Sui sentieri della storia per festeggiare le Repubbliche partigiane
2 giugno in Friuli Le iniziative senza fanfare di Zone libere. Appuntamento ad Andreis dopo una camminata mattutina in Val Cellina
Festeggiare il 2 giugno senza armi e fanfare si può. C’è una piccola grande storia, nata in Friuli, che continua a crescere e a trovare nuova linfa. Ci sono i protagonisti di allora, che ci hanno regalato con la loro lotta la Repubblica e la Costituzione, e ci sono quelli nati dopo che questo lo sanno bene.
Davour la Mont (Dietro il monte) è un piccolo borgo del comune di Castelnovo del Friuli nella pedemontana pordenonese non lontano dal Tagliamento. Terra di emigrazione, abbandonato e distrutto dal terremoto del 1976, è rimasto per decenni nascosto dall’ombra fitta della vegetazione, con i muri diroccati coperti di edera e qualche vecchio gradino affondato nella terra. Alla fine degli anni ’30 del secolo scorso a Davour la Mont c’era la casa che ospitava un gruppo di garibaldini tornati dalla Spagna e c’era la casa di Virginia Tonelli, probabilmente la più importante esponente della Resistenza friulana. Lì, nel settembre del 1943, si costituì un nucleo partigiano e la casa di Virginia Tonelli divenne il comando tappa garibaldino e di selezione delle reclute mentre tutto il paese fu punto di riferimento e luogo di rifugio durante i rastrellamenti nazifascisti. Sono anche i mesi della Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, la più vasta zona libera d’Italia, e Davour la Mont è proprio là, nell’alta valle del torrente Arzino.
Virginia Tonelli, “Luisa”, era la staffetta partigiana che collegava il Comitato garibaldino del Monte Ciaurlec, la Federazione friulana del Pci e il Cln di Udine. «Mi spaventa l’idea di non riuscire a tenere la bocca chiusa se mi arrestano», diceva ma, catturata dai tedeschi, incarcerata e torturata per dieci giorni non parlò. Venne uccisa nella Risiera di San Sabba a Trieste, arsa viva si dice, e del suo corpo non si trovò mai più traccia. Sulla sua casa a Davour la Mont è rimasta una targa a ricordarla ma c’è anche una nuova iscrizione affissa per gli 11 fratelli Tonelli che, dopo la Spagna e la Francia e Ventotene, vollero offrire il loro lavoro alla resistenza friulana. Quello che per i fascisti era il “covo dei briganti”, scomparso nella vegetazione, rivede i raggi del sole ed è di nuovo raggiungibile: la sezione Anpi dello Spilimberghese, con tanti volontari, ha recuperato i vecchi sentieri, disboscato, ripulito, spostato pietre, ricostruito muri. Due anni di lavoro per riportare alla luce la borgata resistente «perché quella storia resti per sempre la nostra». Un percorso di memoria e di riavvicinamento al territorio,
Da quella esperienza è nata Zone Libere che raccoglie tante associazioni e molte sezioni dell’Anpi e dell’Arci della regione per organizzare iniziative che riconducano al presente le esperienze, i sogni, le lotte di quegli anni. E da Zone Libere è germogliato Orme Ribelli, un nutrito gruppo di escursionisti che ripercorrono i sentieri della storia per incontrare le nuove resistenze, i sentieri migranti, le piccole realtà agricole, le servitù militari, il rispetto per la terra. Ogni volta, zaini in spalla, tantissimi giovani in cammino.
Così scrive Zone Libere a proposito del 2 giugno: «Nel giorno della Festa della Repubblica Italiana festeggiamo le Repubbliche Libere Partigiane, e in particolare la Zona Libera sorta tra la Carnia e la pianura friulana durante l’estate del 1944. In una giornata in cui si vorrebbero esaltare nazionalismo e militarismo scegliamo di tornare tra le montagne ed i luoghi che videro nascere e diffondere la Resistenza per solcare le orme dei ribelli di allora, incrociare sguardi, desideri e corpi per prendere lo slancio per le lotte di domani».
Anche oggi Zone Libere festeggia le Repubbliche partigiane con tante iniziative nel paese di Andreis dopo una camminata mattutina in Val Cellina. In programma anche l’incontro con lo scrittore sloveno Anton Špacapan Voncina che presenta il suo romanzo, scritto in italiano, Il figlio della Lupa, ambientato a Cepovan, paese di confine, 18 chilometri da Gorizia, dove Mussolini mandò due funzionari a «mettere ordine» perché non tutti gli abitanti si adattarono subito al dover parlare esclusivamente italiano e i bambini restavano sgomenti nel trovare un uomo in orbace al posto del loro maestro. Un paese dove la storia ha moltiplicato i cimiteri, le 12 battaglie dell’Isonzo nella prima guerra mondiale e poi ancora fatica e resistenza con l’occupazione italiana e poi il Terzo Reich. Un paese da incontrare e questo è successo con la camminata di Orme Ribelli il 10 febbraio scorso (giorno del ricordo).
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