Teatro San Carlo, Lissner nel mirino del governo
Al Teatro San Carlo l’atmosfera è di attesa. L’ad Carlo Fuortes ha comunicato ieri le sue dimissioni dalla Rai. L’exit strategy immaginata con il governo avrebbe dovuto traghettarlo verso altro incarico: fallito l’approdo a La Scala e poi al Maggio fiorentino, restava il Lirico di Napoli. Per permetterne l’arrivo, giovedì scorso è stato varato un decreto legge ad hoc che stabilisce la decadenza dei sovrintendenti stranieri che abbiano compiuto 70 anni. La mossa è stata così palese e maldestra da rendere, di fatto, molto difficile chiudere il cerchio con la nomina di Fuortes ad San Carlo. Lo stesso diretto interessato, consapevole del pasticcio, nella nota diramata ieri ha scritto: «Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa».
Di nessuna importanza ma generatore di effetti. A Napoli, per adesso, il Lirico è affidato al sovrintendente francese Stéphane Lissner. Entrato in carica il primo aprile del 2020 con un contratto fino al 2025, ha già varcato la soglia anagrafica fissata dal governo: «I sovrintendenti attualmente in carica – recita il dl -, che hanno compiuto i 70 anni di età alla data di entrata in vigore del decreto, cessano l’incarico a decorrere dal 10 giugno 2023». Al San Carlo per adesso si preferisce non fare commenti, si attende la pubblicazione in
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Teatro San Carlo, Lissner blocca i piani di Fratelli d’Italia sulla RaiIl contenzioso legale potrebbe tenere la casella bloccata ancora a lungo, a fronte di un contratto che comunque sarebbe scaduto tra due anni. Una via muscolare, quella scelta dal governo, che magari verrà confermata dai giudici amministrativi ma che potrebbe portare al pagamento di una penale a vantaggio del sovrintendente. Tutto questo per una poltrona. E, una volta liberata, che succede? Nel 2019 il teatro pubblicò una manifestazione di interesse, nel testo si legge: «Il Consiglio di Indirizzo della Fondazione, al quale è attribuito dallo Statuto il potere di proporre la nomina del Sovrintendente all’Autorità di Governo competente, intende valutare eventuali candidature; il Cdi non è vincolato alla scelta del soggetto tra coloro che avranno presentato il proprio curriculum sulla base del presente avviso, essendo il medesimo Consiglio libero di interpellare e proporre qualsiasi altro soggetto in possesso dei requisiti».
Nella sostanza si pubblica una manifestazione di interesse, il Cdi sceglie un nome che il ministero della Cultura ratifica. Però, se si domanda, viene fuori che il rappresentante del ministero (che mette a bilancio oltre 14 milioni) nel Cdi esprime un parere che diventa difficile ignorare nella scelta da far ratificare allo stesso Mic. Alla fine, pure se non verrà Fuortes a Napoli, il ministro partenopeo Sangiuliano potrà comunque tornare al Lirico più felice visto che già ad aprile aveva fatto mettere in cartella stampa: «Oggi il San Carlo non ha ancora una proiezione pari alla sua storia, al suo valore e potenzialità».
Il sindaco di Napoli Manfredi, che è presidente del Cdi, ieri ha preferito non commentare ma sul dl aveva detto: «Lissner finora ha fatto un lavoro straordinario. Valuteremo la norma e ci muoveremo di conseguenza». Di parere opposto il governatore De Luca: «La verità è amica del tempo. E tra qualche settimana diranno che anche in quel caso ha avuto ragione la regione Campania». Il governatore da tempo ha messo nel mirino la gestione di Lissner con atti ufficiali in Cdi fino al taglio di 2 milioni di fondi Poc. Il figlio del governatore, Piero, ha scelto invece di seguire la linea del Pd: «Il governo si impegna nel fare incetta di poltrone. Ecco una legge ad personam per licenziare il sovrintendente del San Carlo e piazzare Fuortes. Un comportamento indecoroso, visto che Lissner aveva fatto bene».
A Napoli c’è un precedente. Anno 2010, il centrodestra vince le elezioni regionali. A dirigere il Teatro Stabile Mercadante c’era dal 2008 il regista Andre De Rosa con un contratto fino al 2013. Ma i nuovi equilibri politici aprirono le porte a Luca De Fusco. Angela Azzaro diede le dimissioni dal Cda: «Dispiace – scrisse – che l’immotivata cacciata dell’ottimo De Rosa sia avvenuta con motivazioni (una crisi economica non certo dovuta al lavoro del direttore) usate con il palese scopo di far posto a un direttore gradito alla nuova maggioranza che governa regione e provincia».
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