Economia

Sette miliardi dall’evasione fiscale, le incognite di un recupero

Sette miliardi dall’evasione fiscale, le incognite di un recuperoIl ministro dell'economia Roberto Gualtieri

Legge di bilancio Corte dei conti, Bankitalia e Ufficio Parlamentare di Bilancio: risorse incerte, previsioni ambiziose nella legge di bilancio. Gli 80 euro di Renzi restano. E Gualtieri va alla ricerca delle coperture. E nessuno, ancora, parla che nel 2021 andranno trovati 28 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva. Il salto nel cerchio di fuoco sarà ancora più difficile

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 9 ottobre 2019

Con le pesanti ristrettezze di bilancio, prosciugato dai 23 miliardi di euro per bloccare l’aumento dell’Iva, pensare di recuperare sette miliardi solo dall’evasione fiscale è ottimistico, e tutto da verificare. Lo pensa la Corte dei Conti ascoltata ieri dalle Commissioni Bilancio di Senato e Camera a partire dai dati forniti dal governo nell’aggiornamento del documento di economia e finanza (Def).

Sul contrasto all’evasione il governo ha posto «un obiettivo piuttosto ambizioso specie se confrontato con i risultati tradizionalmente ottenuti su tale fronte e difficilmente conseguibile solo attraverso strumenti per favorire il conflitto d’interessi – ha aggiunto il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Giuseppe Pisauro – Come spesso ricordato, sembrerebbe opportuno non fare affidamento su risorse incerte e a volte di natura non permanente ai fini dell’aggiustamento dei conti pubblici».

È la legge di bilancio tratteggiata dal governo Conte Due: oltre alla richiesta di flessibilità pari a 14 miliardi chiesta alla Commissione Ue – che saranno prevedibilmente accordati per lo spettacolare cambio di maggioranza avvenuto a Roma – una parte non secondaria delle coperture dovrebbe arrivare da stime da confermare e, in ogni caso, occasionali. Non diversamente da quanto è accaduto con gli altri governi. Tutti.

Il senso di una storia che passa, mentre i problemi di un’economia allo stremo restano, è stato dato dallo stesso Pisauro in una specie di filosofia della storia riassunta in poche parole: «Bisognerà attendere alla prova dei fatti la manovra per poter dire se sarà stata espansiva o restrittiva» ha detto, richiamando le gesta del governo precedente, capitanato sempre da Conte. Era il tempo dell’«abolizione della povertà», delle sfide farlocche ai gendarmi europei, rientrate dopo scenate grottesche. Era la stagione che sarà ricordata come quella del «conto del Papeete».

«Il quadro in cui immaginavamo di stare un anno fa è molto diverso da quello che poi si è effettivamente verificato – ha aggiunto – ora sappiamo che quella del 2019 era una manovra restrittiva e adesso quella del 2020 sembra espansiva ma chissà che cosa scopriremo domani». Ed ecco i dati: «Siamo su una variazione del Pil quasi a zero e ricordo che noi non validammo una previsione di 1,5, l’avremmo validata a 1,1%-1,2% per dire di come le cose cambiano». In ogni caso la manovra è stata validata dall’Upb.
Nello stagno italiano, dove si attenderà ancora a lungo perlomeno il recupero dei livelli economici precedenti alla crisi devastante del 2008, va ricordato che solo due giorni fa il neo-ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha parlato di un’«intonazione espansiva» della manovra. Come sempre, all’inizio dell’autunno di ogni anno, si sprecano gli eufemismi, anche musicali, per rallegrare la grigia realtà.

E di promesse il governo ne sta facendo parecchie. Dall’audizione di Gualtieri ieri alla commissione Finanze della Camera è emerso che gli 80 euro resteranno. Renzi ha apprezzato: «L’importante è che non aumentino le tasse». Ipotesi del resto esclusa dal principio. I problemi sembrano nascere sulle coperture delle altre misure annunciate: il taglio del cuneo fiscale (2,7 miliardi nel 2020, il doppio l’anno successivo) a cui tengono anche i sindacati, anche se la platea è in corso di definizione. Il «pacchetto organico» di aiuti alle famiglie in cui rientrerà la promessa di Conte di esentare le famiglie con reddito medio-basso dal pagamento delle rete degli asili. Poi gli aiuti alle piccole e medie imprese tra 2 e 3 miliardi. Per ora sembra un’impresa ambiziosa perché, come ha rilevato in audizione il vice direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini «la scelta di disattivare le clausole nel 2020 limita l’ammontare di risorse che possono essere dedicate alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro (0,15% del Pil nel 2020, 0,3 nel 2021)».

Poi le smentite di rito sul primo pacchetto di indiscrezioni e fake news che, com’è tradizione per ogni manovra, vengono messe in giro per riempire pagine di giornali, servizi in Tv e talk show da riempire in attesa della pubblicità. Per Gualtieri non ci sarà nessuna tassa sul contante, nessun «Daspo» sui commercialisti. Infine saranno riviste le agevolazioni fiscali. Nessuno ha ancora ricordato che l’anno prossimo andranno trovati 28 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva nel 2021. Dunque, si replica. Tra dodici mesi il salto nel cerchio di fuoco sarà più difficile

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento