Quaranta miliardi, quelli per l’Ucraina. 150 milioni, quelli per il Sud-Est asiatico. L’enorme differenza tra le due cifre messe sul piatto dagli Usa è dettata ovviamente dall’urgenza della guerra in corso, ma è impossibile non notarla.
Anche se si aggiunge ai 102 milioni annunciati lo scorso ottobre. Il summit Usa-Asean terminato nella notte a Washington ha riservato discussioni anche sotto il profilo economico e commerciale, quello più caro ai leader asiatici, e Joe Biden ha tenuto a riaffermare il suo impegno e interesse nella regione.

PER DIMOSTRARE che si tratta di un sentimento bipartisan, contestualmente al vertice un gruppo di legislatori democratici e repubblicani ha introdotto una risoluzione che chiede agli Stati Uniti di rimanere un partner forte, affidabile e attivo dell’Asean.

LA PARTE MAGGIORE del finanziamento (60 milioni) sarà dedicata però non a investimenti commerciali, quanto alla cooperazione marittima in materia di sicurezza. Nel readout della Casa Bianca si fa riferimento a nuove iniziative condotte dalla guardia costiera statunitense legate alla prevenzione della pesca illegale, addestramento e protezione di infrastrutture strategiche. Verrà anche istituito il primo nucleo regionale della guardia costiera americana per aumentare la cooperazione con le agenzie di sicurezza locali. Non proprio musica per le orecchie di Pechino, che in quelle acque si muove con la sua di guardia costiera.

ACQUE PERALTRO AL CENTRO di rivendicazioni territoriali e dispute che coinvolgono diversi paesi del Sud-Est, in primis Vietnam, Indonesia e Filippine. Governi che apprezzano, a diverse intensità, la tutela americana sul fronte della difesa.
Ma che allo stesso tempo non hanno intenzione di farsi arruolare in una crociata indo-pacifica contro la Cina. Non a caso il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian, aveva dichiarato alla vigilia del summit che gli Usa «non dovrebbero usare la cooperazione come una copertura per forzare paesi terzi a scegliere da che parte stare, o giocare col fuoco su questioni riguardanti gli interessi della Cina».

ALTRI 40 MILIONI saranno destinati alla mobilitazione di finanziamenti per infrastrutture energetiche pulite. Cifre più piccole sono invece destinate a un supporto alle strutture sanitarie regionali e alla risposta pandemica, nonché a programmi educativi con nuove borse di studio e programmi di scambio linguistico tra Usa e i paesi Asean. I governi regionali, a partire da Singapore, hanno posto l’attenzione soprattutto allo sviluppo digitale, al quale sono destinati 6 milioni. Greg Poling del Centre for Strategic and International Studies (Csis), come riportato dal media di Singapore The Straits Times, sostiene che la cifra limitata annunciata da Biden «evidenzia la sfida che l’amministrazione deve affrontare per competere narrativamente con la Cina, quando Pechino può mobilitare miliardi alla volta costringendo le imprese statali a investire per scopi politici».

Ismail Sabri Yaakob, il premier malese, ha esplicitato la richiesta agli Usa di adottare un’agenda commerciale più attiva. Ancora non è stato presentato l’Indo-Pacific Economic Framework (Ipef), in cui la Casa Bianca conta di riuscire a movimentare circa 2 miliardi di dollari di investimenti privati. Ma già si sa che non sarà un accordo commerciale tradizionale e non includerà misure di facilitazione di accesso al mercato, un interesse chiave delle economie Asean. I quattro pilastri del programma saranno invece: energia pulita, catene di approvvigionamento, anticorruzione e resilienza commerciale.

Probabilmente Biden svelerà i dettagli dell’Ipef durante la sua visita della prossima settimana tra Seul e Tokyo, dove parteciperà al summit del Quad. Un palcoscenico dal quale sarà però più complicato mantenere il focus sui temi commerciali tanto cari al Sud-Est asiatico, visto l’accento nettamente più strategico della piattaforma che Pechino percepisce come un tentativo di costruzione di una sorta di Nato asiatica.