Un uomo è stato ucciso da un orso. Quanto è accaduto a Caldes, in Trentino, mercoledì 5 aprile non era mai capitato fino ad ora in Italia. La morte di Andrea Papi, il giovane (aveva 26 anni) appassionato di corsa in montagna, ha scatenato un feroce dibattito, certo non inatteso a chi negli ultimi anni ha prestato attenzione alla convivenza tra esseri umani e grandi selvatici della Provincia autonoma di Trento guidata dal leghista Maurizio Fugatti. Convivenza giudicata impossibile, in una visione pienamente antropocentrica per cui l’unico essere vivente che merita tutela è l’uomo.

IERI, COSÌ, I COMPAGNI di partito di Fugatti hanno pensato bene di scaricare tutte le responsabilità sull’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, una delle istituzioni scientifiche più importanti del Paese: «Quella avvenuta a Caldes è una tragedia annunciata e l’Ispra è il primo che deve salire sul banco degli imputati. La Provincia di Trento aveva chiesto di poter intervenire con urgenza nei confronti dei grandi carnivori problematici e la necessità di realizzare al più presto un piano di contenimento degli orsi visto il numero diventato ormai eccessivo rispetto alla morfologia del territorio. Ispra, invece, si è sempre messa di traverso, ha sempre ignorato gli appelli» hanno scritto in una nota i capigruppo della Lega in commissione Ambiente alla Camera, Gianpiero Zinzi, e al Senato, Tilde Minasi, assieme alla deputata Vanessa Cattoi e alla senatrice Elena Testor.

«L’istituto ministeriale non ha minimamente preso in considerazione le proposte della Provincia che cercavano di rispondere alle necessità del territorio, ma addirittura ha cercato di ostacolare l’avvio del piano di sperimentazione proponendo dei criteri che non sono per nulla applicabili in Trentino. Di fatto, ad oggi, Ispra non tutela la sicurezza dei cittadini. Siamo di fronte a una serie infinita di burocrati che non prendono decisioni, se ne lavano le mani e quella che ci va di mezzo è la vita delle persone» prosegue il comunicato dei parlamentari che accusano l’Istituto di essere un ente inutile. L’obiettivo dell’affondo leghista è però un altro: affidare «la gestione dei grandi carnivori ai singoli territori». Ispra, sentito dal manifesto, preferisce non commentare per non alimentare una catena di botta e risposta di carattere più politico che scientifico.

IERI FUGATTI HA FIRMATO l’ordinanza di abbattimento dell’orso, una risposta che sa di rappresaglia. Secondo l’Ente nazionale protezione animali, l’intenzione del presidente del Trentino sarebbe quella di «sterminare gli orsi della regione». Non si spiegherebbe altrimenti la volontà di autorizzare l’uccisione dell’orso coinvolto nella morte di Andrea Papi e di altri tre esemplari (non è dato sapere a quale titolo) ma anche «a massacrare la popolazione ursina del trentino, uccidendone 50 esemplari fino a dimezzarla» spiega un comunicato dell’organizzazione, il cui ufficio legale sta seguendo con estrema preoccupazione l’evoluzione della vicenda ed è pronto a ricorrere in sede giudiziaria contro ogni decisione che possa violare la legalità.

La redazione consiglia:
Sequoie alberi madri

SECONDO ENPA, la guerra tra Fugatti e l’orso è iniziata nel 2011, quando l’esponente leghista cercò di organizzare un banchetto a base di carne di orso. Oggi, secondo Enpa, «la Provincia di Trento ha delle chiare responsabilità politiche per i fatti di Caldes nella misura in cui non sono stati applicati tutti quei sistemi di prevenzione che avrebbero potuto evitare questa tragedia», cioè la costruzione di modalità di convivenza con la comunità locale, che passano anche attraverso la comunicazione e l’informazione. Per comprendere questo punto di vista, basta cambiare punto d’osservazione. Mettere al centro anche l’orso e non solo l’uomo.

Secondo Massimo Vitturi responsabile Area Animali Selvatici della Lav «la responsabilità di questa morte è della Provincia di Trento che per 24 anni non ha educato i cittadini alla convivenza con gli orsi sul territorio. Non ha educato come comportarsi all’incontro con un orso, alla gestione dei rifiuti con la creazione di cassonetti anti-orso».

SI TRATTA DI DUE MODI di leggere la realtà in aperta contrapposizione. Per cercare un punto d’incontro, Legambiente ha chiesto al ministero dell’Ambiente l’istituzione in tempi brevi di un tavolo di confronto tra dicastero, regioni, aree protette e associazioni perché la grande sfida da affrontare insieme è il miglioramento della gestione e la convivenza. «Solo così si potrà evitare che si dia il via a una nuova caccia alle streghe che abbia per protagonista l’orso, rischiando di far crescere e aumentare la paura nelle comunità locali e tra i turisti» commentano il responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, e il presidente di Legambiente Trento, Andrea Pugliese.

Legambiente ricorda che questo sarebbe il primo caso registrato nel nostro Paese negli ultimi 150 anni di un’aggressione di un orso finita tragicamente, a fronte di sette episodi ufficialmente registrati nell’area alpina italiana negli ultimi anni e qualche decina di contatti diretti tra il plantigrado e l’uomo. Secondo Legambiente è importante aspettare gli esiti della relazione ufficiale di Ispra che chiarirà la dinamica dei fatti per prendere le decisioni più appropriate: è fondamentale, ad esempio, capire se l’uomo ucciso ha effettivamente colpito l’orso con un bastone per difendersi, scatenando la reazione dell’animale.

LA LEGA IN UN FRULLATO misto collega la presenza di predatori allo spopolamento delle montagne (causato dall’assenza di servizi essenziali) e confonde l’esigenza di tutelare l’agricoltura e l’allevamento di montagna con l’abbattimento di specie protette come lupi e orsi. Il punto di vista della Lega è riassunto in una frase: «Vogliamo che trentini e turisti vivano i nostri boschi in assoluta sicurezza». L’ambiente naturale ha senso di esistere solo se addomesticato. Perché per molti ci siamo solo noi, esseri umani allo stesso tempo causa e vittima della sesta estinzione di massa.