Sanzioni Usa contro Hezbollah fanno vacillare il Libano
Medio Oriente Washington colpisce il movimento sciita perché sostenuto dall'Iran ma a soffrire è tutta l'economia libanese. Intanto uno "scoop" di una Ong Usa parla di finanziamenti a Hezbollah transitati per un grande istituto di credito della RDC
Medio Oriente Washington colpisce il movimento sciita perché sostenuto dall'Iran ma a soffrire è tutta l'economia libanese. Intanto uno "scoop" di una Ong Usa parla di finanziamenti a Hezbollah transitati per un grande istituto di credito della RDC
Gli Stati Uniti si accaniscono contro Hezbollah per colpire l’Iran, il loro vero obiettivo. Ma le sanzioni finanziarie Usa contro il movimento sciita alleato di Tehran, volute con forza dal senatore Edward Royce e approvate nei giorni scorsi, rischiano di subirle tutti i libanesi. Una delegazione del Congresso Usa è a Beirut per discutere proprio del loro impatto sull’economia del Paese dei Cedri. Il governo di Saad Hariri, del quale fa parte anche Hezbollah, teme riflessi negativi sul sistema bancario del Libano, una delle colonne portanti della disastrata economia nazionale. Appena qualche giorno fa il Parlamento libanese aveva approvato la legge di bilancio per la prima volta in 12 anni, a conferma della fragilità politica ed economica del piccolo Paese arabo, strangolato da un rapporto debito pubblico/Pil del 148% e un deficit fiscale di circa 5 miliardi di dollari. A inizio mese Hariri ha anche alzato le tasse e l’Iva per poter aumentare i salari, fermi da anni, ai dipendenti pubblici. In questa situazione le sanzioni americane contro Hezbollah potrebbero affondare tutto il Libano.
Il pericolo più immediato comunque resta una nuova guerra con Israele. Agli avvertimenti minacciosi lanciato dal governo israeliano ad Hezbollah, che risponde con la stessa moneta, si aggiungono quelli, sempre più frequenti di Washington. Gli Usa sono tornati anche a prendere di mira il presidente siriano Bashar Assad. Il Segretario di stato Tillerson un paio di giorni fa ha rilanciato lo slogan secondo il quale «nel futuro della Siria non c’è posto per Assad». Contribuiscono a creare le condizioni per un nuovo conflitto nella regione, gli “scoop” su presunte attività di Hezbollah o a sostegno del movimento sciita in giro per il mondo. Uno degli ultimi riguarda l’Africa. Secondo gli investigatori della Enough Project, una Ong finanziata dall’attore George Clooney e da un sedicente attivista per i diritti umani, John Prendergast, una banca della Repubblica democratica del Congo avrebbe trasferito fondi a imprese e persone legate a Hezbollah. Si tratta della Bgfi-Bank Rdc, diretta da Francis Selemani Mtwale, il fratello adottivo del presidente Joseph Kabila. In rapporto dal titolo eloquente “Il tesoro dei terroristi” si parla di cinque trasferimenti di denaro operati dalla Bgfi-Bank, risalenti al 2001 e diretti a imprese legate a Kassim Tajideen, un’uomo d’affari libanese ritenuto vicino a Hezbollah. La “Ong” chiede a Stati Uniti e Unione europea sanzioni nei confronti dei dirigenti della banca congolese che ha già smentito le accuse. Il gruppo diretto da Ahmed Tadijeen è anche accusato di aver comprato armi e munizioni per conto del presidente Kabila. Immediata la reazione del governo congolese. «Tutti i giorni vengono diffusi inchieste e rapporti di questo tipo. Ci siamo un po’ stancati» ha dichiarato Lambert Mendè, portavoce dell’esecutivo, sottolineando che «la banca non e’ diretta dal presidente ma dal suo fratello, che non gode di alcuna immunità». Negli ultimi mesi Kabila, la sua famiglia e persone del suo entourage sono stato al centro di scandali e rivelazioni, tra cui i Panama Papers, il Passeportgate e un’inchiesta di Bloomberg.
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