«Chiediamo alla Provincia di Trento di accettare la nostra proposta e di affidarci la custodia degli orsi Jj4, Mj5 e M49, così da poter procedere con il loro trasferimento poiché una volta catturati la loro uccisione aggiunge nulla alla paventata sicurezza dei trentini». Così Massimo Vitturi, responsabile area animali selvatici della Lega Anti Vivisezione. Si trovava davanti al Casteller, il centro di recupero fauna alpina dov’è rinchiusa, dopo la cattura avvenuta nella notte di lunedì, l’orsa su cui pende un’ordinanza di abbattimento firmata dal presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti (e sospesa dal Tar) a seguito dell’aggressione mortale di Andrea Papi, 26 anni di Caldes.

Vitturi ha aggiunto che, «nel ricordo del giovane e della sua famiglia che non vuole l’uccisione di Jj4», l’organizzazione continua a chiedere conto alla Provincia di Trento della «mancata attivazione delle attività di informazione e prevenzione, innanzitutto, e per la vita degli orsi, compresi i 3 cuccioli di Jj4, ora soli, che potrebbero spingersi verso i centri abitati in cerca della mamma e imbattersi nuovamente negli esseri umani».

LA LAV AVEVA annunciato la richiesta di un incontro con Fugatti, ma alla fine non se n’è fatto niente. Le sue dichiarazioni così, diventano una risposta «alle innumerevoli mancate risposte di Fugatti, compresa quella odierna a un incontro e alla possibilità di visitare l’orsa Jj4 al Casteller». Al coro di No di fronte alla possibilità di abbattere l’animale, ieri s’è unita anche la voce dell’Ordine dei veterinari della provincia di Trento, che è intervenuta sollecitando i professionisti iscritti all’albo a «non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte del soggetto per eutanasia».

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Un’altra stoccata a Fugatti che paventava questa ipotesi. L’Ordine, in una nota, ha precisato che «non vi è stato alcun confronto né con il presidente, né con altri professionisti veterinari delegati in materia, e pertanto non può esserci stata alcuna condivisione sul parere espresso dal presidente». In particolare, poi, i veterinari hanno sostenuto che «lo stato di salute dell’esemplare Jj4 non giustifica l’intervento eutanasico di urgenza», ma sarebbe invece richiesta «un’analisi complessiva della gestione dei plantigradi presenti nel territorio provinciale». Inoltre, «non si rilevano al momento pericoli verso la popolazione».

LA LAV AVREBBE voluto presentare a Fugatti due possibili destinazioni per i tre orsi considerati «problematici». Si tratterebbe del Gnadenhof für Bären, in Germania, e di Al Ma’wa for Nature and Wildlife, in Giordania, realizzato da Princess Alia Foundation e da Four Paws. Sarebbero luoghi testati e adeguati a far vivere gli orsi sereni e al meglio possibile per le loro caratteristiche etologiche.

Intanto, in nemmeno 24 ore la petizione online lanciata da Oipa Trento per chiedere la liberazione di Jj4 ha raggiunto le 75mila firme. Gli attivisti, rivolgendosi al presidente della Provincia, al ministro dell’ambiente e al presidente del Consiglio, reclamano l’immediata liberazione dell’orsa e la sua salvezza dall’abbattimento. Oipa chiede anche che sia avviato «un progetto di gestione degli orsi in Trentino per una convivenza consapevole uomini-orsi, lo stop alle attuali procedure che riguardano propositi di abbattimento e cattura generalizzata degli orsi in Trentino».

INTANTO, 63 i sindaci trentini si sono schierati apertamente per chiedere la revoca della sospensione (fino all’11 maggio) dell’ordinanza di uccisione di Jj4. Anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha spiegato a Mattino 5 di non poter che assecondare la valutazione dell’Ispra, favorevole all’abbattimento. A intervenire contro questo epilogo sono invece alcune forze dell’opposizione, su tutti M5S e Avs.

Il verde Angelo Bonelli, in particolare, ha richiamato l’attenzione sull’esigenza di affrontare la vera emergenza nei boschi italiani, cioè le doppiette dei cacciatori. «In 10 anni oltre 200 persone sono state uccise in incidenti di caccia, ma è l’orsa che va punita con l’uccisione. Quella di Fugatti è la propaganda della vendetta a pochi mesi dalle elezioni».