Mi raccontate con parole vostre la storia del bambino viziato?
«Lui, il bambino, si chiamava Roy, un nome americano, inglese, perché lui è nato negli Stati Uniti. Cioè, in Canada, che è un paese degli Stati Uniti. In America». «Poi lui, Roy, era grassottello. Gli piaceva mangiare». «Io, maestro, mi sono accorto che questa storia è in rima. Per esempio, famiglia/meraviglia, grassottello/bello; ineducato/viziato, desiderava/comprata». «Sì, abbiamo capito! Anche coro/oro, lontano/indiano e tante altre. Sono tutte rime baciate». «È vero, sono tutte rime baciate. io non me ne ero accorta». «Comunque, la storia…. La storia della filastrocca, che poi è una storia, è che lui, Roy, non era proprio bellissimo perché un bambino grasso non è proprio bellissimo….» «ComeL.» «Ma io non sono grasso!» «Ragazzi, evitiamo di fare battute pensiamo al libro?» «Ma non è che lui è bruttino il problema. Perché Roy è anche molto maleducato… «Ineducato vuol dire maleducato?» «Sì, non educato». «E poi era anche viziato».

Cosa vuol dire che un bambino era viziato? Che un figlio è viziato? Avete mai sentito questa parola? Sapete cosa vuol dire?
«Io sì. Vuol dire che non era educato». «No, vuol dire che lui ha dei vizi: come fumare, per esempio. Fumare. mia madre dice sempre che fumare è un vizio e mio padre ha il vizio di fumare. Perché fumare fa male. Allora viziato, per me, vuol dire fare una cosa che fa male». «No, viziato vuol dire che lui voleva sempre comandare». «Per me viziato potrebbe essere che lui aveva sempre fame, perché poi lui è sempre grassottello. Magari gli piacciono i dolci…» «Io questa parola non ho capito bene cosa vuol dire però l’ho sentita dire anche delle altre colte». «Per me, se mi ricordo bene, viziato vuol dire che il bambino è un bambino sfaticato, che non vuole fare mai i compiti, non vuole fare fatica, non vuole fare nient’altro che guardare la play e giocare con la play e gli altri videogiochi sul tablet». «No, non so cosa vuol dire…. Subito non lo sapevo, ma dopo l’ho capito perché c’è scritto: se a Roy piaceva una cosa, suo padre gliela comperava subito. Lo accontentava subito». «Io mi sono accorto che nella lettura c’è il discorso diretto, maestro. Si sente sia la voce di Roy che quell’altra, sì, quell’altra del gentiluomo indiano…»

Guardiamo se sapete dirmi anche cosa vuol dire che Roy stava a meraviglia nella sua famiglia….
«Stare a meraviglia? E’ facile. Stare a meraviglia vuol dire che stava bene. Molto bene. Anche perché loro erano una famiglia ricca». «In America ci sono più famiglie ricche che in Italia perché loro sono più ricchi e più famosi». «La voce di Roy è quando dice: «Io chiedo se c’è qualcosa che non possiedo! Un animale voglia avere: io voglio un gigantesco formichiere». «Sì, è vero, ma dopo c’è il padre di Roy che risponde. Non ci sono solo le due voci del gentiluomo indiano e di Roy, ma anche di suo padre». «Io ho letto che questa storia è di Dahl, maestro. L’ho letto in fondo, è scritto in piccolo. È quello de Il dito magico. E anche del GGG». «Però questa non è una storia…. Cioè, è una storia ma è anche una poesia in rima».
«L’abbiamo già detto, in rima baciata». «Dopo va a finire che suo padre, come al solito, vista che suo figlio era viziato perché suo padre lo accontentava sempre, ha trovato quell’uomo indiano molto gentile che gli ha dato il formichiere».
«Però se lo è fatto pagare». «Sì, anche per me, perché le rupie devono essere una moneta. Forse una moneta indiana. Perché c’è scritto che il prezzo era quello e perciò il prezzo sono sempre dei soldi». «Se vizi troppo un bambino, mio padre dice che dopo diventa sfaticato, diventa delinquente».

Vi è piaciuta questa storia?
«A me no, preferivo il GGG. Però questa era più corta». «Anche a me non è piaciuta perché poi non è successo quasi niente». «Sì. A me sì. Mi piaceva che lui era un bambino viziato e suo papà gli comperava sempre tutto perché anche io vorrei avere un papà così. Un papà ricco che mi accontenta sempre».
«Per me se lui era un po’ più povero era meno grasso». «A me la storia è piaciuta perché era in rima baciata e aveva del ritmo. Poi anche i disegni mi sono piaciuti»