Svizzera a tutta destra: vince il partito anti-immigrati. In Ticino trionfo Lega
Elezioni federali La sinistra vince solo a Basilea: due seggi al Ps e uno per i radicali di «Basta». Ora si teme per i rapporti con l’Ue, legati all’applicazione del referendum contro l’immigrazione di massa Giro di vite in vista per i frontalieri italiani
Elezioni federali La sinistra vince solo a Basilea: due seggi al Ps e uno per i radicali di «Basta». Ora si teme per i rapporti con l’Ue, legati all’applicazione del referendum contro l’immigrazione di massa Giro di vite in vista per i frontalieri italiani
L’emergenza profughi non ha toccato, se non in maniera estremamente marginale, la Svizzera, eppure è stata il cavallo di battaglia vincente della destra che domenica ha stravinto le elezioni federali. L’Udc del miliardario Jean Christophe Blocher, partito anti-immigrati e anti-Ue, ha vinto le elezioni con il 29,4 per cento dei consensi (arrivando ad eleggere pure la figlia del leader, la “Le Pen svizzera” Magdalena Blocher Martullo (cognome ereditato dal marito, immigrato da Benevento). Una percentuale che nessun partito da queste parti (dove si vota con il proporzionale) raggiungeva dal 1919.
«In un periodo di incertezza, gli svizzeri hanno indubbiamente avuto un riflesso di paura e di ripiego» e «hanno fatto ciò che sanno fare meglio, barricarsi in casa», ha scritto ieri il Courrier de Géneve (quotidiano in lingua francese che è una sorta di manifesto svizzero). «Inutile tapparsi il naso. La Svizzera, o almeno la metà degli elettori, ha votato a destra, molto a destra. L’Udc ha il merito di trasmettere un messaggio intellegibile per tutti: la Svizzera deve chiudersi per salvaguardare i suoi interessi», ha commentato La Côte, mentre per la più moderata Nzz, la Neue Zurcher Zeitung, si è trattato di un «ritorno alla normalità», perché quando il popolo la pensa diversamente rispetto ai deputati, una correzione di rotta è ineluttabile.
Il risultato delle urne, infatti, è chiaro. Oltre al record di consensi per l’Udc, sono andate bene anche le altre destre: i liberali radicali del Plr, partito dell’élite finanziaria (conservatore ma europeista, a differenza dell’Udc) ha preso il 16,4 per cento dei voti, dietro il Partito socialista (stabile con il 18,8 per cento dei consensi, ma con tre parlamentari in meno). Non è stata da meno la Svizzera italiana, dove si è registrato l’exploit della Lega dei ticinesi (al 22 per cento, primo partito a Lugano e Chiasso), che ha capitalizzato le campagne contro i frontalieri brianzoli.
Grande sconfitta è Eveline Widmer Schumpfl, la ministra delle Finanze che ha condotto le trattative con l’Ue dopo il referendum contro l’immigrazione di massa che rischia di far saltare programmi e accordi economici con l’Unione. Già ieri i vincitori sono andati all’attacco: la destra vuole che si riveda tutta la partita dei negoziati con Bruxelles (che non ha commentato il risultato elettorale, in attesa del nuovo governo), anche se su questo punto potrebbe incocciare nel no degli alleati liberali.
Le questioni principali ora saranno l’approvazione della legge di attuazione del referendum che dovrebbe bloccare l’ingresso degli immigrati (rinviata al 2017 per evitare una rottura con l’Europa) e la questione dell’età pensionabile: probabile l’aumento a 67 anni. L’Udc, inoltre, vorrebbe rivedere lo stop al segreto bancario decretato dal precedente governo e pretende un secondo posto nell’esecutivo federale, che sarà votato dal nuovo Parlamento. Un fatto che determinerebbe un ulteriore spostamento a destra dell’asse politico.
E la sinistra? Sconfitta ovunque, regge solo a Basilea, dove manda in Parlamento due deputati più un’esponente della sinistra radicale, che ha presentato in città una propria lista (denominata “Basta”) insieme ai Verdi.
Quest’ultimi sono però i grandi sconfitti di queste elezioni: al 7,1 per cento, in calo di 1,3 punti.
Ma l’ulteriore dato, di cui in pochi parlano, è l’astensione, tradizionalmente alta in Svizzera: ha votato appena il 48,41 per cento, meno di un cittadino su due.
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