Sciopero intempestivo, Anm timida e conservatrice
Politica

Sciopero intempestivo, Anm timida e conservatrice

Giustizia Il segretario di Magistratura democratica Stefano Musolino: l'Associazione non è stata capace di far comprendere all'opinione pubblica quanto questa riforma vada contro l'interesse dei cittadini ad avere un servizio giustizia di qualità. Prima di scioperare dovremmo essere capaci di spiegare bene la reale posta in gioco, fare una sana autocritica e proposte non conservative. Altrimenti sembrerà l'ennesima tutela di interessi corporativi
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 20 aprile 2022

 Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, farebbe bene l’Anm a proclamare lo sciopero? Non rischierebbe di acuire la crisi di legittimazione della magistratura italiana?

È un rischio molto concreto. Per questo giudichiamo inopportuno uno sciopero adesso, nonostante siamo consapevoli della gravità della situazione. Ma fin qui la timidezza dell’Anm ha impedito all’opinione pubblica di comprendere quanto questa riforma vada contro l’interesse dei cittadini ad avere un servizio giustizia di qualità. Dobbiamo prima essere capaci di spiegare bene la reale posta in gioco, fare una sana autocritica, unita a proposte che offrano soluzioni non conservative, altrimenti lo scioperò apparirà una scelta di chi vuole tutelare interessi corporativi.

L’Anm lamenta però di non essere stata ascoltata dal governo, che anzi ha corretto le sue proposte originarie nella direzione opposta a quella indicata dai magistrati.
L’Anm in tutta questa vicenda è stata sempre in ritardo, non è stata capace di proposte autonome all’altezza della gravità della crisi, è sembrata più che altro preoccupata di difendere interessi corporativi e intervenire il meno possibile sull’esistente.

Non crede sia dipeso dal fatto che l’associazione è molto divisa? Ci sono persino gruppi favorevoli al sorteggio e così non è stato possibile nemmeno fare una proposta condivisa di legge elettorale per il Csm.
In realtà ci sono stati due referendum interni che hanno confermato che la maggioranza dei magistrati è contraria al sorteggio e la quasi totalità è a favore di una legge elettorale proporzionale. L’Anm avrebbe dovuto sostenere questo esito con maggiore forza, ci ritroviamo invece con una legge elettorale di fatto maggioritaria che garantirà a pochi centri decisionali la possibilità di controllare il risultato delle elezioni.

Questa debolezza dell’Anm che lei denuncia, però, è precisamente l’obiettivo dichiarato della riforma, che vuole farla finita con le correnti che invece sono l’ossatura della magistratura associata.

Il disegno di legge, la relazione originaria e gran parte delle dichiarazioni di chi lo sostiene in parlamento dimostrano una clamorosa confusione, non so quanto voluta, tra il ruolo dei gruppi associati nel legittimo dibattito interno alla magistratura e il peso dei gruppi di potere che in passato hanno controllato le nomine. Come se all’hotel Champagne si fosse tenuta un’assemblea di iscritti all’Anm e non un tavolo di spartizione tra capi bastone. La nuova legge elettorale concentrerà ulteriormente il potere decisionale e alla fine condizionerà il governo autonomo della magistratura.

L’Associazione considera di dubbia costituzionalità la separazione rigida delle funzioni e la previsione di un solo cambio in carriera. La Corte costituzionale, però, anche di recente ha ammesso come legittimo il referendum che azzera del tutto questi passaggi tra pm e giudici.
Nella sostanza la riforma alza un muro tra le carriere, la Costituzione è quanto meno aggirata. Ma a nostro avviso non è prioritario un dibattito sulla legittimità della separazione quanto sul suo esito. Che è assai diverso da quello che ci viene presentato. Non è una riforma “garantista”. Al contrario, spostando la cultura professionale dei pubblici ministeri in una dimensione esclusivamente accusatoria ne indebolisce la cultura delle garanzie. Sarà più difficile che il magistrato inquirente cerchi anche le prove a discarico dell’indagato e tutto questo sarà aggravato dalla più accentuata gerarchizzazione degli uffici di procura: per fare carriera il sostituto tenderà a non discostarsi dalle indicazioni del suo procuratore.

Per questo denunciate il rischio di conformismo giudiziario?
Per questo e per le nuove norme sulle valutazioni di professionalità. Noi di Md non temiamo l’allargamento delle valutazioni dei magistrati ai rappresentanti dell’avvocatura nei consigli giudiziari, ben venga. Siamo certi, però, che aver introdotto l’esito dei gradi di giudizio successivi come criterio per la valutazione di un magistrato introdurrà prassi professionali pigre, intellettualmente poco curiose, tendenzialmente supine agli orientamenti cristallizzati nelle giurisprudenze superiori. Mentre se il diritto si è evoluto, soprattutto nella tutela allargata dei diritti, è stato anche per le decisioni di magistrati capaci di interpretarlo con coraggio.

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