Internazionale

Sinwar, Hamas non si è indebolito e conferma linea

Una persona passa davanti a dipinti raffiguranti alcuni leader di Hamas e Hezbollah(da destra a sinistra) Yahya Sinwar, Ismail Haniyeh, Ibrahim Aqil e Saleh SorourUna persona passa davanti a dipinti raffiguranti alcuni leader di Hamas e Hezbollah(da destra a sinistra) Yahya Sinwar, Ismail Haniyeh, Ibrahim Aqil e Saleh Sorour – Ansa

Gaza Hamada Jaber: «Sinwar è caduto combattendo e ciò spingerà tanti ad unirsi ad Hamas che supererà la morte del suo leader. Netanyahu si renderà conto di aver commesso un grave errore a cercare una escalation regionale»

Pubblicato 26 giorni faEdizione del 19 ottobre 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

Per un anno non c’è stato nulla che preoccupasse di più Benyamin Netanyahu dell’eliminazione di Yahya Sinwar. Una ossessione che l’ha portato ad avviare un’offensiva distruttiva a Gaza che dopo 42mila morti non ancora vede la fine, si è allargata al Libano e ha come punto di arrivo l’Iran. Tutto ciò aggirando la possibilità di un cessate il fuoco a Gaza e della liberazione degli ostaggi sulla base di uno scambio di prigionieri. Eppure, anche con l’uccisione del capo di Hamas, «mente» dell’attacco del 7 ottobre 2023, la «vittoria totale» sul movimento islamista promessa da Netanyahu all’opinione pubblica israeliana resta lontana da raggiungere.

Hamas non è in ginocchio, come affermava ieri il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby. Non è sul punto di crollare e non intende rinunciare al controllo di Gaza. Certo, ha visto uccisi due leader carismatici – Ismail Haniyeh e Sinwar – in meno di tre mesi. Ha subito colpi devastanti e perduto migliaia di combattenti, ma sul terreno impegna sempre con azioni mordi e fuggi le truppe israeliane – ieri altri cinque soldati sono stati feriti in modo grave –, e riesce a ristabilire almeno in parte la sua autorità «amministrativa» sulle porzioni di Gaza da dove si ritirano i reparti israeliani. L’obiettivo proclamato da Netanyahu di distruggere e rimuovere Hamas da Gaza appare irrealistico come lo era un anno fa. Così come quello di vedere la Striscia governata da una entità politica «neutra», senza rappresentanti del movimento islamico. «Di sicuro Hamas non diventerà più arrendevole con la scomparsa di Sinwar», dice al manifesto l’analista palestinese Hamada Jaber «nessuno sottovaluta l’importanza del colpo subito da Hamas con l’uccisione di Sinwar, conosciuto anche per le sue capacità organizzative. È una perdita significativa per Hamas e per tutti i palestinesi. Comunque, tutto questo non provocherà un indebolimento del movimento islamico. I membri di Hamas sono molto disciplinati dal vertice fino alla base e nelle situazioni critiche sanno come devono agire senza dover ricevere ordini dai loro superiori». Al contrario, secondo Jaber, l’uccisione di Sinwar finirà per accresce la determinazione del movimento islamista e aggiungerà nuovi militanti al suo braccio armato. «Sta emergendo in queste ore che Sinwar è morto combattendo, non è stato colpito in un edificio o un bunker da una bomba sganciata da un aereo» – spiega l’analista – «e non ha usato gli ostaggi come scudo come Israele ha ripetuto per un anno. Agli occhi dei palestinesi la sua è stata una morte eroica e questo avrà certamente un peso».

Si fanno vari nomi per la carica di leader, però, prevede Jaber, «è possibile che Hamas preferisca una leadership collegiale per tutto il periodo della guerra, per non fornire nuovi bersagli a Israele. Non è da escludere che siano nominati leader Mohammed Sinwar (fratello di Yahya) e il capo dell’ufficio politico all’estero Khalil al Hayya (vice del leader ucciso)». Un altro nome che circola in queste ore è quello di Izzedin Haddad, un dirigente importante del movimento che però è quasi sconosciuto e, spiegano a Gaza, Hamas adesso ha bisogno di leader noti e riconoscibili dalla popolazione.

Al Hayya è emerso ieri come uno dei candidati alla successione poiché è stato scelto per annunciare ufficialmente la morte di Sinwar. Le sue parole, in un videomessaggio, sono state ben chiare quando ha ribadito perentorio che gli ostaggi israeliani a Gaza non saranno liberati finché Israele non cesserà gli attacchi contro la Striscia e ritirerà le sue truppe. «Israele ritiene che uccidere i nostri leader significhi la fine del nostro movimento e della lotta del popolo palestinese… ma Hamas ogni volta è diventato più forte e più popolare, e questi leader sono diventati un’icona per le generazioni future», ha aggiunto poco dopo Basem Naim, un portavoce del movimento. È la linea che Hamas ha mantenuto dal 7 ottobre 2023 in poi, e al tavolo di ipotetiche nuove trattative per il cessate il fuoco, è probabile che venga irrigidita.

In ogni caso dall’altro lato c’è Benyamin Netanyahu che non ha alcuna intenzione di trovare un compromesso con Hamas per una tregua permanente a Gaza e uno scambio di prigionieri. Netanyahu punta all’escalation, a colpire l’Iran per realizzare il «nuovo ordine» in Medio oriente a cui fa sempre più spesso riferimento da quando ha ordinato alle truppe israeliane di avanzare in Libano. «Netanyahu non ha compreso che l’uccisione di Sinwar non porterà mai a un ammorbidimento di Hamas, così come non è avvenuto con Hezbollah dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah» prevede Hamada Jaber. «Quelli di Hamas – conclude l’analista – non si arrenderanno mai, raccoglieranno appoggi ed alleanze per portare avanti una guerra di logoramento e (il premier israeliano) rischia di pagare a caro prezzo l’aver scelto l’escalation in Medio oriente».

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