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«Sono colpevole», Joshua Wong attenderà la sentenza in carcere

«Sono colpevole», Joshua Wong attenderà la sentenza in carcere

Hong Kong Insieme a lui anche i due attivisti Agnes Chow e Ivan Lam hanno riconosciuto le loro responsabilità per il reato di istigazione e partecipazione alla manifestazione non autorizzata

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 24 novembre 2020

Poche ore prima del processo che si è tenuto ieri a Hong Kong, Joshua Wong, volto noto del movimento democratico dell’ex colonia britannica, ha reso noto che in udienza si sarebbe dichiarato colpevole di aver organizzato lo scorso anno una protesta non autorizzata fuori dal quartier generale della polizia. Insieme a lui anche i due attivisti Agnes Chow e Ivan Lam hanno riconosciuto le loro responsabilità per il reato di istigazione e partecipazione alla manifestazione non autorizzata.

All’inizio avevano dichiarato di volersi difendere dalle accuse per assenza di prove, ma con i loro avvocati hanno optato per un’ammissione di colpevolezza. Un cambio concordato con la difesa per invitare il giudice a tenere conto della loro giovane età e del fatto che non c’è stata alcuna violenza durante la protesta. Ma non è servito. I tre sono sottoposti a custodia cautelare e saranno processati il prossimo 2 dicembre, quando potrebbe scattare una pena fino a tre anni di reclusione. L’eventuale carcerazione di Wong indebolirebbe il movimento democratico della città, già fiaccato dalla Legge sulla sicurezza nazionale per cui sono detenute 31 persone.

A differenza di quanto fece nel corso dell’Umbrella Revolution del 2014, Wong ha mantenuto un profilo più basso durante le manifestazioni dello scorso anno; tuttavia, il suo continuo attivismo non piace al Pcc, che lo vede come una pedina dei Paesi stranieri. Da tempo il giovane attivista difende le sue posizioni in tribunale, denunciando l’erosione dell’autonomia del sistema giudiziario di Hong Kong.

Nel 2019, Wong è rimasto in carcere per due mesi dopo una condanna per oltraggio alla corte; lo scorso settembre è stato rilasciato su cauzione dopo le accuse di aver partecipato alla manifestazione non autorizzata per commemorare gli eventi di Piazza Tiananmen di Pechino e di aver violato, in quell’occasione, la legge che vieta l’uso delle maschere durante i raduni pubblici. Con la scusa della pandemia e della legge sulla sicurezza, la polizia della città utilizza misure più aggressive per indebolire il movimento di protesta. Prima di essere scortato in carcere, l’attivista ha scritto su Twitter che l’attenzione dovrebbe andare invece ai 12 giovani hongkonghesi detenuti da mesi a Shenzhen, dopo essere stati fermati dalla polizia cinese in fuga verso Taiwan.

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