Nel 1963 Andy Warhol filma il poeta e amico John Giorno immerso nel sonno. Sleep, il suo torace che respira, la bocca e il naso da vicino, il corpo quasi immobile, è la quintessenza del racconto antiaristotelico, un’ode a Morfeo sovversiva della classica correlazione «sonno=morte/movimento=vita». Passivo il regista, passivo l’attore, l’intera fatica la fa lo spettatore, costretto all’esperienza limite dell’osservare per 5 ore e 20 minuti un uomo che dorme. Forse, a un certo punto, traendone ispirazione, perché l’attivismo priva l’umano di fantasia, è – per dirla con Oscar Wilde – «l’ultima risorsa di coloro che non sanno sognare». La...