Si è formalizzata ieri a Roma la donazione dell’Archivio Valentino Parlato alla Fondazione Basso. L’iniziativa è stata parte dell’attività della Scuola di giornalismo, che nacque su impulso della compianta Linda Bimbi quasi vent’anni fa ed è diretta da Maurizio Torrealta.

Del resto, Valentino Parlato è considerato unanimemente un protagonista assoluto del giornalismo migliore, quello dedito alla ricerca della verità e costruito sull’argomentazione critica. Quello che non ama gli slogan, o la subalternità compiacente ai poteri dominanti. Chissà le smorfie, se vedesse certi talk.

FRANCO IPPOLITO (presidente della Fondazione) e Marina Forti (giornalista, a lungo de il manifesto) hanno introdotto i lavori, chiarendo il senso della donazione. Si tratta di testi, lettere, appunti di riunioni, riflessioni che possono diventare materia di studio illuminando un capitolo cruciale della sinistra italiana.

Tutto questo si unirà ad altri 40 fondi depositati, intitolati a personalità significative e rilevanti: da Amilcar Cabral ad Alfredo Reichlin, per citare qualche esempio.

La registrazione dell’evento del 2 maggio 2022

A tracciare la personalità di Parlato è stata innanzitutto la relazione di Luciana Castellina, co-fondatrice de il manifesto insieme a un gruppo straordinario, radiato dal partito comunista italiano proprio per avere fondato una rivista con quel nome evocativo, divenuto celebre per la sua essenza tracciata lungo i confini tra l’informazione e la soggettività politica.

Luciana Castellina
Perché Valentino è stato un maestro di giornalismo? Non solo perché era colto e scriveva bene. Era anche molto simpatico, che è una qualità fondamentale per i giornalisti

I NOMI SONO un vero patrimonio dell’umanità democratica: da Lucio Magri, a Rossana Rossanda, a Luigi Pintor, ad Aldo Natoli, ad Eliseo Milani, a Filippo Maone. Castellina e Parlato, pur così diversi, erano come Gianni e Pinotto – è stato sottolineato – in un contesto fatto di persone tanto straordinarie quanto caratterialmente non facili.

Al punto che, all’epoca della nascita del gruppo che si fece quotidiano nel 1971 e per un certo periodo si intrecciò con il Pdup per il comunismo, furono loro due a dirimere difficoltà e controversie, come quando a Salerno nacquero due gruppi entrambi aspiranti a rappresentare il manifesto. E Parlato, tutt’altro che inconsapevole (anzi) delle sue virtù, sapeva con pazienza e molta ironia destreggiarsi nella quotidianità complessa di un collettivo poco gerarchico e teso a considerare essenziali confronti e dibattiti spesso accesi.

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Sappia la Terra che qui la vita è difficile

Valentino, direttore amato e un po’ Conte zio, sapeva sopire con sapienza e un pizzico di autoritaria benevolenza. Con un retrogusto alquanto pessimista, era capace di mostrarsi attivissimo.

LUCIANA CASTELLINA ha illustrato (erano diversi e forse ignari i volti giovani presenti) un percorso di vita assai articolato: dall’adolescenza trascorsa in Libia alla scuola di Giuseppe Prestipino e di Clara Valenziano (la prima moglie), all’inizio del lavoro a l’Unità come correttore di bozze, a Rinascita, a Politica e Economia, all’avventura cinquantennale de il manifesto, all’attività di dirigente politico nel Pdup condotta con vero spirito di servizio e senza richieste di candidature elettorali.

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Il Gheddafi che io ho conosciuto

SI OCCUPAVA, VALENTINO, soprattutto di economia e di mezzogiorno, con lo spirito di chi aveva visto persino l’Italia coloniale e il disagio di masse abbandonate. Fu capace di orientare la discussione tra economisti ospitati sul giornale e sempre rispettosi nei riguardi di una persona poco appariscente e tuttavia colta e autorevole.

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Valentino in comune

Frammenti di un’opera meritevole di un libro: una preziosa prefazione ad una raccolta de Il Mulino di scritti sul sud e un confronto aperto da Lucio Magri con Valentino nel 1973 sulla crisi economica, in cui fu nominata l’ecologia (con dileggio annesso di Lotta Continua, che intitolò «Com’era verde la mia vallata») e si parlò con illuminata prefigurazione di crisi dello e nello sviluppo. Fantascienza.

Castellina ha citato il condirettore Tommaso Di Francesco, che lo descrive ne I rabdomanti (2021) con un’efficace fotografia poetica, e che in un altro elaborato (Il trasloco, 2009) definisce la brillante giornalista e compagna Maria Delfina Bonada come «la guardia forestale del parco Valentino».

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Sostiene Gorbaciov

GIÀ, IL CONDIRETTORE e la direttrice Norma Rangeri testimoniano quanto l’opera di Parlato abbia indicato una strada ancora tenacemente proiettata al futuro. Nella crisi profonda dell’editoria siamo di fronte a un miracolo laico. Parlato ha contribuito a salvare numerose volte il quotidiano vittima di ricorrenti difficoltà finanziarie: grazie a una credibilità conseguita verso banche, lettori e sottoscrittori.

ATTORNO ALLE QUALITÀ di economista di Valentino ha speso la sua comunicazione l’ex dirigente della Banca d’Italia Pierluigi Ciocca, grande e sincero amico del giornale ed estimatore dello storico direttore.

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«Siamo già nel 1929» ci dice Federico Caffè

Ha rievocato un giudizio lusinghiero dell’allora governatore Guido Carli proprio su Parlato, considerato il migliore dei notisti economici: da una tribuna certamente lontana culturalmente. E, poi, il rapporto con Federico Caffè, straordinario esponente di una scuola travolta dal liberismo cieco e menzognero. Si parla di inflazione come effetto della guerra in corso e non esito piuttosto di linee sbagliate, a cominciare dal ridimensionamento dello stato sociale.

Sono intervenuti Filippo Maone, Gabriele Polo, Marco D’Eramo e un paio di agguerriti giovani della Scuola. Lo sguardo è andato sui temi della democrazia, oggi negata e da ricostruire.

Vale per tutti, a partire dall’affetto di Maria Delfina, Matteo e Valentina, di un collettivo vecchio e nuovo che non demorde.

L’ultimo articolo, 9 aprile 2017