi contaminare da altre creatività, pronta a suscitare discussioni. Le mostre sono certamente il mezzo più immediato per trasmettere messaggi. Però non devono e non possono, nell’ottica del progetto, rimanere fini a se stesse». Questo significa che Camera promuoverà attività didattiche, workshop, master, seminari, laboratori, programmi educativi per le scuole; avvierà un censimento per valorizzare il patrimonio archivistico della fotografia italiana sviluppando una piattaforma multimediale condivisa; metterà in moto sinergie coinvolgendo festival, fiere, eventi, istituzioni. La metà dei duemila metri quadri è superficie espositiva, dove si svolgeranno solo tre mostre l’anno. La prima, fino al 10 gennaio, vede protagonista Boris Mikhailov: trecento immagini e un unico soggetto: la sua terra d’origine, l’Ucraina, «letta» attraverso l’ultimo mezzo secolo, dalla nascita dell’Unione Sovietica alla Rivoluzione Arancione; le sperimentazioni di Mickhailov sull’uso e la «lettura» della fotografia: i cambi di passo dalla narrazione al reportage, dal diario all’antinarrazione.
Italia 1968/78, apertura il 21 gennaio, racconterà gli Anni di Piombo negli scatti del fotogiornalismo, ma anche sulle pagine dei giornali ufficiali e dei giornali militanti, con opere artistiche di quel tempo e memorabilia. Mostra contaminata, come negli intenti di Bravetta e dei suoi collaboratori. Infine, a maggio, i video e le foto del cinese Ai Weiwei, miscele di poesia, cultura e politica. A questi grandi nomi si alterneranno le ricerche dei giovani fotografi; l’approfondimento delle immagini il cui autore è rimasto ignoto, quelle di ambito familiare, le tante riemerse dagli archivi; le collettive a tema, che accoglieranno i generi più diversi. Insomma, conclude Bravetta, «Camera deve essere un motore oltre che un polo attrattivo. La scommessa, giocata insieme a tutto il gruppo dei miei collaboratori, è di creare sinergie, dare opportunità. Spero che da Torino partiranno dei satelliti in grado attivare altri centri, più piccoli o più grandi, con i quali riuscire a fare rete. Vorrei aggiungere una considerazione: la fotografia può essere pericolosissima.
Al contrario di quanto dicono molti, non è un linguaggio universale. La fotografia è un linguaggio immediato, e con l’immediatezza tutti credono di capirla. Ma a seconda dei propri parametri, ciascuno capisce cose diverse». Ben altra scuola, Camera, rispetto all’antica e regia Opera Munifica Istruzione. Ma pur sempre scuola dove si insegna e si impara. Magari solamente a scoprire quanto vasti siano i mondi nel confine rettangolare di un’inquadratura.
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