Schlein ai transfughi: «Forse avevano sbagliato partito»
Linea dura dopo gli addii in Liguria Bonaccini: «Una leader deve ascoltare il malessere»
Linea dura dopo gli addii in Liguria Bonaccini: «Una leader deve ascoltare il malessere»
Dall’estate militante a un autunno che si annuncia turbolento per il Pd. La minoranza riformista infatti ha deciso di cavalcare l’uscita verso Azione di una trentina di militanti ed eletti liguri per segnale un disagio nei confronti della segretaria Schlein. Da Guerini che ha subito chiesto di «non ignorare il disagio» a Bonaccini è partita la carica per dire che «un Pd piccolo e radicale non serve».
La critica è sempre la stessa: con Schlein il Pd si starebbe spostando troppo a sinistra, troppo vicino alla linea della Cgil, fino a rinnegare le cosiddette riforme dell’era renziana, a partire dal Jobs Act. Apriti cielo.
La leader, però, a differenza dei predecessori, ha deciso di rispondere ai mugugni a muso duro: «Credo che sia sempre un dispiacere quando qualcuno decide di andare via, ma se qualcuno può non sentirsi a casa in un Pd che si batte per l’ambiente, i diritti e il lavoro di qualità, allora forse l’indirizzo lo aveva sbagliato prima», ha detto alla festa del Fatto quotidiano.
Parole nettissime, che hanno fatto scattare l’allarme rosso tra le file della minoranza: le chat di parlamentari e dirigenti ribollono all’insegna di «questa ci vuole cacciare tutti». «Voglio sperare che le parole di Elly Schlein siano andate al di là dei suoi reali convincimenti. Ci si rallegra di chi arriva, non di chi parte», mette a verbale Piero Fassino. «Non posso pensare che di fronte alla fuoriuscita di dirigenti e militanti in sofferenza, l’unica risposta della segretaria sia che avevano sbagliato a scegliere il Pd. Detto peraltro a militanti e dirigenti iscritti al Pd molto prima della sua adesione». Anche Gianni Cuperlo, intervenuto alla festa nazionale di Ravenna, prende le distanze dalla leader: «Sbagliato dire che chi oggi se ne va aveva sbagliato partito. Chi guida ha la responsabilità di garantire il pruralismo e di fare sintesi. La sinistra non può dire ’meno siamo meglio stiamo’».
Bonaccini non giustifica le recenti uscite. E critica Calenda che ha accolto i transfughi: «Rispetto le scelte di tutti ma non condivido. Batteremo la destra quando smetteremo di rubarci personale politico e lo zero virgola qualcosa». E tuttavia il governatore ribadisce la necessità di ritrovare la«vocazione maggioritaria»: «Abbiamo bisogno di un partito più grande ed espansivo che punti a tornare al governo. Credo che Elly sia la prima a doversi e volersi fare carico di questo». E, arrivato a Ravenna, rincara: «Non voglio partecipare a vecchi teatrini, spero che lei trovi dal palco di questa festa le parole per rassicurare, il malessere va ascoltato e il nostro obiettivo è andare ben oltre il 20%».
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Bonaccini: «Mai più divisi». Conte: «Serve chiarezza»La segretaria però non fa marcia indietro: «Le primarie hanno mostrato un elettorato che aveva una aspettativa di cambiamento, ed è comprensibile che questo incontri resistenze. Ma se il Pd avesse fatto bene fino a quel momento, una come me non avrebbe mai vinto, quindi c’era una forte spinta dalla base che chiedeva di ritrovare un’identità chiara».
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