Cultura

Un Nobel contro l’atomica

Un Nobel contro l’atomicaI resti di un edificio a Hiroshima a seguito dell’impatto della bomba atomica – foto Ap

Giappone Il premio di Oslo per la pace assegnato a Nihon Hidanky, l’organizzazione giapponese dei sopravvissuti alla bomba nucleare. Che ricorda: Gaza come allora Hiroshima

Pubblicato 26 giorni faEdizione del 12 ottobre 2024

Il premio Nobel per la pace 2024 è stato assegnato all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, un gruppo fondato nel 1956 da sopravvissuti delle due bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Il riconoscimento è stato assegnato per il forte e fermo impegno dell’organizzazione, che era già stata candidata in tre passate occasioni (1985, 1994 e 2015), nel costruire una società dove non esistano più le armi nucleari. Si tratta del secondo Nobel per la pace giapponese dopo quello vinto cinquant’anni fa dal primo ministro Eisaku Sato per l’adesione del Giappone al Trattato di non proliferazione nucleare.

NEL SUO DISCORSO, il presidente del comitato norvegese per il Nobel, Joergen Watne Frydnes, ha dichiarato che gli sforzi del gruppo e di altri rappresentanti degli hibakusha, i sopravvissuti ai due ordigni atomici, hanno contribuito in maniera importante alla formazione di un sentimento anti-nucleare nella società contemporanea. È quindi enormemente allarmante, ha continuato Frydnes, che oggi questo tabù contro l’uso delle armi nucleari sia messo sotto pressione e in discussione da paesi che stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali. Inoltre nuovi stati sembrano prepararsi ad acquisire armi nucleari ed esiste la minaccia di usare queste testate nei conflitti attualmente in corso. Frydnes ha concluso il suo discorso sottolineando il fatto che, in questo momento della storia umana vale la pena ricordare a noi stessi cosa siano le armi nucleari, le armi più distruttive che il mondo abbia mai visto.

Una preoccupazione confermata dalla stessa associazione nipponica. «A Gaza vediamo bambini insanguinati, è come in Giappone 80 anni fa», ha affermato Toshiyuki Mimaki, direttore dell’organizzazione esposto alle radiazioni nella sua casa di Hiroshima all’età di 3 anni, commentando l’assegnazione del premio.

IL RICONOSCIMENTO arriva un anno prima dell’ottantesimo anniversario delle due bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945 e premia l’attività dell’organizzazione giapponese in un annata in cui fra i candidati c’erano anche l’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e la Corte penale internazionale, tra gli altri.

AL MOMENTO sono circa centocinquantamila gli hibakusha e la loro età media sarebbe, secondo i dati del governo giapponese, di 85 anni, il che significa che sarà sempre più difficile, in futuro, portare le loro testimonianze dirette alle nuove generazioni. Si tratta di una testimonianza che è inscritta, con dolore, nei corpi e nella memoria di questi sopravvissuti e delle loro famiglie, vittime che furono doppiamente colpite dalla tragedia. Non solo le bombe sganciate sulle due città con gli orrori che ne conseguirono infatti, ma il fatto che in seguito, e in parte ancora oggi, siano stati oggetto di discriminazione continua, senza dimenticare poi che lo stato Giapponese rifiutò la responsabilità di aver scatenato la guerra e quindi il conseguente risarcimento agli hibakusha, sia giapponesi sia i migliaia di coerani che furono portati in Giappone come manodopera e che si trovavano nelle due città al momento delle esplosioni.

LA TESTIMONIANZA dell’orrore senza fine causato dai due ordigni atomici e la colpa e responsabilità dello stato sono due dei pilastri su cui si fonda il Nihon Hidankyo, il cui nome completo è Confederazione Giapponese delle Organizzazioni delle Vittime delle Bombe Atomiche e a Idrogeno. Bomba a idrogeno perché in principio, fu fondato il dieci agosto 1956, si trattava di un gruppo di protesta anche contro i test americani effettuati nei pressi dell’atollo di Bikini a partire dal 1954, quando circa un migliaio di pescherecci giapponesi furono contaminati dalle radiazioni. È una coincidenza affascinante che proprio fra qualche settimana, esattamente il 3 novembre, si celebri il settantesimo anniversario dell’uscita del primo Godzilla diretto da Ishiro Honda, il 3 novembre 1954, lungometraggio che fu ispirato ai fatti dell’atollo di Bikini.

SECONDO LO STATUTO dell’organizzazione, i tre obiettivi principali delle attività del gruppo sono la prevenzione della guerra nucleare e l’eliminazione delle armi nucleari, da ottenere attraverso la firma di un accordo internazionale per la messa al bando e la totale eliminazione di queste. Il risarcimento da parte dello stato dei danni causati dalle due bombe, vale a dire, la responsabilità dello stato giapponese per aver scatenato la guerra, come si scriveva più sopra, dovrebbe essere pienamente riconosciuta con i conseguenti risarcimenti. Non ultimo, l’organizzazione si adopera e lotta per il miglioramento delle attuali politiche e misure di protezione e assistenza nei confronti degli hibakusha. Come ha fatto attentamente notare la studiosa Akiko Naono, una caratteristica poco discussa del Nihon Hidankyo, ma importante se si vuole comprendere come l’organizzazione abbia saputo evolversi, è stata la sua ferma opposizione verso il governo giapponese, una politica di fatta di lunghi contrasti e lotte.

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