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Stefano Cucchi, processo alla vittima

Stefano Cucchi, processo alla vittimaIl processo a Stefano Cucchi – Eidon

Giustizia I pm: condanne per tutti gli imputati. Ma in aula giudizi pesanti sul 31enne pestato e lasciato morire in ospedale

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 9 aprile 2013

Stefano Cucchi morì di fame e di sete. Nella «assoluta indifferenza» dei sanitari che avrebbero avuto il dovere di assisterlo. Anche se «le lesioni provocate dagli agenti penitenziari nelle celle di piazzale Clodio hanno avuto una valenza meramente occasionale sul piano della morte, non consequenziale». Fanno già molto discutere queste conclusioni della pubblica accusa nel processo per la morte di Cucchi.

Questo nonostante la richiesta di condanna per tutti gli imputati a pene comprese fra i 6 anni e 8 mesi di reclusione al primario dell’ospedale Pertini, Aldo Fierro, e i 2 anni agli agenti penitenziari Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici. Passando per i 6 anni ai medici Stefania Corbi e Flaminia Bruno, 5 anni e 6 mesi ai medici Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo, 2 anni al medico Rosita Caponetti e 4 anni ai tre infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.

I fatti emersi nel corso delle udienze processuali sono stati ripercorsi dai pm Barba e Loy: Stefano Cucchi fu picchiato nelle celle del tribunale dagli agenti; fu ricoverato al Pertini senza che ce ne fosse bisogno, solo per isolarlo dal mondo, dal suo avvocato difensore e dagli stessi familiari; morì perché abbandonato a se stesso.

Stefano è passato in sette giorni attraverso undici istituzioni pubbliche, dalla prima caserma dei carabinieri fino al reparto detentivo dell’ospedale Pertini, non trovando mai soccorso e cura ma al contrario abusi, violenze e abbandonoLuigi Manconi

Ma le ripetute osservazioni sul giovane sotto effetto di droga e magrissimo («una magrezza patologica simile ai prigionieri di Auschwitz», dice il pm), che soffriva di crisi epilettiche, e che «andava al pronto soccorso due volte l’anno» (di più: «Cucchi non era un giovane sano e sportivo – ha detto il pm Loy – era un tossicodipendente da vent’anni, con gravi conseguenze sugli organi»), hanno provocato l’immediata reazione sia di Ilaria Cucchi che di Luigi Manconi: «Per l’ennesima volta un processo destinato ad accertare i responsabili della morte di una persona privata della libertà – ha subito osservato Manconi – si è trasformato nella requisitoria dei pm nella stigmatizzazione della vittima, e in una pesante critica nei confronti dei suoi familiari. La pubblica accusa ha parlato di ’processo mediatico’, sorvolando sul fatto che difficilmente poteva essere altrimenti: si tratta della morte tragica di un 31enne, passato in sette giorni attraverso undici istituzioni pubbliche, dalla prima caserma dei carabinieri fino al reparto detentivo dell’ospedale Pertini, non trovando mai soccorso e cura ma al contrario abusi, violenze e abbandono».

Sulla stessa linea Ilaria Cucchi, che con la famiglia ha sempre denunciato che Stefano fu anche vittima di un pestaggio, fatto confermato in aula dal compagno di cella Samura Yaya, pure definito «testimone oculare credibile».

«Non posso accettare che non sia riconosciuta la verità su quello che è successo a Stefano – commenta Ilaria Cucchi – tutti sanno la verità, speravo che entrasse anche nell’aula di giustizia. Ripongo nella Corte tutta la mia fiducia perché ogni risposta non coerente con quanto accaduto a Stefano, ogni risposta ipocrita, non la possiamo accettare».

«Tutte le istituzioni si sono voltate dall’altra parte. Spero nella giustizia» Ilaria Cucchi

«L’atteggiamento di oggi in aula – attacca ancora Ilaria Cucchi – è coerente con quello che è stato l’atteggiamento della procura. Tanto che viene da chiedersi chi sono gli imputati nel processo per la morte di mio fratello. I medici avrebbero potuto salvare mio fratello e non lo hanno fatto, si sono voltati dall’altra parte e non si può far finta di niente. Come non si può far finta che Stefano sarebbe finito in quell’ospedale per cause che non c’entrano con il pestaggio».

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