Tutti contro il «ricatto» Ryanair (dimenticando le prime vittime)
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Tutti contro il «ricatto» Ryanair (dimenticando le prime vittime)

Cieli Precari Filt Cgil: Urso convoca tuttti tranne i lavoratori che prendono il 30% del contratto nazionale
Pubblicato circa un anno faEdizione del 13 agosto 2023

Tutti a parlare del «ricatto» di Ryanair che minaccia di togliere i voli per le isole se passerà la regolamentazione dell’algoritmo che regola i prezzi dei voli per Sicilia e Sardegna.

Nessuno che ricordi i «ricatti» che Ryanair porta avanti da decenni ai danni dei lavoratori: circa 2 mila suddivisi in due società: Crewlink e Air Malta (nessun dipendente diretto).
Sovvenzionata con contribuiti diretti e indiretti, sconti sulle tasse aeroprtuali da Regioni, Comuni e stato italiano stesso – c’è chi stima in circa 300 milioni i soldi intascati dalla compagnia regina del modello low cost – Ryanair nel frattempo è diventata la prima in Italia: 56 milioni di passeggeri raggiungendo una quota di mercato del 40% nel 2022.

Le dichiarazioni dell’amministratore delegato Eddie Wilson – che in teoria dovrebbe essere il poliziotto buono rispetto all’istrionico Micheal O’Leary – hanno messo in subbuglio l’intero modo politico.

Venerdì è arrivata la tregua. Se Wilson ha confermato l’impegno in Italia – rimanendo però sulle proprie posizioni sulle norme introdotte con il decreto legge del 7 agosto – il ministro Urso, nel ribadire «la piena corrispondenza delle nuove norme al quadro regolatorio europeo», ha nel contempo confermato la disponibilità a incontrare nuovamente, nei primi giorni di settembre, il Ceo della compagnia «anche in merito alla tutela degli utenti nelle aree dove non esistono adeguate alternative di mercato» (della serie: dove vi abbiamo dato il monopolio una soluzione la troviamo, ndr) e ha confermato «l’intenzione di attivare un tavolo di settore a settembre, una sede di un confronto costante tra i ministeri competenti, enti locali, associazioni del settore e compagnie aeree anche ai fine di individuare soluzioni utili allo sviluppo dei vettori, in un quadro di sistema paese che garantisca adeguati servizi a cittadini e imprese, nella consapevolezza che proprio in Italia si registrano le maggiori performance di crescita».

Una posizione che manda in bestia i sindacati. «Per prima cosa – attacca il coordinatore nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito – il governo scopre solo oggi come si comporta Ryanair, quando i lavoratori conoscono da tanti anni l’arroganza di questi personaggi. In più ci stupisce che il ministro Urso convochi un tavolo sul caro biglietti senza di noi, senza ascoltare la voce dei lavoratori. Il sistema in Italia è già destrutturato. Quello che auspichiamo è che la ricchezza prodotta nel settore venga redistribuita. Piloti e assistenti Ryanair guadagnano circa il 30 per cento in meno rispetto al contratto nazionale, senza dimenticare la questione dei diritti: riposi e malattia», denuncia Cuscito.

Al posto del contratto nazionale, Ryanair in Italia applica infatti un accordo aziendale sottoscritto dalla sola Fit Cisl e associazioni professionali. L’ultimo sciopero è stato fatto il 15 luglio per i piloti della Malta Air che – ma dati ufficiali non ne esistono – ha circa mille lavoratori.

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