È una polonaise di facile interpretazione, almeno all’apparenza – e invece, alla fine, il senso ultimo si perde in un movimento, in eventi, senza esito: il non senso del potere, del cosiddetto capitale, che esala negli ansiti beffardi di una copula tra un chihuahua e un pinguino –; una polacca dotata di immediata ballabilità, The Palace di Roman Polanski: ma poi ci si ritrova a dimenarsi goffamente nel vuoto, tra le macerie della crapula, i personaggi oramai inghiottiti dal loro destino, che doveva essere escatologia indicata dal millennium bug e s’è rivelata invece scatologia, come ogni volta quando dal profondo...