Sì a un bavaglino alla stampa, un altro No al salario minimo
Il caso Via libera al Senato nella legge sulla "delegazione europea 2022-2023" che raccoglie varie direttive Ue: vietata la pubblicazione integrale o estratti delle ordinanze di custodia cautelare. Bocciato anche un emendamento delle opposizioni sul salario minimo
Il caso Via libera al Senato nella legge sulla "delegazione europea 2022-2023" che raccoglie varie direttive Ue: vietata la pubblicazione integrale o estratti delle ordinanze di custodia cautelare. Bocciato anche un emendamento delle opposizioni sul salario minimo
È stato approvato il «bavaglino» alla stampa che porta i nome di Enrico Costa (Azione, all’opposizione) con il quale il governo darà modo alle procure di raccontare la loro versione dei fatti nelle inchieste e restringerà la possibilità per i giornalisti di pubblicare stralci delle ordinanze che applicano misure cautelari.
La redazione consiglia:
Non c’è bavaglio. Ma per i cittadini è anche peggioÈ avvenuto ieri quando il Senato ha approvato in via definitiva la «legge di delegazione europea 2022-2023» con 93 sì, 29 no, 25 astenuti. All’articolo 4 di un provvedimento che recepisce una serie di direttive e regolamenti dell’Unione europea, c’è infatti la norma che ha spinto una parte delle opposizioni, il sindacato e l’ordine dei giornalisti a parlare di «norma bavaglio».
La norma approvata servirebbe in realtà a poco ed anzi può essere dannosa proprio per i cittadini indagati od imputati. «Infatti – ha scritto su Il Manifesto dello scorso 23 dicembre il segretario di Area democratica Giovanni Zaccaro – per la giustizia le notizie degli arresti circoleranno comunque ma senza il supporto delle motivazioni che li giustificano. I cittadini conosceranno solo le notizie diffuse nelle conferenze stampa degli inquirenti o dei difensori, che racconteranno la loro versione dei fatti, inevitabilmente di parte. Mentre non potranno leggere le motivazioni del giudice, che – terzo rispetto alle parti- ricostruisce la vicenda in modo più imparziale. Se il governo eserciterà la delega, dunque, rimarrà consentito solo pubblicare il contenuto dell’atto, senza poterlo citare tra virgolette.
Le opposizioni divise ieri hanno provato a sterilizzare la norma voluta da Costa, ma il loro emendamento è stato respinto. Invece sono tornate unite quando, inutilmente, hanno cercato di riportare l’attenzione sul salario minimo a 9 euro lordi rivalutati con l’inflazione. Un altro emendamento a firma Pd, M5S, AVS, Azione e Autonomie è stato respinto con 87 voti contrari e 54 a favore.
«La maggioranza tira un sonoro schiaffo a quasi 4 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri» ha detto Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle. Per la leghista Elena Murelli la «legge di delegazione» che raccoglie diverse direttive dell’Unione Europea sui più vari settori, non è il contenitore adatto “perché non esiste una procedura di infrazione al riguardo. Anzi, la direttiva europea stabilisce che ci deve essere un inserimento di un salario minimo in quei paesi dove non c’è contrattazione collettiva, mentre invece in Italia è uno dei paesi con il più alto livello di contrattazione collettiva. Quindi non c’è nessuna imposizione, non ce lo chiede l’Europa».
La ministra del lavoro Calderone ha approfittato dello scontro parlamentare per riaffermare una tesi discutibile. A suo avviso «il problema salariale non si risolve con il salario minimo fissato per legge, i salari aumentano nel momento in cui c’è anche un aumento della produttività». Ma la produttività non aumenta perché lo dice una ministra, anche perché il suo governo non è nelle condizioni di fare investimenti. Morale: i lavoratori continuano a impoverirsi senza avere diritti.
Tra le altre misure approvate c’è la protezione dei lavoratori dall’esposizione a sostanze cancerogene o mutagene durante il lavoro, norme sulle emissioni del trasporto aereo che introducono un sistema di scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra; regole per contenere le minacce cibernetiche e gestione delle crisi informatiche.
«Silenzio totale – ha detto il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni – sul cambiamento climatico, mentre sulla riduzione delle emissioni di gas serra il governo va avanti con il freno a mano tirato. Sulle concessioni balneari nessun adeguamento dei canoni per non rischiare di perdere voti prima delle europee».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento