Economia

Se l’orizzonte è il sistema tedesco

Se l’orizzonte è il sistema tedescoSchauble e Merkel al Bundestag – Lapresse - Reuters

La suocera avrà capito le implicazioni dell’accordo raggiunto al vertice europeo di domenica tra Grecia e Germania? Le suocere in verità sono molte, l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 16 luglio 2015

La suocera avrà capito le implicazioni dell’accordo raggiunto al vertice europeo di domenica tra Grecia e Germania? Le suocere in verità sono molte, l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo e tutti i paesi in cui vi è chi ancora immagina uno spazio politico ed economico per risolvere la crisi politica ed economica, crisi istituzionale e di struttura, crisi di strategia che attraversa l’intero continente.

La Grecia non è solo un esperimento di politiche ordoliberiste.

È la politica economica tedesca imposta a tutti gli Stati, e nessuno immagini di poter trovare margini di flessibilità nei vincoli dei Trattati. In Europa c’è solo una politica. Le tesi del non stupido ministro delle finanze tedesco, rivolgendosi a Draghi, valgono più di qualsiasi altro documento sottoscritto dagli Stati.

Questa è l’Europa. Molti sono stati sorpresi. Non noi, lo abbiamo scritto; anche se al peggio non vi è limite. Era difficile per alcuni credere che la Germania potesse arrivare a tanto, ma la sfida di Mitterrand di contenere lo strapotere tedesco è stata perduta. La Francia di oggi è il fantasma della Francia di allora. Occorre prenderne atto, questa è l’Europa germanica, una sorta di dittatura economica ordoliberista. Sarebbe tempo, per chi crede nei progetti alti della politica, rimboccarsi le maniche e cominciare a costruire un fronte democratico. Altro che destra-sinistra. In gioco non era solo la sinistra greca, piuttosto l’idea di Europa dei padri fondatori. La Grecia non poteva fare di più e, probabilmente, non poteva ottenere di più. Ha osato, da sola; la borsa o la vita. Davanti a questo quesito ci teniamo stretta la vita. Difficile criticare Tsipras e i greci. Il piano B non era stato predisposto, e Varoufakis si era dimesso nella notte del No! Al loro posto, in mancanza di un piano B, avremmo fatto domenica una scelta diversa? Chi lo pensa, dovrebbe immaginare la riunione di domenica e sentire il peso (immenso) di quello che stava accadendo. Non vi è dubbio, un piano B era indispensabile. Piuttosto ora però si vada da Renzi e si chieda conto della sua ininfluenza e del tempo che ha fatto perdere a tutta l’Europa con il suo inutile semestre.

L’Establishment mondiale per la prima volta, probabilmente, ha percepito qualcosa che fino ad ora era considerato impossibile. La Germania non è un attore adeguato per la costruzione delle nuove istituzioni del capitale. Non c’è fiducia per la Germania. Qualcuno si è molto arrabbiato. La storia si ripete spesso come una farsa, ma questa non è una farsa. Potrebbe divenire una ennesima tragedia.

Il tutto condito da un documento manifestamente falso. Come può un Paese che ha perduto un quarto del Pil traguardare un avanzo primario crescente fino al 3,5%? La stessa indicazione di costituzionalizzare il pareggio di bilancio, un altro non senso economico, è fumo negli occhi. L’obiettivo non è precisamente questo, piuttosto quello di realizzare i tagli necessari ogni qual volta si manifesti una deviazione dall’obiettivo. Quindi l’obiettivo non è la povera Grecia, ma un modello che deve essere imposto, come modello unico.

Pensiamo al programma di privatizzazione imposto alla Grecia. Si crea un fondo di garanzia di 50 mld, almeno questo sarà in Grecia. In Germania hanno già sperimentato, all’epoca della «Anschluss» (annessione) della ex Rdt cosa ciò significhi, con il fondo che ha consentito di svendere in pochi mesi il capitale industriale, finanziario, dei servizi, e il patrimonio di un intero paese al prezzo di realizzo più basso possibile, a tutto vantaggio delle imprese tedesche dell’ovest, distruggendo peraltro l’offerta interna. Vogliono replicare ciò per la Grecia, senza peraltro che i cittadini tedeschi ci mettano un euro di tasca loro? Il modello è quello di affamare un paese e poi comprarlo a prezzi da discount? Ma per la Grecia è un assurdo manifesto. Nemmeno l’Italia ha 50 mld di beni da privatizzare o mettere come copertura. Forse qualcuno pensa di comprarsi le isole? Mai vista una cose del genere, anche se in Italia è già stata fatta una esperienza del genere all’inizio delle privatizzazioni. Con una differenza dalla Grecia: qualcosa almeno avevamo da mettere sul mercato. La Grecia ha proprio poco, se non il porto che dovrebbe diventare un fattore dello sviluppo, ma in questo modo si priva la Grecia dello strumento economico oggi cardine per ripartire come economia internazionale. Ma anche quel poco, può interessare alle imprese tedesche; e comunque la Grecia è un altro mercato da conquistare, come avvenuto per la ex Rdt.

Qualcuno sottolineerà i 35 mld per sviluppo dilazionati in 3-5 anni, assieme alla possibilità di aumentare il co-finanziamento nazionali dei fondi europei. Buona cosa? Indiscutibilmente sì, ma come saranno contabilizzati nel bilancio pubblico greco? Con il vincolo del pareggio di bilancio, e con un debito che rimane tale e deve essere ripagato nei tempi dovuti, maggiorato per i nuovi aiuti previsti con l’accordo. Allora anche questi soldi sono fumo negli occhi.

Ci sono delle cose utili. Qualcosa ci dovrà pur essere perbacco! Senza pressione era comunque possibile lavorarci sopra. Riforma della PA, dell’istituto di statistica, alcuni interventi su previdenza, oppure l’apertura dei mercati per certe professioni, ovvero il mito della concorrenza. La domanda è però semplice: tutto questo in 3 o 10 giorni? Sostanzialmente i greci devono essere solo un po’ più o meno bravi di Dio quando ha fatto il creato in sette giorni.

Ritorna la Troika. Speriamo che vada anche in Germania per controllare il fallimentare sistema creditizio tedesco che in parte sarà salvato proprio dai soldi dati alla Grecia. La solita rapina. Un accordo è stato fatto. Nessuno chieda se era possibile fare di più o di meno. La domanda inedita che dobbiamo farci è la seguente: può il «nazionalsocialismo» essere l’orizzonte europeo? Siamo molto duri, ma la partita in gioco, purtroppo, è la democrazia liberale. Chi vuole l’Europa (quale Europa?) cominci a rifletterci seriamente. Siamo su un crinale, il baratro non è lontano, e nella storia molti se ne sono accorti quando ormai era troppo tardi.

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