Economia

Scacchetti (Spi Cgil): «Su pensioni e non autosufficienti pronti a mobilitarci unitariamente»

Scacchetti (Spi Cgil): «Su pensioni e non autosufficienti pronti a mobilitarci unitariamente»

Intervista La neo segretaria generale dei pensionati della Cgil: il confronto con il governo è bloccato, continua a considerare i pensionati un bancomat: confermerà il taglio della rivalutazione. Sulla sanità poche risorse: sarà tutto privatizzato

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 9 luglio 2024

Tania Scacchetti, da tre mesi e mezzo lei è segretaria generale dello Spi Cgil, la prima a non essere pensionata. Una novità che dà finalmente spazio al dialogo fra le generazioni, andando controcorrente rispetto al falso conflitto generazionale imperante nel dibattito pubblico.
Sì, ho un incarico importante, ancora di più per essere la prima al di sotto dell’età pensionabile. È stata una scelta che vuole dare un segnale: la rappresentanza ha bisogno di contaminazione. Farò tesoro dell’esperienza di chi ha dato tanto al sindacato e del mio anno in segreteria e proverò a dare un’impronta, una guida al sindacato dei pensionati che tenga insieme tutte le generazioni perché è l’unico modo per essere veramente confederali a pieno titolo.

I suoi primi mesi sono stati subito molto particolari, caratterizzati dalla scelta di tutta la Cgil di impegnarsi nella campagna referendaria. Come la stanno vivendo i 2,5 milioni di iscritti allo Spi?
Viviamo un momento storico in cui la fase è spesso straordinaria e forse dobbiamo abituarci a considerarla ordinaria. Quindi la battaglia referendaria sia sui quattro quesiti sul lavoro che quella partita venerdì contro l’autonomia differenziata hanno visto e vedono i pensionati dello Spi in prima fila, coscienti che solo percorrendo questa strada si può arrivare a un nuovo modello sociale dove il lavoro, i diritti e l’uguaglianza siano rimessi al centro. Per i quattro quesiti sul lavoro abbiamo già superato il milione di firme, a dimostrazione che anche i pensionati sono coscienti che solo una modifica delle condizioni generali nel lavoro può portare a migliorare anche le loro condizioni.

Proprio il capitolo “pensioni” è sparito dai radar della politica. Anzi, forse la sola certezza della prossima legge di Bilancio del governo Meloni che preparerà Giorgetti è che non ci sarà alcuna modifica della legge Fornero, alla faccia delle false sparate di Salvini.
Il tavolo sulle pensioni è fermo da quasi un anno e al momento non è aperto alcun confronto con il governo. C’è dunque il forte rischio che il capitolo pensioni passi come al solito dalla demagogia della Lega ad essere usato come bancomat dal governo con gli ennesimi tagli. Per questo credo che già da ora dovremmo mettere in campo mobilitazioni unitarie assieme a Fnp Cisl e Uilp per obbligare il governo a discutere con noi: non è possibile che sia ancora tagliato il potere d’acquisto degli assegni pari a quattro volte il minimo (circa 1.500 euro netti al mese, ndr). Invece che tagliare la rivalutazione delle pensioni si trovino le risorse nell’evasione e nella tassazione delle rendite.

Giorgetti di certo vorrà mantenere i tagli sulla rivalutazione – lo strumento che tutela in parte gli assegni dall’aumento dell’inflazione – : era la prima voce di entrate della legge di bilancio 2022: 3,8 miliardi nel 2023; circa 10 miliardi nel triennio.
A legislazione vigente il taglio dovrebbe scadere a fine 2024, quindi il governo dovrà rinnovarlo. Noi, nella piattaforma unitaria, invece vogliamo tornare al sistema a fasce del governo Prodi che prevede una perequazione equa a scalare verso le pensioni più alte che non ne hanno bisogno. In più chiediamo l’estensione della 14esima, in pagamento proprio in questo mese, e un riequilibrio fiscale sulla tassazione dei redditi dei pensionati.

Lo «spacca Italia» approvato dalla destra rischia di avere come prima conseguenza la rottura del sistema sanitario nazionale. Siete preoccupati?
Sì perché il pericolo è una regionalizzazione della sanità che fa male non solo al Sud. Nell’autonomia differenziata c’è un disegno disgregatorio con l’illusione che chi corre di più possa avvantaggiarsene anche tramite il cosiddetto residuo fiscale.

Neanche le premesse di Forza Italia sui Lep – livelli essenziali delle prestazioni – vi garantiscono?
No, perché la definizione dei Lep avverrà senza confronto e controllo del parlamento e, in questo quadro, si baseranno sulla «spesa storica», fotografando la situazione attuale in cui la sanità è già sostanzialmente privatizzata, stratificando le differenze esistenti.

Sul fronte della legge quadro nazionale sulla non autosufficienza – storica battaglia dello Spi – qual è la situazione? Quasi 4 milioni di persone e le loro famiglie attendono risposte da anni.
L’unico decreto attuativo è il 29 che non stanzia alcuna risorsa per la legge. È un problema enorme perché c’è solo una scatola vuota. I soldi del Pnrr basteranno solo per costruire le Case e gli ospedali di prossimità che però finiranno nelle mani dei privati visto che non ci sono risorse per assumere medici e infermieri. La tanto strombazzata «nuova misura universale» invece è un assegno misero che andrà a pochissimi ultra 80enni soli e con redditi bassissimi. Insomma, siamo allo zero assoluto.

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