Nella prima «puntata» di questo viaggio dedicato alle trasmissioni «Fuori onda» delle web radio, pubblicata venerdì scorso, non abbiamo parlato quasi per nulla dei contenuti. Che cosa trasmettono le stazioni radiofoniche che hanno nella rete la loro casa e cassa di risonanza, fuori dalle limitazioni e dai ritmi che la programmazione in Fm spesso impone? Concentrandoci sul panorama italiano, Roberto Paci Dalò ci dà l’occasione di accostarci alle possibilità che queste stazioni hanno di sfidare le forme più canoniche di radiofonia. «Trasmettiamo 24/24 il 99% della musica, ovvero quella che non passa sulle stazioni generaliste, che si concentra su un 1%» spiega il fondatore di Usmaradio (www.usmaradio.org). Nata nel 2017 e prodotta dall’Università di San Marino, è molto diversa da quello che ci si aspetta da una «campus radio» (realtà quest’ultima che avremo modo di approfondire più avanti). «Solitamente, trasmettiamo dischi integralmente. Un disco è come un libro: c’è una drammaturgia, i capitoli, una sequenza, per questo ci interessa l’opera completa. Ci consideriamo eredi di progetti straordinari come Audiobox (Rai) e di tutta la sperimentazione fatta dai primi anni ‘90: i progetti telematici, le performance interattive che hanno connesso artisti in tutto il mondo». Un’attitudine questa che ha spinto Usmaradio a dare vita a un Centro di ricerca per la Radiofonia, unico in Europa. «Radio residenze» per gli artisti, un’attenzione specifica per la presenza delle donne nel mondo della musica elettronica, un’affinità elettiva con il teatro sono alcuni degli elementi che caratterizzano i programmi in streaming. Dove anche l’essere in rete è una scelta estetica: «Non definirei la nostra una radio comunitaria ma piuttosto una radio “parassitaria”: ci agganciamo a altri che fanno le cose bene, ci relazioniamo con loro e insieme ne diffondiamo il lavoro». E se la relazione con la tecnologia è un tratto insito in ogni stazione web, lo è in modo particolare per Usmaradio. «Ci viene continuamente detto che serve l’ultima versione di un sistema operativo, l’ultimo modello, l’ultimo aggiornamento per fare bene qualcosa, ovviamente non è vero. Ma è molto stimolante rendersi conto della possibilità di trasmettere da uno smartphone o da un “mobile device”. Desideriamo mostrare come alcune delle tecnologie necessarie per lavorare con la radiofonia, un medium leggero e discreto, siano già in tasca di tutti noi».
Vicina per vocazione a Usmaradio – nell’ambito di un ampio campo definito «art radio» – c’è Radio Papesse (www.radiopapesse.org), nata a Firenze circa quindici anni fa, è ormai per lo più un archivio (rare le dirette) dedicato all’intersezione tra suono e arte contemporanea. Entrambe le realtà utilizzano la licenza Creative Commons, che permette la circolazione libera dei contenuti purché venga citata la paternità (o maternità), non ne venga fatto un uso commerciale e sia a sua volta applicata la stessa licenza.

LEGATA alla musica elettronica, ma con un piccolo spostamento di immaginario, c’è Radio Raheem (www.radioraheem.it). Fondata nel 2017 a Milano, è forse la stazione dalla vocazione più «contemporanea» presente nel nostro Paese – quando scavalcheremo i confini, nelle prossime puntate, conosceremo infatti alcune realtà europee che condividono con Raheem uno spirito di fondo, basato sulla circolazione di giovani artisti, etichette, dj attivi nella scena odierna. «Ci ha spinto l’urgenza di colmare una mancanza che vedevamo nell’offerta italiana» spiega Marco Aimo, uno dei fondatori. Raheem si era fatta conoscere per la sua postazione su strada, ai Navigli, dove dalla vetrina si poteva vedere uno speaker trasmettere o un artista internazionale presentare un mix. Dal 2020 però le cose sono cambiate. «Non siamo più su strada perché abbiamo avuto un naturale spostamento all’interno di una delle poche istituzioni che in questo paese ha avuto attenzione, curiosità e rispetto editoriale per una realtà come la nostra. Il fatto che Triennale sia la casa delle arti era una affinità forte ed attrattiva che ha permesso alla radio di crescere in un terreno fertile. D’altronde la sostenibilità è da sempre la sfida di progetti come il nostro, che per mantenere il più possibile libertà editoriale non adottano la raccolta pubblicitaria come fonte di finanziamento».
I contenuti di Raheem sono molti e si rinnovano spesso, interessante la serie chiamata «Verticale», dedicata all’approfondimento di singoli artisti (solo per citare gli ultimi: Boards of Canada, Irreversibile Entanglements, Devo, Sakamoto). Alla domanda sui punti di forza di una radio web rispondono così: «La rapidità e la leggerezza come le ha intese Italo Calvino. I limiti sono la difficoltà di raggiungere un pubblico vasto ancora legato alle Fm».

sopra il progetto F. H. Müller di Usmaradio (2021)

Abbraccia invece più generi musicali Fango Radio (www.fangoradio.com), vera e propria «voce» dell’underground italiano. Ospita regolarmente diversi protagonisti della scena – non solo musicisti, ma che critici, autori, ecc. – con trasmissioni che spaziano dal punk hardcore alla vaporwave passando per i field recordings. Nata a Pistoia nel 2019, Fango ha dato alle stampe la sua prima pubblicazione cartacea, una fanzine dedicata alla scena noise rock italiana. Si parlava prima però di radio generaliste, e sono molte le web radio che vi si rifanno per struttura e contenuti – tanto che, talvolta, iniziare come speaker in una di queste stazioni diventa un modo per fare il proprio ingresso nella professione approdando poi in una radio Fm. Impossibile citarle e rintracciarle tutte, tra le prime a trasmettere Radio Deegay, nata nel 2000 e riferimento per la comunità Lgbtq, oggi però propone solo flussi musicali dopo la rinuncia anni fa alle dirette. A Roma ci sono poi Radio Kaos Italy e Radio Elettrica, la prima trasmette su strada, in zona Tiburtina, ormai da 13 anni; la seconda nasce dall’esperienza di Prince Faster, tra i fondatori di Radio Rock 106.6, ha «traghettato» sul web tutti gli appassionati del mondo heavy che lo seguono.Il rapporto con l’arte e la politica, la relazione con la musica indipendente

FINORA, la politica ha fatto capolino in maniera tangenziale, attraverso il rapporto con i diritti d’autore, nello spirito di condivisione o nelle scelte editoriali. C’è però tutta una galassia di radio web in cui la politica è la spinta propulsiva per ritrovarsi dietro a un microfono. Negli anni se ne sono succedute tante, come Radio Pirata che trasmetteva dallo squat romano L38. Tra le più longeve, sempre a Roma, c’è Radio Sonar (www.radiosonar.net), nata nel 2003. «La scintilla è stata la straordinaria esperienza di Radio Gap, il network radiofonico di radio indipendenti italiane che aveva trasmesso in diretta dal G8 di Genova nel 2001. L’ispirazione alle radio libere degli anni ’70 ha avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la nostra visione» spiega il collettivo, che ragiona sulla sua evoluzione: «Nel corso degli anni, RadioSonar.net è cresciuta, ha occupato spazi virtuali e fisici come Sans Papiers, Scup e oggi i Magazzini Popolari. Non siamo espressione di una sola voce politica, ma uno spazio radiofonico che sia un ecosistema di più voci, talvolta anche fra loro dissonanti.

ALLA BASE della nostra idea restano fondanti i valori dell’antifascismo e antirazzismo». Dopo 20 anni di attività, cosa significa fare radio? «Può apparire semplice, ma nel corso degli anni la libertà di azione si è ristretta, anche a causa dell’innalzamento dei costi per le licenze per la tutela dei diritti d’autore. Servirebbe una riforma nazionale dei costi per la messa in onda costituendo un grande ed unico soggetto pubblico, e politico, che racchiuda tutte queste esperienze web radiofoniche, per aprire un tavolo di vertenza con le istituzioni e i soggetti che “tutelano” il diritto d’autore in Italia». Radio Sonar – per la quale, a livello di contenuti, la musica e l’informazione indipendente sono centrali – ha già fatto dei passi nella direzione della creazione di una rete, chiamata Gemininetwork.it: «Abbiamo dato vita insieme a Radio Sherwood di Padova, Lautoradio di Perugia, Radio Ciroma di Cosenza, Radio Grad di Pisa, Radio Rogna di Sarzana, Radio Città Aperta di Roma (trasferitasi sul web anni fa, nda) un progetto di una nuova comunità radiofonica che raduna tutte quelle esperienze che hanno nel dna la costruzione di una “migliore alternativa” per l’informazione e la condivisione di saperi». L’appuntamento, allora, è fuori dalla rete: il 22 settembre al Brancaleone, a Roma, per festeggiare i vent’anni di Radio Sonar. Ma prima, venerdì prossimo su queste pagine, con la prossima puntata di Fuori Onda.

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