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Strage di via D’Amelio, Meloni non partecipa alla fiaccolata

Strage di via D’Amelio, Meloni non partecipa alla fiaccolata

Antimafia Per motivi di ordine pubblico. Salvatore Borsellino: «La premier censuri Nordio»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 luglio 2023

Niente stampa alla cerimonia ufficiale per la strage di via D’Amelio. A sorpresa la questura di Palermo, ieri sera, ha comunicato che i giornalisti non potranno accedere nella caserma della polizia dove la premier Giorgia Meloni stamattina depone una corona davanti alla lapide in memoria degli agenti di scorta assassinati: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Eppure era stata la stessa questura con due mail in giorni diversi a sollecitare l’invio dei nominativi dei cronisti che avrebbero seguito la commemorazione. Un episodio che si aggiunge al clima, non certo sereno, che si respira in città da qualche giorno.

EVIDENTEMENTE gli strascichi di quanto accaduto il 23 maggio, quando i manifestanti erano stati caricati dalla polizia in antisommossa nei minuti finali della giornata di commemorazione della strage di Capaci, ci sono ancora. La premier, secondo le informazioni raccolte, parteciperà soltanto alle iniziative istituzionali. Si dà per certo che non sarà presente alla tradizionale fiaccolata organizzata in serata dalla destra per motivi di ordine pubblico per evitare eventuali contestazioni, mentre dagli ambienti di FdI filtra che non è escluso che possa recarsi nell’arco della giornata in via D’Amelio. Nel luogo dell’attentato del 19 luglio del ’92, dove fu ucciso il giudice Paolo Borsellino, ci sarà certamente Elly Schlein. Le due leader non si dovrebbero incrociare, ma nulla è scontato. Certo è che l’attenzione da parte delle forze dell’ordine è massima, dopo le manganellate di maggio. Si sa che dopo la deposizione della corona, la presidente del consiglio farà visita alle tombe di Giovanni Falcone nella chiesa di San Domenico e di Paolo Borsellino nel cimitero di Santa Maria di Gesù. Poi presiederà il Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura, alla presenza del prefetto Maria Teresa Cucinotta, del capo della procura Maurizio de Lucia e dei vertici delle forze dell’ordine. Probabile che partecipi anche alla messa officiata dall’arcivescovo Corrado Lorefice nella chiesa di Santa Maria in piazza della Pietà alla Kalsa, dove Falcone e Borsellino giocavano da bambini.

IN VIA D’AMELIO Elly Schlein arriverà nel pomeriggio per partecipare al minuto di silenzio assieme alle Agende rosse di Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato, nell’ora esatta della deflagrazione di 31 anni fa: le 16.58. La segretaria Dem troverà anche i manifestanti del corteo promosso dalla Cgil e da altre associazioni e movimenti di sinistra con lo slogan «Basta Stato-mafia». Non ci sarà la Cisl, che ha preso le distanze dall’iniziativa ma sarà in via D’Amelio con i propri dirigenti. Il serpentone partirà alle 15 dall’albero Falcone, in via Notarbartolo, proprio dalla strada, dove lo scorso 23 maggio nei minuti finali della giornata di commemorazione della strage Falcone, ci furono gli scontri tra alcuni manifestanti e la polizia in tenuta antisommossa che respinse chi voleva raggiungere il palco dove Maria Falcone stava parlando per chiudere le celebrazioni. Un episodio che ha creato uno strappo tra il comitato promotore del corteo autorizzato e la questura. Lunedì, durante un colloquio, Salvatore Borsellino ha assicurato al questore Leopoldo Laricchia che «non ci saranno disordini». Poi ieri è arrivata la notizia dell’imminente cambio di guardia al vertice della Questura di Palermo. Sarà guidata dall’ex capo della squadra mobile Vito Calvino, nominato dal Consiglio dei ministri. Per Laricchia l’incarico all’ispettorato della Camera dei deputati. Altrettanto chiaro è stato Salvatore Borsellino nel ribadire un concetto: «Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli. Ho promesso che non avrei più permesso simboli di morte laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre e dove intendo realizzare un Giardino della pace».

NEL MIRINO delle Agende rosse c’è il ministro della giustizia Carlo Nordio: «Le sue esternazioni – attacca il fratello del magistrato -, al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare gli strumenti necessari a combattere la criminalità organizzata». E «se avrò modo di incontrare il premier Meloni – aggiunge – le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino e le esternazioni di un suo ministro che promette di smantellare la legislazione antimafia attaccando proprio l’articolo del concorso esterno in associazione mafiosa eliminando il quale la quasi totalità dei processi per mafia verrebbero ad essere annullati. Io da Giorgia Meloni non mi aspetto parole ma fatti. Lo censuri o lo faccia uscire dal governo come si merita». E con rammarico aggiunge: «L’antimafia non si è spaccata oggi, le varie organizzazioni non hanno lavorato all’unisono anche perché si occupano di cose diverse. Libera di beni confiscati, le Agende rosse di giustizia e verità. Purtroppo quello che mi ha addolorato in questo ultimo anniversario è chi ha trovato la maniera di attaccare i movimento delle Agende rosse, predicando che non ci siano divisioni».

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