Cultura

«The Hemingway Home & Museum», l’oceano e i gatti

«The Hemingway Home & Museum», l’oceano e i gattiThe Hemingway Home & Museum

GEOGRAFIE Nei luoghi di Key West, in Florida, dove lo scrittore visse e lavorò ai suoi romanzi dal 1931 al 1940. Compose molte delle sue opere più celebri, tra cui «Avere e non avere»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 luglio 2023

Partendo da Miami si arriva a Key West, approdo finale dell’arcipelago delle Florida Keys, punto continentale più a sud degli Stati Uniti, dopo aver percorso per oltre quattro ore la suggestiva Overseas Highway, costellata da undici lunghi ponti che collegano molti degli isolotti del territorio. È in questa cittadina, oggi presa d’assalto da turisti in cerca di divertimento tra i locali di Duval Street e spiagge assolate in attesa del tramonto visibile da Mallory Square, che è possibile visitare The Hemingway Home & Museum, la casa dove Ernest Hemingway visse dal 1931 al 1940, assieme alla sua seconda moglie Pauline Pfeiffer e ai suoi due figli, Patrick e Gregory.

HEMINGWAY visitò per la prima volta Key West nella primavera del 1928, di ritorno dalla Francia. Doveva essere solo un luogo di approdo nel quale attendere l’arrivo della Ford da Miami che Gus Pfeiffer, facoltoso zio di Pauline, aveva loro regalato. L’attesa però si fece più lunga del previsto e fu in quei giorni che, soggiornando in un albergo vista oceano, comprese che l’isola era un luogo assai congeniale in cui vivere con la sua famiglia e in cui lavorare. Fu sempre Gus Pfeiffer a comprare nell’aprile 1931 questa splendida casa all’amata nipote al 907 di Whitehead Street. La casa era appartenuta a un marinaio e architetto che nel 1850 l’aveva disegnata e costruita per viverci fino al 1889, quando con tutta la famiglia morì a causa della febbre gialla senza lasciare eredi.
Fu qui che Hemingway compose molte delle sue opere più celebri, tra cui Le navi del Kilimangiaro, Le colline verdi dell’Africa, La morte nel pomeriggio, buona parte di Per chi suona la campana e Avere e non avere, il romanzo che più di ogni altro, attraverso il racconto del contrabbandiere Harry Morgan che naviga tra Key West e Cuba, al timone di un battello carico di cinesi clandestini e di alcol, porta su carta gli incontri e le atmosfere degli anni trascorsi in Florida. Ciò che colpisce, una volta varcata la soglia della casa di Whitehead Street, è il numero di gatti che saturano ogni suo spazio interno ed esterno. Hemingway amava i gatti. Inoltre riteneva portassero fortuna e questo acuiva il suo desiderio di averli in giro ovunque. Il primo gatto di Hemingway, Snowball, era polidattilo, con sei dita sulle zampe anteriori e cinque dita su quelle posteriori. Era anche fertile. A volte, fino a trenta gatti discendenti da Snowball scorrazzavano per la casa. Questi gatti strani, seduti sulle sedie e che poltriscono sui letti o in ogni angolo del giardino, sono ancora una delle attrazioni principali per i visitatori.

ALL’EPOCA DELL’ACQUISTO, di fronte alla casa c’era un fienile e il primo piano dello stesso venne trasformato da Hemingway nel suo studio, in cui lavorava battendo sulla sua macchina da scrivere Royal ogni giorno nelle prime ore del mattino per completare le sue 500 parole quotidiane. Lo studio è tuttora visitabile; l’ingresso è bloccato dalla presenza di un cancello dal quale, però, si possono ancora vedere la sua scrivania, una delle Royal che usava per scrivere e sulle pareti alcuni suoi ritratti realizzati da artisti locali. Dopo la scrittura, la vita di Hemingway a Key West era scandita dalla pesca e dall’alcol. Nel soggiorno della sua casa c’è una parete interamente dedicata alla sua passione per la pesca, con foto che lo ritraggono mentre mostra il florido bottino delle sue uscite o con un piccolo modellino del Pilar, sua imbarcazione acquistata nel 1934. Negli anni precedenti all’arrivo di Pilar, invece, si spingeva al largo utilizzando la barca del suo amico Joe Russell, proprietario del bar Sloppy Joe’s. Qui trascorreva molte delle sue serate, bevendo un Daiquiri dietro l’altro e spesso tornando a casa completamente ubriaco. Nel giardino della sua casa c’è un abbeveratoio per i gatti alquanto particolare. Altro non è che uno degli orinatoi dello Sloppy Joe’s. Una sera decise di sradicarlo e portarselo a casa, come ricompensa dopo i tanti soldi versati nella fogna del bar. Non si può concludere la visita alla casa senza soffermarsi sulla splendida piscina presente, tuttora la piscina più grande a Key West. Fu Pauline a volerla e a farla costruire mentre Hemingway era impegnato a seguire la Guerra Civile Spagnola come corrispondente del North American Newspaper. Quando Hemingway fu di ritorno, Pauline gli rivelò il costo della piscina: ventimila dollari. Dinanzi a questa cifra folle si narra che Hemingway scagliò un penny contro la moglie urlando: «Prenditi anche quest’ultima moneta!».

MOLTI DICONO che questa altro non sia che una leggenda. Il penny però è ancora visibile, incastonato nel cemento ai piedi della piscina. Ciò che è certo è che di lì a poco il matrimonio tra Hemingway e la Pfeiffer sarebbe andato a rotoli. I due divorziarono il 4 novembre del 1940. Hemigway aveva conosciuto Martha Gellhorn, una delle più grandi corrispondenti di guerra americana, che tre settimane dopo il divorzio con Pauline sarebbe diventata la sua terza moglie e con la quale si sarebbe trasferito a Cuba dicendo addio alla sua famiglia e alla sua Key West. Pauline, invece, continuò a vivere nella casa di Key West, assieme a Patrick e Gregory, fino al 1951, anno della sua prematura scomparsa, causata da un tumore. Dopo l’intensità caotica degli anni in Europa e il grande successo di Addio alle armi, Hemingway cercava un posto in cui trovare quell’isolamento necessario per dedicarsi a ciò che amava più di ogni altra cosa, scrivere, pescare e bere. E questo piccolo fazzoletto di terra circondato dall’oceano fu la sintesi perfetta dei suoi desideri e fu, inoltre, lo spazio privilegiato nel quale trasformare in parole molti dei mondi possibili che negli anni sarebbero poi divenuti patrimonio dei suoi lettori.

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