Alessandra Todde, a livello nazionale i rapporti tra Pd e M5S fanno registrare ultimamente non poche frizioni. Questo può avere conseguenze sulla sua campagna elettorale?

L’alleanza che abbiamo costruito è forte e si incentra su una visione condivisa di Sardegna. Quando si riesce a costruire un percorso comune basato sui temi e sul programma elettorale, si superano anche quelle che possono essere delle differenze legittime.

Io sono una donna di sinistra, con un nonno che si è fatto il carcere perché antifascista militante. Una donna che ha sempre lavorato per l’unità, che crede in valori totalmente contrapposti a quelli della destra e che fa della questione morale un valore inviolabile. Sono una sarda che si è messa a disposizione per rappresentare questa coalizione, che ha un unico obiettivo: ridare speranza ai miei concittadini.

Il programma. Partiamo dall’autonomia: la Regione Sardegna è ad autonomia speciale. Servono maggiori poteri? Lo Statuto regionale sardo va rinegoziato?

Vogliamo avviare un percorso di riforma dello Statuto in grado di ridisegnare l’autonomia speciale della Sardegna che meglio valorizzi la specificità sarda. E vogliamo ridefinire il modello di funzionamento della giunta e dell’intero apparato amministrativo, come anche i rapporti dell’amministrazione con le autonomie locali. E individuare strumenti e modalità che assicurino una maggiore presenza in Europa, nel Mediterraneo e nel sistema globale. Faremo tutto ciò con un ampio coinvolgimento dei cittadini sardi, di tutte le componenti sociali e del sistema economico produttivo.

Basi militari: i movimenti indipendentisti, presenti in entrambe le coalizioni che occupano l’area del centrosinistra, dicono che vanno chiuse. Lei è d’accordo?

Sul tema abbiamo un programma serio e articolato. Vogliamo che la Sardegna, dove ricade il 60% delle servitù militari italiane, sia protagonista di un tavolo di concertazione per rendere le servitù sostenibili e conciliare le attività militari con usi civili e di ricerca. Prevediamo strategie per la bonifica e la rigenerazione di aree, la riconversione di zone militari inutilizzate e la mobilitazione di risorse per tali fini.

Lavoro e modello di sviluppo: quali le scelte di fondo per i prossimi cinque anni?

Sono due aspetti diversi che si intrecciano. Per lo sviluppo economico pensiamo a un’agenzia per le politiche industriali che accompagni percorsi governativi, che possa replicare misure utili alle imprese, che vari politiche di sviluppo per aree territoriali.

Fare impresa nelle zone periferiche è diverso che farlo a Cagliari. Servono gestioni fiscali differenti e incentivi. Bisogna lavorare sull’accesso al credito, ripensare la Sfirs, la finanziaria della Regione, e sostenere chi crede in un modello di fare impresa socialmente responsabile.

Sul lavoro deve essere riorganizzata l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro. Non è più possibile spendere male i soldi e rimandare indietro risorse europee, come già avvenuto, perché non sono stati in grado di fare i bandi.

Energia: più gas, come vorrebbe la destra, o più rinnovabili?

Nel 2023, il governo Meloni ha annunciato un piano che prevede di aumentare di ben dodici volte la quota di energia rinnovabile producibile in Sardegna. Questa irresponsabile decisione apre le porte a una speculazione senza precedenti. Ci opporremo con tutte le nostre forze allo sfruttamento indiscriminato del nostro territorio e delle nostre risorse naturali e non lasceremo spazio agli interessi delle grandi corporazioni, che ignorano le necessità e la volontà delle comunità locali.

Anche per questo è urgente definire con chiarezza dove e come possano essere installati gli impianti per la produzione da rinnovabili e dove ciò non deve assolutamente essere fatto, proteggendo il paesaggio e l’ambiente. Per quanto riguarda il metano, crediamo sia necessario solo come fonte di transizione finché non sarà completato il passaggio verso il 100% di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Ma dobbiamo essere consapevoli che dal 2050 non sarà più consentito utilizzarlo come fonte di energia. Creeremo una società energetica regionale che, come previsto dall’articolo 4 dello Statuto sardo, ci permetta di produrre e gestire in autonomia l’energia elettrica e abbattere le bollette di cittadini e imprese, come ha fatto il Trentino.

E poi un no forte e chiaro al deposito di scorie nucleari in Sardegna. Il governo Meloni, FdI in testa, ha proposto che si possa fare anche all’interno dei siti militari. E su questo il silenzio di Truzzu è imbarazzante. La Sardegna non può e non deve diventare la vittima di politiche energetiche che privilegiano il profitto degli speculatori a discapito del benessere dei suoi abitanti e della salvaguardia del suo territorio.

Sardegna, urne aperte il 25 febbraio

Mancano poco più di due settimane alle regionali in Sardegna, dove il 25 febbraio gli elettori saranno chiamati a scegliere il successore del sardo-leghista Christian Solinas. A contrastare la destra, guidata dal sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (FdI), il centrosinistra diviso in due tronconi: il campo largo a trazione Pd-M5S che ha come leader la pentastellata Alessandra Todde, sottosegretaria allo Sviluppo economico nei governi Conte 2 e Draghi, e la Coalizione Sarda, che ha scelto come candidato Renato Soru, presidente di Tiscali e governatore dell’isola dal 2004 al 2009.

A sostenere Todde uno schieramento che comprende Pd, M5S, Progressisti, Alleanza Verdi Sinistra, Sinistra Futura, Uniti per Alessandra Todde, Psi, Orizzonte Comune, Demos e gli indipendentisti di A Innantis e di Fortza Paris. Con Soru, Progetto Sardegna (la lista del leader), i calendiani di Azione, +Europa, Rifondazione comunista, i cattolici dell’Upc, Sardegna chiama Sardegna e tre sigle indipendentiste: Liberu, Indipendentzia Repubrica de Sardigna e ProgReS. I Rosso Mori, un’altra formazione indipendentista, corrono da soli a sostegno della candidata presidente Lucia Chessa.