Renato Soru, lei si è dimesso dal Pd, di cui è uno dei fondatori e di cui ha condiviso molte scelte sia a livello nazionale sia a livello locale. Perché lo ha fatto?

Sono stato tra le cento persone che hanno fondato il Pd. Ho creduto al progetto di Romano Prodi, gli ho consegnato la mia passione e la mia voglia di partecipazione politica. Ho portato Progetto Sardegna, il movimento da me fondato nel 2004, nel nuovo partito.

Ma il Pd mi ha deluso, non è più quella forza che voleva proporre un progetto di governo proprio, progressista e innovatore. In questi anni ha compresso la dialettica interna. Ha rinunciato al ruolo di guida del centrosinistra. Da partito leader è diventato gregario, per obiettivi nazionali ed elettorali che nulla hanno a che fare con il bene della nostra regione. Non potevo che prendere un’altra strada.

Vediamo il programma partendo dal tema dell’autonomia: la Regione Sardegna è ad autonomia speciale. Servono maggiori poteri? Lo Statuto va rinegoziato?

In questi giorni la nostra autonomia è sotto attacco. Il ddl Calderoli cancella la specialità e ne assegna una più forte alle Regioni ordinarie. E lo fa per favorire le Regioni del nord e spezzare unità e coesione nazionale. Per me invece è urgente un rafforzamento dell’autonomia.

Avremmo bisogno di guidare noi le politiche in tema di trasporti, di energia, di gestione dei beni culturali. E potremmo ottenere ciò senza rinegoziare lo Statuto, che sarebbe un processo lungo, perché lo Statuto è una legge costituzionale. Basterebbe concordare con lo Stato le norme di attuazione dello Statuto e ottenere maggiori competenze in tempi rapidi. Serve però una Regione che possa trattare a testa alta con lo Stato, guidata da un presidente che sappia difendere gli interessi dei sardi.

Basi militari: i movimenti indipendentisti, presenti in entrambe le coalizioni che occupano l’area del centrosinistra, sostengono che vanno chiuse. Lei è d’accordo?

Dalla fine del secondo conflitto mondiale a oggi, la guerra in Italia si è svolta sempre e solo in Sardegna, sulle nostre spiagge, nelle nostre campagne. Nel 2004 la giunta da me presieduta ottenne la chiusura della base americana della Maddalena. Stavamo per arrivare anche alla dismissione di Teulada, ma il governo guidato da Prodi cadde prima. Oggi la situazione è peggiorata.

Renato Soru
Crosetto ha detto che vuole ampliare i poligoni in Sardegna e che nelle basi potrebbero finire le scorie nucleari. Sarebbe invece ora di liberare le popolazioni

Il ministro della Difesa Crosetto ha detto che vuole ampliare i poligoni in Sardegna e che nelle basi potrebbero finire le scorie nucleari. Da settant’anni anni siamo il bersaglio delle esercitazioni militari, italiane e di mezzo mondo, e il governo vuole che nulla cambi. Sarebbe invece ora che, come prevede la legge sulle servitù militari, qualcuno ci desse il cambio, e che liberassimo le popolazioni delle aree dei poligoni, alle quali oggi è negata la possibilità di avere un futuro diverso.

Lavoro e modello di sviluppo: quali le scelte di fondo per i prossimi cinque anni?

Negli ultimi anni la Regione ha tenuto in cassa, non spesi, tre miliardi di euro, a cui si sommano quasi otto miliardi di fondi europei straordinari. Con queste risorse possiamo avviare la transizione verde e quella digitale, mettendoci alla pari con il resto d’Europa e attivando posti di lavoro che non siano solo specialistici o riservati agli informatici.

Abbiamo un patrimonio forestale senza eguali in Italia, che possiamo mettere a reddito con i carbon credit. Vogliamo che la Sardegna sia il parco verde dell’Europa e del Mediterraneo, un’isola sostenibile e circolare dove tutto possa essere differenziato e riutilizzato, l’isola della biodiversità.

Energia: più gas, come vorrebbe la destra, o più rinnovabili?

Trovo sbagliata e in ritardo la realizzazione di un metanodotto che attraversi tutta la Sardegna da Porto Torres a Portovesme, al servizio di una fonte energetica ormai in dismissione. È l’obiettivo della destra. Io sono invece per la transizione verso le rinnovabili, sottraendo però il processo autorizzativo al controllo dei ministeri romani, interessati solo alle quantità promesse in sede europea.

Non è ammissibile che siano trascurati aspetti fondamentali come la tutela del paesaggio e l’equa distribuzione dei benefici, che devono essere a favore dell’intera società sarda, non della rendita parassitaria.

Per questo propongo che la scadenza delle concessioni delle nostre centrali elettriche del 2029 venga riportata nella disponibilità dell’amministrazione regionale. Propongo anche un’Agenzia regionale per l’energia che assicuri la produzione dell’energia necessaria ad abbattere la bolletta della pubblica amministrazione, delle imprese e delle famiglie e che promuova la realizzazione di nuove attività economiche grazie alla presenza di energia rinnovabile a basso costo.

Sardegna, urne aperte il 25 febbraio

Mancano poco più di due settimane alle regionali in Sardegna, dove il 25 febbraio gli elettori saranno chiamati a scegliere il successore del sardo-leghista Christian Solinas. A contrastare la destra, guidata dal sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (FdI), il centrosinistra diviso in due tronconi: il campo largo a trazione Pd-M5S che ha come leader la pentastellata Alessandra Todde, sottosegretaria allo Sviluppo economico nei governi Conte 2 e Draghi, e la Coalizione Sarda, che ha scelto come candidato Renato Soru, presidente di Tiscali e governatore dell’isola dal 2004 al 2009.

A sostenere Todde uno schieramento che comprende Pd, M5S, Progressisti, Alleanza Verdi Sinistra, Sinistra Futura, Uniti per Alessandra Todde, Psi, Orizzonte Comune, Demos e gli indipendentisti di A Innantis e di Fortza Paris. Con Soru, Progetto Sardegna (la lista del leader), i calendiani di Azione, +Europa, Rifondazione comunista, i cattolici dell’Upc, Sardegna chiama Sardegna e tre sigle indipendentiste: Liberu, Indipendentzia Repubrica de Sardigna e ProgReS. I Rosso Mori, un’altra formazione indipendentista, corrono da soli a sostegno della candidata presidente Lucia Chessa.