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Se l’uomo dell’anno è una donna sconfitta da una pulce nell’orecchio

Se l’uomo dell’anno è una donna sconfitta da una pulce nell’orecchioGiorgia Meloni – foto Ansa

Habemus Corpus Una vince le elezioni diventando la prima donna al potere nella storia del Paese, e quando si tratta di fare un bilancio pubblico di questo gran lavorare, zacchete, quegli scemi di otoliti si mettono a fare i cretini

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 2 gennaio 2024

Una vince le elezioni diventando la prima donna al potere nella storia del Paese, gira mezzo mondo saltando da un aereo all’altro per promuovere sé e il proprio governo, passa dal look di borgata a quello istituzionale immergendosi in tailleur pastellati, liquida via social il compagno ormai poco presentabile causa audio rubati infelici e sessisti, cambia pettinatura passando dallo stirato ostinato a morbide onde tranquillizzanti, tiene testa ad alleati serpenti, tiene a bada cognati incauti sui treni, tiene il piede in sei o sette scarpe per mantenere buoni rapporti sia con le amiche destre ultra fasciste sia con felpate istituzioni europee, fa comizi come se avesse l’intero popolo dietro di sé quando, conti alla mano, l’ha scelta circa il 14% degli aventi diritto a votare, spaccia manovre che mettono pezze temporanee per grandi favori ai meno abbienti, una fa tutto questo can can e quando si tratta di fare un bilancio pubblico di questo gran lavorare, zacchete, quegli scemi di otoliti che ognuno di noi ha nell’orecchio si mettono a fare i cretini e le danno vertigine relegandola a letto. Come simbolico è impareggiabile. Viene da citare Davide contro Golia, con buona pace del suo ex portavoce (Mario Sechi) che, dirigendo adesso Libero, le ha dedicato la prima pagina intitolandola “L’uomo dell’anno”, sebbene lei sia una donna.

MENTRE tante e tanti di noi, vedendo quel proclama, alzavano una, se non tutte e due, le sopracciglia per la palese e retrograda provocazione, pensavamo che quel direttore aveva perso l’occasione di citare il titolo di una testata femminile che molti anni fa aveva aperto un servizio, se non ricordo male di moda, con sopra scritto «Uoma», pessimo neologismo che scatenò non poche rimostranze e discussioni fra le femministe, a riprova che dalle nostre parti abbiamo sempre praticato il conflitto verbale e teorico, e quindi il pensiero.

CI RENDIAMO tuttavia conto che «Uoma dell’anno» sarebbe stata una provocazione troppo sottile e pure un po’ destabilizzante, per il maschio che non deve chiedere mai. Confidiamo nell’anelito al miglioramento. Visto l’andazzo, abbiamo molto apprezzato la onorevole Pd Maria Cecilia Guerra quando si è rivolta al collega Giorgio Mulé, che in quel momento presiedeva l’aula, dicendo: «Grazie, signora presidente». Mormorio fra i presenti, l’interessato non gradisce, ma non la interrompe e Guerra aggiunge:
«Faccio questa premessa. Mi rivolgo a lei al femminile per scelta. In quest’aula l’onorevole Perissa Marco o Marco Perissa (Fdi , ndr) ha parlato della segretaria del mio partito chiamandola al maschile ‘segretario’ e ritenendo che questa era una scelta che a lui competeva. Se a lui compete di rivolgersi a una donna con un appellativo maschile a me è permesso di rivolgermi a lei e a qualsiasi uomo in quest’aula con un appellativo femminile. E lo farò, a meno che lei non richiami anche l’onorevole Perissa e tutti gli altri che si rivolgono a noi donne al maschile allo stesso modo, perché se lei tiene al suo genere, guardi che io tengo al mio».
Non sappiamo se il presidente Giorgia Meloni, che ha scelto di farsi nominare al maschile, convocherà la signora Marco Perissa o la signora Mario Sechi per sciogliere una volta per tutte il nodo del linguaggio di genere. Vediamo molta confusione sotto quel cielo. Poi ci sarebbe la questione della deputata Lavinia Mennuni, sempre Fdi, secondo la quale la prima aspirazione per una donna dovrebbe essere quella di essere mamma, ma ci rendiamo conto che è davvero troppa carne al fuoco per una che deve mettere in riga i propri otoliti ribelli.

mariangela.mianiti@gmail.com

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