Visioni

Tsai Ming-liang, il cinema come spazio di meditazione

Tsai Ming-liang, il cinema come spazio di meditazioneSopra una scena di «Where» di Tsai Ming-liang (2022), realizzato per il Pompidou

In mostra «Une quête», la personale del regista taiwanese al Centre Pompidou con il nuovo atto della serie «Walker», incentrata sul monaco Xuanzang

Pubblicato più di un anno faEdizione del 29 dicembre 2022
Per due decenni, tra il 1992, quando The Rebel of the Neon God viene presentato alla Berlinale e il 2013, quando esce il suo ultimo film «per il cinema», Stray Dogs, Tsai Ming-liang è stato il regista che con più tenacia e creatività ha dato seguito al lavoro dalla Nouvelle vague di Taiwan, di cui Tsai è un fratello minore d’anagrafe ma ineguagliato per la sensualità delle immagini, e per un tono drammatico, per una visione apocalittica a cui il tempo ha dato indubbiamente ragione. Nell’ultimo decennio, la sua produzione si è concentrata essenzialmente su opere concepite per essere proiettate...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi