Spagna, la porta dell’immigrazione verso il vecchio continente
Il flusso è in costante crescita, nonostante la crisi La Spagna è la porta dell’immigrazione verso l’Europa. I dati sul flusso migratorio regolare sono eloquenti e indicano una tendenza in continuo rialzo dal 1999, anno del boom economico iberico: […]
Il flusso è in costante crescita, nonostante la crisi La Spagna è la porta dell’immigrazione verso l’Europa. I dati sul flusso migratorio regolare sono eloquenti e indicano una tendenza in continuo rialzo dal 1999, anno del boom economico iberico: […]
La Spagna è la porta dell’immigrazione verso l’Europa. I dati sul flusso migratorio regolare sono eloquenti e indicano una tendenza in continuo rialzo dal 1999, anno del boom economico iberico: se alle soglie del terzo millennio la popolazione immigrata era pari all’1,86%, oggi – nonostante la crisi che sta facendo rifare le valigie a molti – la presenza di immigrati nel paese ammonta a circa il 12%. Nel decennio 2000-2010 la Spagna ha assorbito più di un terzo delle migrazioni verso il vecchio continente, collocandosi, in questo periodo, tra i primi paesi dell’Ocse quanto a numero di immigrati accolti.
Il flusso irregolare, sebbene difficile da quantificare, segue la stessa tendenza e colloca la Spagna tra i primissimi paesi ricettori a livello continentale. Sebbene gran parte dell’immigrazione irregolare entri legalmente per via aerea dall’America latina (salvo poi restare alla scadenza del visto), un numero non trascurabile di migranti penetra attraverso le coste della cosiddetta frontera sur (Andalusia, Canarie e le enclave spagnole in terra marocchina di Ceuta e Melilla, unico confine della Unione europea in Africa, oggetto di periodiche contese col Marocco).
Secondo le stime del ministero degli Interni, nel 2012, sono state 2.841 le persone che avrebbero tentato l’accesso in terra spagnola attraverso Ceuta e Melilla, pur essendo entrambe separate dal territorio marocchino da recinzioni metalliche alte sei metri, fortificate con filo spinato e presidiate su entrambi i lati dalla polizia dei due paesi. Il muro – costruito nel 1995 col il contributo di 30 milioni di euro della Ue – «rappresenta anche una chiusura nei confronti dei problemi dell’Africa . La questione dell’immigrazione – spiega Manuel Sobrino, portavoce dell’associazione in difesa dei diritti dei migranti Red Acoge – non si può affrontare costruendo barriere ma con dialogo ed apertura».
L’ultimo tentativo di scavalcare la recinzione è avvenuto nelle scorse settimane, quando centinaia di persone tra Ceuta e Melilla hanno preso d’assalto la rete. Eppure l’ingresso attraverso le due enclave non è la via più battuta dai migranti provenienti dall’Africa, che giungono in Spagna per lo più via mare, attraverso lo stretto di Gibilterra. Il motivo – spiega Inés Díez de Frutos, legale di Red Acoge, è che «le due enclave sono territorio Ue ma non fanno parte dell’Area Schengen. Quindi, una volta lì, gli immigrati restano bloccati senza poter né tornare indietro né raggiungere il continente. La via di Ceuta e Melilla – spiega l’avvocato – è un ripiego scelto solo da quelle persone che non possono pagare la traversata via mare».
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