Tasse online: dati venduti a Google e Meta
Stati Uniti Un rapporto del Congresso ha rilevato che compagnie come H&R Block, TaxSlayer e TaxAct, che si occupano di preparare online le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti americani, per anni hanno […]
Stati Uniti Un rapporto del Congresso ha rilevato che compagnie come H&R Block, TaxSlayer e TaxAct, che si occupano di preparare online le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti americani, per anni hanno […]
Un rapporto del Congresso ha rilevato che compagnie come H&R Block, TaxSlayer e TaxAct, che si occupano di preparare online le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti americani, per anni hanno condiviso milioni di dati sensibili dei loro clienti con Meta e Google. Inclusi nomi, indirizzi, numeri di telefono, le pagine su cui gli utenti avevano cliccato, il loro reddito lordo, i rimborsi e dati finanziari vari.
L’indagine, durata sette mesi, è stata avviata a seguito di un articolo pubblicato dal portale di giornalismo investigativo Markup, che ha trovato i tracker di Meta, un codice che traccia l’attività dei visitatori sui siti web delle società di preparazione fiscale. Secondo il rapporto di 54 pagine pubblicato da un gruppo di senatori che include Elizabeth Warren e Bernie Sanders, TaxAct, H&R Block e Tax Slayer hanno utilizzato un codice informatico, noto come pixel, che inviava i dati a Meta e Google. H&R Block e TaxSlayer sono andate anche oltre, ed è stato rilevato un ancora più «ampio elenco di dati condivisi» attraverso il Meta Pixel, che comprende informazioni anche sulle persone a carico dell’utente.
Il Congresso ha inviato una lettera all’Internal Revenue Service (Irs), all’ispettore generale del Tesoro per l’amministrazione fiscale, alla Federal Trade Commission (Ftc) e al procuratore generale, chiedendo un’indagine completa e esortandoli a «perseguire qualsiasi società o individuo che abbia violato la legge».
Il portavoce di Meta ha minimizzato dichiarando che le informazioni raccolte venivano usate con l’unico scopo di indirizzare meglio gli annunci pubblicitari e addestrare i propri algoritmi di intelligenza artificiale, mentre i portavoce di TaxAct, TaxSlayer e Google non hanno risposto alle richieste di commento.
Mentre si aspettano le conseguenze della segnalazione del Congresso, la Federal Trade Commission ha aperto un’indagine su OpenAi, la compagnia creatrice di ChatGpt, per capire se ha violato le leggi sulla protezione dei consumatori. A dare la notizia è stato il Washington Post, pubblicando la richiesta di 20 pagine in cui la Ftc chiede un’indagine civile. Nel documento la Ftc afferma che l’indagine si concentrerà sulla possibilità che OpenAi abbia condotto «pratiche sleali o ingannevoli relativamente alla privacy e la sicurezza dei dati» e che abbia rischiato di danneggiare la «reputazione dei consumatori» a seguito della diffusione di informazioni false o gravemente imprecise.
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