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Sostanza densa a fumetti, umanità sull’orlo dell’abisso

Sostanza densa a fumetti, umanità sull’orlo dell’abissoUna tavola da «Sostanza densa» di TommyGun Moretti

Intervista TommyGun Moretti parla del suo ultimo libro e del Progetto Stigma

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 11 gennaio 2020

Uno dei ricordi migliori che ho di AkaB, è quello di una conversazione fugace su qualcosa che «bolliva in pentola», fuori dal padiglione Napoleone, durante un Lucca Comics di un paio di anni fa. Era sorridente e soddisfatto, di buon umore: si delineavano allora i tratti di Progetto Stigma, il collettivo di editori-autori che avrebbe fatto dell’indipendenza la propria casa, il proprio principio fondante e anche la propria fortuna. Nato da una comunione di intenti tra autori e la torinese Eris Edizioni, il progetto ha l’obiettivo di produrre opere dalla forte personalità artistica e autogestire ogni aspetto della produzione, con il nobile scopo di riportare l’autore al centro del proprio lavoro aumentando sensibilmente il suo compenso, attraverso un sistema di prevendita, associata a un contenuto speciale.
Con Tommy Gun Moretti, autore dell’ottavo titolo prodotto dal collettivo, abbiamo parlato del suo libro Sostanza Densa e dell’intero meccanismo di Stigma.

La sostanza densa del titolo è un fenomeno che si impossessa degli umani, li sfigura e li uccide in modo atroce, un’entità pronta a sterminarci. Sebbene il libro possa inserirsi in un filone fantastico-apocalittico, c’è un riferimento a una minaccia reale che ci riguarda tutti?
In realtà non ho avuto in mente una minaccia in particolare ma la sensazione che si prova a vivere sotto minaccia. La Sostanza Densa del libro è un liquido ma anche un essere vivente, totalmente al di fuori del nostro mondo, che prova ad entrare nelle maglie del reale come un elefante in un negozio di cristalli. È un animale. Il suo potere è inconsapevole ma spaventoso, e gli unici coscienti della sua potenza, quella di esaudire qualsiasi desiderio ben formulato, sono gli esseri umani. Gli umani da sempre predano l’animale più grosso, benché minaccioso, ad ogni costo, compiendo le peggiori atrocità perché bloccati nell’allucinazione di gloria della realizzazione personale.

L’unico che può contrastare questo fenomeno è Antenna, un supereroe ispirato a un omonimo personaggio dei fumetti, che ha in mano il destino di tutti. Ci parli di questa figura in bilico tra l’immaginario collettivo e la realtà della storia? La salvezza che aspettiamo può solo venire da un mondo fantastico?
Il personaggio di Antenna, nella storia, scompare più o meno nel momento in cui subentra il lettore. In questo modo resta difficile farsi un’opinione del supereroe se non attraverso l’immaginario pop collettivo. Ne esce fuori una figura ambigua, mitologica, incomprensibile. Per noi che non lo conosciamo sembra sin da subito non essere all’altezza del compito ma assistiamo alla fiducia cieca della popolazione che aspetta passivamente un salvataggio scritto nelle stelle, un lieto fine da racconto per ragazzi. Rispondendo alla seconda domanda, non so, dipende da cosa intendiamo per salvezza.

Nel mondo che racconti i bambini vengono educati al credo dei desideri: è una versione romanzata dell’individualismo più sfrenato o del capitalismo più bieco?
Proprio in questo periodo stiamo assistendo a un vero e proprio smantellamento sistematico dei luoghi di collettività, anche storici, che da anni sviluppano armonia nel territorio attraverso eventi, mercati popolari, corsi di formazione. È impossibile pensare di mettere in piedi un luogo del genere senza gli enormi sacrifici gratuiti di chi ci lavora. Attaccare questi spazi significa minare le fondamenta del nostro vivere sociale, avviando la popolazione ad una vita di pratiche private e sempre più esclusive e costose, dove nell’assurdità della situazione viene guardato con sfiducia chi prova a fare qualcosa per un altro che non sia sé stesso. Non tutti vanno in giro con un coltello in tasca, non ancora e per fortuna. Nel mondo che racconto i bambini vivono il passaggio successivo, quello con il coltello.

I protagonisti sono estremamente contemporanei: madre e figlia (Laura e Sara) e i due «aiutanti» (Stefano e Andrea) sono ben definiti nella loro individualità. Quanto è importante tracciare un ritratto psicologico intimo in mezzo a un’emergenza collettiva?
Ritengo che un’emergenza collettiva sia il fattore scatenante e allo stesso tempo il motivo per il quale viene a crearsi un ritratto psicologico particolare, in ogni caso ipersensibile all’ambiente circostante. Trovo molto stimolante raccontare dinamiche tra personaggi motivate da un modo di vedere la realtà in maniera personale, immaginarne poi i dialoghi, le discussioni che si vengono a creare e le discrepanze nella percezione del reale.

Il racconto si concentra su una giornata e i flashback sono organizzati in pagine in b/n; inoltre appaiono pagine del fumetto di Antenna a corredare l’azione centrale. Come hai pensato e organizzato questa struttura composita?
Trovavo complicato dover interrompere la situazione di crisi della storia per raccontare la società nella quale sono immersi i personaggi. Al contempo avevo la necessità di far conoscere i protagonisti per le scelte che avrebbero fatto nel futuro, suggerendo un motivo scatenante e necessario da lasciare sviluppare al lettore senza bisogno di spiegazioni. Le pagine del fumetto di Antenna servono a mantenere l’attenzione sul grande assente del racconto, che è appunto Antenna.

C’è stato un film, un libro, una conversazione che ha influito in modo particolare sull’idea di questa storia e sulla sua realizzazione?
Sicuramente Stalker, film di Tarkovskij, e Picnic sul ciglio della strada il romanzo dei fratelli Strugackji da cui è tratto. Entrambi vanno a creare insieme un universo narrativo complesso: nel primo si prende tempo sul tema dell’individualità e sulla futilità delle contingenze personali e le trappole sono mentali ed estremamente terresti; il libro, è molto più avventuroso, le trappole sono reali ma fantastiche, extraterrestri e qui gli umani subiscono un attacco fisico diretto.

Ci parleresti del tuo percorso e di come sei approdato a Progetto Stigma?
Il mio percorso personale è sempre stato all’interno di un gruppo, un collettivo: prima CZBBL poi «Uomini nudi che corrono», di cui faccio parte. Contribuisco ad organizzare il Ratatà Festival insieme ad amici e faccio parte della redazione di Capek, associazione a delinquere composta da Afa, Ctrl magazine, Uncc, Puck! e Strade Bianche di Stampa Alternativa. Probabilmente Progetto Stigma è stato l’approdo naturale per la mia attitudine a lavorare in gruppo ma anche per l’effetto magnetico di AkaB che me ne parlò ad un Borda Fest di qualche anno fa. Da anni seguo con passione il lavoro di tutti i membri di Progetto Stigma e Eris Edizioni e mi rende pieno di orgoglio avere qualcosa in comune con loro. Poi siamo amici.

Come funziona e quando termina il preordine del tuo libro? Cosa ne pensi di questo sistema?
Sostanza Densa è in preordine dal 12 dicembre al 23 gennaio 2020. Per chi acquista il libro in questo periodo, riceverà insieme a Sostanza Densa lo special Antenna! in omaggio, un volume extra sceneggiato da Gnomo Speleologo che approfondisce la figura del supereroe e il suo ruolo estremamente pop nel mondo in cui si svolge la storia. Lo special è anche un oggetto personale di uno dei personaggi di Sostanza Densa di cui non conosciamo il passato e chiarisce dubbi marginali rimasti in sospeso nel racconto. La sensazione sarà di avere tra le mani qualcosa di rubato.
Fin da subito ho trovato questo sistema molto interessante perché lo special dà anche la possibilità di creare qualcosa di sperimentale, che sia legato o no al libro principale, nel quale l’autore fa un vero e proprio regalo a chi ha sostenuto il progetto con la prevendita.
Altra cosa fondamentale è che preordinando il libro è possibile ridurre o saltare alcune percentuali di distribuzione, portando l’autore a ricevere il 30% sul prezzo di copertina.

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