La partita fiscale si è aperta con l’usuale lessico mellifluo. Tanto squillante nel sottolineare chi ne trarrà vantaggio quanto reticente nell’indicare chi pagherà il conto. L’erario si pavoneggia elencando le sue presunte virtù: equo, trasparente, efficiente. Lungimirante e benefico si preoccuperà di parità di genere, salute del pianeta e dei suoi abitanti, di innovazione, creatività, realizzazione di sé. Quasi la pubblicità di un’azienda universitaria telematica. E, non troppo in vista e con molto pudore, la parolina «progressività» non può essere evitata. Del resto sta scritta nella Costituzione e, visti i precedenti, non dovrebbe spaventare nessuno. L’importante è mascherare squilibri e...