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Un urlo vi seppellirà, l’apocalisse versione metal

Un urlo vi seppellirà, l’apocalisse versione metalPrimal Fear

Note sparse Nuovo album - il quattordicesimo - per la band tedesca dei Primal Fear dal titolo «Code Red»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 27 settembre 2023

Il nuovo e quattordicesimo album dei tedeschi Primal Fear comincia grave, con il suono potente e distorto di un metallo classico e ancestrale, un timbro che risulta disperato e apocalittico come una sirena che suona l’allarme definitivo per l’umanità, Code Red, il codice rosso che anticipa una fine forse inevitabile. Così ecco Another Hero con l’urlo introduttivo di Ralf Scheepers spaventoso e impressionante come quello del corvo messaggero di sventura che compare sulla copertina degli album dei Primal Fear, l’epico auspicio, metallaro in una maniera purissima, dell’avvento di un eroe che possa salvarci «da tanta disumanità», perché «abbiamo perso completamente la testa e abbiamo solo una vita, solo un pianeta». Dopo la cupa, e talvolta melodica The Flood e le meno interessanti ma comunque inquietanti paranoie sul rapporto amoroso di Deep into the Night la ritmica accelera in Cancel Culture, brano che si inserisce con arte nella trascinante tradizione del “power metal” tedesco.

Poi ci sono la più convenzionale ma rabbiosa ed efficace The World is on Fire, la (troppo) retorica e guerreggiante Their Gods have Failed, la bruciante e lavica violenza di Steelmelter

LA DIFFUSA cultura di una nuova censura a cui allude la voce sempre magnifica di Scheepers non è quella temuta da conservatori e reazionari, ma qualcosa di assai più sinistro e spaventoso, una censura che colpisce chi si oppone al sistema, chi lotta per una società migliore, chi si ribella durante gli anni in cui la rete e l’informazione sono usate come uno strumento di guerra in una propaganda per zittire ogni forma di dissenso: «è la maledizione della cancel culture, la caduta della democrazia, quando la caccia alle streghe comincia e ci raduniamo attorno ad un rogo funebre…». La successiva Play a Song possiede invece un suono quasi “maideniano”, un esaltante inno al potere salvifico della musica «dimentica ciò che ti affligge, non pensare al domani, ascolta una canzone» , soprattutto metal, precisa Scheepers nell’ultimo ritornello.

POI CI SONO la più convenzionale ma rabbiosa ed efficace The World is on Fire, la (troppo) retorica e guerreggiante Their Gods have Failed, la bruciante e lavica violenza di Steelmelter, la notevole Raged by Pain con le sue allusioni melodiche e timbriche ai seminali Judas Priest. Poi come da tradizione in tanto metal, giunge il momento della lenta e sentimentale ballata, qui la struggente e amorosa Forever.
Code Red, undici canzoni per cinquantotto minuti, si chiude con Fearless, una dichiarazione di ottimismo che risulta quasi strana, dissonante, contraddetta dai toni oscuri e sinistri della sua impressionante coda, una speranza malgrado lo spettro del fallimento che vince la “paura primordiale” della sconfitta. Sebbene non si collochi tra i capolavori dei Primal Fear, che permangono Seven Seals, Nuclear Fire e Umbreakable, Code Red è un più che pregevole album metal, a tratti davvero suggestivo e travolgente, un’opera che conferma come la Germania, con gli Helloween, i Blind Guardian, i Kreator, i Gamma Ray e gli Iron Savior, sia una terra assai feconda nel produrre imprescindibile, grande musica metal.

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