Internazionale

Teheran: «Risponderemo». Anche se danni «limitati»

Teheran, un poster che rappresenta il recente attacco iraniano su Tel Aviv Abedin Taherkenareh/EpaTeheran, un poster che rappresenta il recente attacco iraniano su Tel Aviv – Abedin Taherkenareh/Epa

Assaggio pericoloso Nessuna ribellione nella capitale: la vita continua normalmente e l’aeroporto fa ripartire subito i voli

Pubblicato un giorno faEdizione del 27 ottobre 2024

Vi erano pochi dubbi riguardo all’attacco, ampiamente preannunciato dalle autorità israeliane. Poi sferrato 25 giorni dopo che l’Iran aveva lanciato ondate di missili balistici contro Israele, in risposta agli assassinii di diversi funzionari dell’Iran e dei suoi alleati.

I funzionari israeliani, in un raro caso di assunzione di responsabilità per un attacco oltre il proprio confine, hanno affermato che oltre 100 velivoli, tra cui caccia e droni, in tre ondate, hanno colpito circa 20 siti in Iran, Siria e Iraq, prendendo di mira le difese aeree iraniane e i siti di produzione di missili, ma evitando infrastrutture chiave, siti energetici e nucleari.

LE AGENZIE di stampa iraniane minimizzano l’accaduto, affermando che le difese aeree hanno contrastato con successo l’attacco. Tuttavia, quattro militari sono stati uccisi e alcune località hanno subito «danni limitati». Finora non ci sono rapporti di danni da fonti indipendenti; tuttavia, basandosi sulle notizie diffuse dai media locali e internazionali e sulle osservazioni dei residenti, si può affermare che l’attacco non è stato né letale né inaspettato, come aveva minacciato il ministro della Difesa israeliano.
La base di difesa aerea iraniana ha annunciato in un comunicato che i siti militari nelle province di Teheran, Khuzestan e Ilam sono stati colpiti. Secondo le immagini e i dati, fiamme e denso fumo nero sono stati avvistati presso la base di difesa aerea di Hazrat Amir al-Momenin, nel sud di Teheran. Probabilmente è stato colpito anche il ministero della Difesa, a est della capitale.

DURANTE L’ATTACCO, molti cittadini in tutto il Paese erano svegli e hanno filmato le aree colpite con i loro telefoni. Tuttavia, nessuno dei video esaminati mostra esplosioni di grande entità. Questo potrebbe, in parte, essere dovuto al fatto che l’esercito iraniano ha avvertito la popolazione che qualsiasi collaborazione non autorizzata con media stranieri costituisce un reato.
Il ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica, in un comunicato, sottolinea: «L’Iran considera l’azione aggressiva del regime sionista come una chiara violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni unite (…). La Repubblica Islamica si ritiene autorizzata e obbligata a difendersi da atti di aggressione straniera, sulla base del diritto intrinseco alla legittima difesa, in conformità con l’Articolo 51 della Carta dell’Onu».

È evidente che sia Israele sia l’Iran desiderano ripristinare il cosiddetto effetto deterrente, che credono derivi dagli attacchi di ritorsione. Dal loro punto di vista, ciò aumenta la loro capacità di intimidirsi a vicenda e consente di limitare il potere reciproco.

Sembra che gli Stati uniti, dopo non essere riusciti a evitare il massacro degli innocenti a Gaza e in Libano, questa volta siano riusciti a convincere l’alleato israeliano a evitare un pesante attacco all’Iran, nella speranza che il confronto non sfoci in una guerra su larga scala nel Medio Oriente.

TUTTAVIA, gli attacchi potrebbero spingere i due paesi verso una guerra totale, in un contesto di crescente violenza nella regione, dove gruppi militanti sostenuti dall’Iran, tra cui il principale alleato Hezbollah in Libano, sono già in pieno conflitto con Israele. Rimane il dilemma se la Repubblica Islamica deciderà di attuare una ritorsione o se il confronto militare diretto tra i due paesi possa concludersi qui.
Le Guardie della Rivoluzione, in un comunicato di ieri sera, si riservano «il diritto di rispondere legalmente e legittimamente al momento opportuno» e sottolineano l’importanza di stabilire un cessate il fuoco duraturo a Gaza e in Libano per prevenire il massacro di persone innocenti e vulnerabili.
«Dalla retorica delle dichiarazioni delle autorità e dallo sforzo dei media di minimizzare l’attacco si può presumere che, al momento, non ci sarà una risposta», afferma Rouollah Rahmanpour, analista iraniano.

SECONDO alcune fonti, Israele ha comunicato in anticipo a Teheran quali obiettivi intendeva attaccare in generale, avvertendo gli iraniani di non reagire; in caso contrario, Israele condurrebbe un altro attacco più significativo. I funzionari statunitensi hanno dichiarato all’agenzia stampa Axios, che si aspettano che l’Iran risponda all’attacco israeliano nei prossimi giorni, ma in modo limitato, il che consentirebbe a Israele di porre fine al circolo vizioso del «colpo per colpo».
Ciò che è certo è che la speranza israeliana di provocare una ribellione della popolazione, in gran parte avversa alla nomenclatura sciita, dopo l’attacco non ha avuto esito positivo. La vita nelle città iraniane continua a essere normale e non si registra alcuna tensione. L’aeroporto internazionale di Teheran, che aveva sospeso i voli durante l’attacco, sabato mattina ha ripreso la sua attività regolare. L’indice della borsa di Teheran è tornato a essere positivo e, sul mercato dei cambi, il dollaro è diminuito di poco più del 3% rispetto alla moneta locale. Anche il prezzo dell’oro ha registrato un calo del 4%.

L’UNICA NOTIZIA rilevante è che il Ministero degli Interni iraniano ha dichiarato che 10 poliziotti delle forze Faraja a Goharkoh sono stati uccisi in un attacco rivendicato dal gruppo separatista Jaish al-Adl nella città di Taftan, città al confine con il Pakistan, nella provincia del Sistan e Baluchistan.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento