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Slow Food esorta il G7: «Dieci punti per un cibo buono, pulito e giusto»

Agricoltori parte di Slow FoodAgricoltori parte di Slow Food

DAL 26 AL 30 SETTEMBRE, TERRA MADRE A TORINO «Falso mito della crescita infinita, consumismo, spreco e sfruttamento dei lavoratori. Cambiare rotta per l’agroecologica»

Pubblicato 25 giorni faEdizione del 19 settembre 2024

Riaffermare il ruolo dell’agricoltura nella produzione di cibo di qualità e nella gestione dei territori»: questo l’obiettivo principale dichiarato dal Ministro Lollobrigida per il G7 Agricoltura che si terrà a fine mese. Allora sarà necessario stabilire alcune premesse che riteniamo fondamentali per concretizzare le dichiarazioni di alto profilo in risposte efficaci e audaci.

PER SLOW FOOD È IL VALORE DEL CIBO, non il suo prezzo di vendita, ma il suo valore, che deve essere messo al centro delle agende politiche globali. Il valore del cibo che è elemento centrale per assicurare diritti fondamentali per tutti gli esseri umani e chiave di volta per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite.

QUESTA È L’ESORTAZIONE AI POTENTI del mondo, come si definiscono, che parte da Terra Madre – o l’Onu dei contadini, come è stata ribattezzata da molti osservatori – che si riunisce a Torino dal 26 al 30 settembre (gli stessi giorni del G7). Un’esortazione che arriva da oltre 3 mila rappresentanti della produzione di cibo buono pulito e giusto del mondo, esponenti di un’economia (come governo “nomia” della casa “oikos“) che rispetta gli ecosistemi, gli esseri umani, una moltitudine che ogni due anni si incontra, dialoga, elabora, si confronta a Torino, Parco Dora. Esponenti di un’agricoltura non marginale come la si dipinge, ma che sfama la maggior parte degli abitanti del mondo.

DONNE E UOMINI PROVENIENTI DA 120 Paesi e centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo per un’edizione che ruota intorno a una frase che non è un semplice slogan: We Are Nature. È evidente che il nostro modello di sviluppo sta erodendo le risorse naturali e la biodiversità senza restituire benessere ai cittadini, perché è basato su principi insostenibili: il falso mito della crescita infinita legato alla distorta idea di risorse naturali infinite, l’iper produttivismo, il consumismo, lo spreco e lo sfruttamento dei lavoratori. Non è perpetrando il modello che ci ha condotto qui che potremo intervenire efficacemente: serve un coraggioso slancio verso il cambiamento, una nuova relazione con la natura e la pervasiva diffusione di pratiche agroecologiche.

Nello specifico, con la lettera inviata ai Ministri del G7, Slow Food fissa alcuni punti sui quali chiede ai governi di impegnarsi:

1. SOSTENERE LE AZIENDE CHE PRODUCONO secondo pratiche agroecologiche, preservando e rigenerando suolo e biodiversità, risparmiando risorse idriche

2. SUPPORTARE CHI ALLEVA RISPETTANDO gli animali, chi tutela ecosistemi fragili e presidia aree marginali, salvaguardando biodiversità e fertilità

3. RENDERE OBBLIGATORIA L’EDUCAZIONE alimentare per le scuole di ogni ordine e grado e promuovano un servizio di ristorazione collettiva basata su prodotti freschi, locali e di qualità, e che combatta lo spreco alimentare

4. ATTUARE POLITICHE VINCOLANTI che rimodellino le dinamiche della catena alimentare, garantendo informazioni trasparenti e complete ai consumatori, definendo criteri minimi di sostenibilità per gli acquisti pubblici di cibo, sostenendo la vendita diretta e i mercati dei produttori.

5. CONCRETIZZARE LE POLITICHE necessarie per riconoscere un giusto prezzo agli agricoltori che producono cibo nel rispetto del suolo e della salute dei consumatori.

6. REGOLAMENTARE TUTTI GLI OGM, svolgendo appropriate valutazioni dei rischi e garantendo ai consumatori trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera. Slow Food è favorevole alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnica, ma pretende che sia principalmente pubblica, accessibile, orientata verso il bene comune e le vere esigenze dei territori e delle comunità.

7. PROMUOVERE POLITICHE ECONOMICHE e commerciali che garantiscano la sovranità alimentare a tutti i popoli e che evitino di esportare nel sud del mondo le esternalità negative del sistema alimentare occidentale, come la deforestazione per produrre mangimi e oli alimentari, il land grabbing, il water grabbing, l’esportazione di derrate agricole sottocosto nel sud del mondo (dumping).

8. FAVORIRE LA RIDUZIONE DEGLI SPRECHI lungo tutta la filiera: dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione alla vendita; dalla ristorazione collettiva ai singoli cittadini.

9. SUPPORTARE LA PESCA COSTIERA su piccola scala evitando di sovvenzionare le grandi flotte, le pratiche di pesca che impoveriscono i mari, l’acquacoltura intensiva.

10. OBBLIGHARE LE AZIENDE A RIDURRE al minimo gli imballaggi e limitino la formula “usa e getta” ai casi strettamente necessari (come l’ambito sanitario), vietandola in tutti gli altri. Chiediamo inoltre di agevolare in ogni modo il riciclo, che oggi riguarda meno del 10% della plastica prodotta.

SIAMO CONVINTI SIA NECESSARIO abbandonare una logica basata solo sul profitto e adottare una prospettiva “bio-logica”: una logica imperniata sulla vita! Una logica che ci consenta di percepirci parte della Natura, che tuteli la biodiversità, la fertilità dei suoli, le risorse naturali: le uniche ricchezze davvero in grado di salvarci. E riteniamo che sia imprescindibile sancire il diritto di tutti i popoli, di determinare le proprie politiche alimentari e agricole: la sovranità alimentare. Questo chiediamo ai leader mondiali presenti a Siracusa. Mentre istituzioni, enti locali e organizzazioni negli stessi giorni presentano le loro buone pratiche sulle politiche alimentari a Torino: perché un’alternativa è possibile, oltre che necessaria.

* Presidente Slow Food Italia

 

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