«Siamo in cattive acque», canzoni inedite per Piero Ciampi
«Io credo che Piero era il migliore di noi, del giro genovese: mi ha detto una volta Gino Paoli – il più lirico, il più matto, il più anarchico e geniale. E siccome io mi incazzo sempre quando vedo il talento buttato via, un bel giorno decido di portarlo dal direttore dell’Rca Ennio Melis, al quale avevo mentito spudoratamente sulla serietà e l’affidabilità di Ciampi. E non solo riusciamo a strappare un contratto ma anche un anticipo di due milioni e mezzo che nel 1964 erano bei soldi. Siamo usciti facendo salti di gioia e lui a un tratto mi fa: “Oh Gino, glielo abbiamo buttato nel culo!”. Ed è sparito a cercare la sua moglie irlandese». In Rca ci tornerà molti anni dopo, insieme a un musicista straordinario, Gianni Marchetti, che resterà con lui per una decina d’anni, fondamentali per Piero e raccontati dallo stesso Marchetti in un libro splendido, Il mio Piero Ciampi edito da Coniglio.
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Piero Ciampi a fumettiCiampi è rimasto tuttavia un «cane sciolto»”, uno che scompare per mesi, vive dove capita, spesso in case senza telefono, senza luce, senza orari, in una sorta di continua generale evanescenza di fondo. Uno fuori dal giro musicale, che anzi ha sempre evitato, insultato, beffato con contratti mai onorati, concerti interrotti («Siete tutti cadaveri! – grida una sera al pubblico di un teatro a Milano – E io per i morti non canto!»). Per lui la canzone è una questione di vita e di morte, «un’alternativa al delitto«. Un quadro, dunque, appassionante e suggestivo, e tuttavia ancora attraversato da troppe ombre, lacune e contraddizioni, nonostante le tante pubblicazioni a lui dedicate (per esempio si sa pochissimo della sua infanzia e adolescenza e ancora meno dei due anni passati a Parigi). E questo non tanto per una semplice curiosità biografica, ma perché in Ciampi la dialettica tra arte e vita è talmente inscindibile e forte che anche il piccolo dato biografico diventa importante. «Fino quasi a cancellare – come scrive Maurizio Cucchi in Ho solo la faccia di un uomo – i confini tra il cantare e lo scrivere e gli affanni e gli incidenti di un’esistenza intensa, continuamente risucchiata, smagrita».
DA QUI allora l’importanza di questa nuova pubblicazione di Squilibri dedicata al cantautore livornese dal titolo Siamo in cattive acque. Canzoni inedite. Un doppio cd e un booklet di 72 pagine a cura di Enrico De Angelis, che a Ciampi ha dedicato già quattro libri e mezzo, compreso un testo del 1992, edito da Arcana, dal titolo Tutta l’opera. Si tratta, questa volta, di una «raccolta di canzoni inedite proposte dalla viva voce del cantautore livornese: 11 brani mai ascoltati prima e altri 21 con significative varianti, nella musica o nei testi, di canzoni già note». Siamo in cattive acque (il titolo è rubato da un appunto dello stesso Ciampi) uscirà il 21 novembre e, in anteprima, verrà presentatoa Livorno nella prossima edizione del Premio Ciampi.
UNA PUBBLICAZIONE, frutto di anni di ricerca e di molte fortunate collaborazioni, che ci permette di entrare direttamente nel vivo del laboratorio creativo del nostro cantautore e di assistere alla nascita di alcune delle sue canzoni più belle e famose. Sono brani mai messi su disco, composti tra il 1967 e il 1977, in tre diverse situazioni con tre diversi musicisti: il periodo con Elvio Monti (dal 1967 al 1970); la già ricordata esperienza con Gianni Marchetti (dal 1970 al 1977) e infine il periodo delle canzoni per l’album di Nada, nel 1973. E poi c’è la parte sulle varianti (degli arrangiamenti musicali come dei testi), che è ugualmente interessante ed emozionante, perché ci permette di seguire i «progenitori» imperfetti di una serie di brani prima di arrivare a diventare titoli famosi come Io e te Maria, Il lavoro e tanti altri. Oppure le diverse varianti di Non c’è più l’America (titolo ahimè più che mai attuale), con le citazioni del parlato che cambiano ogni volta, tra Camus, Moravia, Keroac e altri, mentre diventa sempre più tirato, ossessivo e scanzonato il refrain («Non c’è più non c’è più non c’è più non c’è più l’America…»).
Tra gli inediti registrati e mai messi su disco, Il tuo corpo («Il tuo lungo corpo/Negli sguardi come un coltello»); Miserere (un lamento inusuale su un amore finito); Mai muoversi (intro strumentale jazzato che va come un treno, e, più avanti, un grammelot alla Dario Fo assolutamente micidiale).
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